Marracash, 'a Marrageddon più grande show hiphop in Italia'

(ANSA) - MILANO, 26 MAG - "Lo dico senza falsa modestia: il pubblico di Marrageddon dovrà aspettarsi lo show hiphop più grande di tutti i tempi in Italia". Così il rapper Marracash, parlando del festival ideato e diretto da lui, in arrivo il prossimo autunno con il debutto all'Ippodromo Snai La Maura di Milano. "Lo dico per le persone, per il palco gargantuesco e per l'ambizione, che è quella di portare una cosa che qua non c'è". L'artista ne ha parlato all'ANSA in occasione di una performance in collaborazione con Belvedere Vodka a Milano, spiegando che "il livello di maturità e l'importanza di questo genere nella musica italiana, anche semplicemente nelle classifiche o nei grandi eventi come Sanremo e il Premio Tenco, è giusto celebrarlo con un festival che non abbia niente da invidiare a Festival Rock o ad altre grandi occasioni che all'hiphop non sono mai toccate". L'idea, dunque, "è quella di celebrare questa cosa nel modo più grande, cercando sempre di elevare questa musica". I successi degli ultimi anni sono stati senz'altro "una grande soddisfazione e un orgoglio. Al tempo stesso - osserva il rapper - porto a casa anche una nuova libertà che penso di essermi conquistato con 'Persona', il disco di questa esplosione, che in qualche modo mi ha anche liberato dai cliché di genere permettendomi di fare anche della musica finalmente completamente mia. Penso che questo, per un artista, sia uno dei risultati più desiderabili". Il risultato, dunque, è quello di avere "guadagnato uno status che mi permette un po' di fare quello che voglio e anche di avere una rilevanza nel mainstream, ma secondo le mie regole, facendo una musica che è solo mia". (ANSA).



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Valerio Lundini, in tv fuggo la monotonia

di Daniela Giammusso (ANSA) - ROMA, 28 MAG - "L'ansia di essere 'uno che fa ridere' è terribile. Perché poi, appena sei in un momento giù di morale, la gente dice 'ah, e questo dovrebbe simpatico?'. Ecco io non voglio avere questa ansia da prestazione. Parafrasando la serie Boris, 'io voglio essere Gifuni'". Ascoltare Valerio Lundini che si racconta è venire inondati da un fiume di parole, citazioni, battute nascoste tra le parole, non sense surreali quanto esilaranti, autoironia e sterzate improvvise. Un po' come lo abbiamo conosciuto su Rai2 in Una pezza di Lundini, programma ormai cult (anche sul web) condotto con Emanuela Fanelli. E come è in teatro, in queste settimane, nel suo one man show Il mansplaining spiegato a mia figlia" (prossime date, dal 31 maggio al 4 giugno al Franco Parenti di Milano, il 5 agli Arcimboldi sempre a Milano e il 14 giugno alla Cavea dell'Auditorium Paco della musica di Roma). Uno spettacolo che gira da ormai tre stagioni e continua a registrare sold out. "Farlo tante volte aiuta a miglioralo - racconta lui all'ANSA - Il problema, semmai, sarà il nuovo spettacolo. Dovrei fare decine di repliche di nascosto per farlo funzionare così bene, ma come si fa?". Dal debutto a oggi, sono cambiate molte cose. "A livello sociale, si: guerre, carestie, la pandemia. Ma di quelle spero di non dovermi ritenere responsabile. Non ho tutto questo potere - dice serio - Nello show, invece, ho tolto, aggiunto. È una versione teatrale di quello che potrebbe accadere in un concerto: un susseguirsi di situazioni, gag, trovate, monologhi e anche un paio di canzoni. Sono varie storie, legate fra loro da una follia surreale. Quest'estate dovrei alcune date anche con I VazzaNikki, band con cui suoniamo da 15 anni". Cresciuto a pane e Adriano Celentano in coppia con Renato Pozzetto, ma anche Totò e Nino Manfredi, "è con Leslie Neilsen e Una pallottola spuntata che alle elementari ho scoperto quale era il tipo di comicità che amavo", racconta. Lui, invece, al cinema ha preferito scegliere un ruolo diverso accanto a Sergio Castellitto ne Il più bel secolo della mia vita, film diretto da Alessandro Bardani. Una "commedia agrodolce", distribuita nella prossima stagione da Lucky Red, che in un viaggio Bassano Del Grappa-Roma porta sul grande schermo la legge tutta italiana che impedisce ai figli non riconosciuti di sapere l'identità dei genitori naturali se non al compimento dei 100 anni. Proprio l'età di Castellitto nel film. "Dopo quattro ore di trucco al giorno, non sembrava neanche di recitare accanto a lui - racconta Lundini - Se fosse stato un ruolo comico non so se avrei accettato. Non mi fido di come fanno ridere le altre persone. La popolarità? Se davvero l'ho raggiunta, ho avuto la fortuna che è accaduto quando ero già grandicello. Oggi, purtroppo mi vivo le cose più strane. Una volta mi è entrata un'ape in bocca mentre ero sul monopattino. Ho cominciato a sputare per buttarla fuori e non mi sono accorto che davanti a me c'era un signore che mi aveva riconosciuto e mi fissava inorridito. Ecco, certe figuracce, un tempo, quando nessuno mi conosceva, le avrei fatte più serenamente". Ma la tv? "Tornerò, ma non è previsto con lo stesso programma - risponde - Di tanti ospiti accolti nessuno mi ha detto mai di 'no'. Quando mi è venuto in mente che sarebbe stato interessante avere Roberto Saviano, lui è venuto. J-Ax, che mi aveva citato in una sua canzone, mi ha risposto 'sicuro, che voglio venire'. Certo, il Papa non è venuto, ma non gliel'ho mai neanche chiesto - prosegue - Ho sempre pensato di fare una cosa che avremmo visto in cinque, invece non era così. Ma ho preferito fermarmi, per non cadere nella monotonia del 'già visto'. Meglio tornare con qualcosa di diverso. E sto già scrivendo alcune cose". (ANSA).

Omaggio a Letizia Battaglia, paladina dei diritti civili

(ANSA) - ROMA, 27 MAG - Le Terme di Caracalla ospitano dal 27 maggio al 5 novembre la mostra 'Letizia Battaglia Senza Fine', un omaggio alla fotografa siciliana paladina dei diritti civili, scomparsa poco più di un anno fa. "Letizia Battaglia rappresenta un connubio esemplare tra impegno civile, sentire sociale e sguardo artistico - spiega Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma - e nel trentesimo anniversario dell'anniversario degli attentati a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro la Soprintendenza le dedica questa mostra, inaugurando due nuovi ambienti delle Terme di Caracalla, per dimostrare come le sue immagini raccontino a tutto tondo un'epoca entrando a pieno titolo nella storia della fotografia". L'esposizione 'Letizia Battaglia senza fine' riunisce 92 fotografie di grande formato e numerosi documenti che riassumono cinquant'anni del lavoro fotografico (1971-2020) di Letizia Battaglia con immagini iconiche, meno conosciute e alcune inedite. E' un omaggio al lavoro coraggioso e caparbio della fotografa, dagli albori della sua carriera tra Milano e Palermo fino all'ultima produzione, prima della sua scomparsa del 13 aprile 2022. "Con questa mostra si allargano gli spazi di fruizione per i visitatori - dichiara Mirella Serlorenzi, direttore del sito - la Soprintendenza ha ripristinato un ingresso originale alla palestra occidentale e nell'altra sala, con la vasca, individuato il sistema di riscaldamento e un lacerto di mosaico geometrico". L'allestimento dell'esposizione rende omaggio a un'altra grande artista, l'architetta Lina Bo Bardi: a lei si devono gli espositori in lastre di cristallo temperato del Museo de Arte de São Paulo, in Brasile; e ai suoi famosi cavaletes del 1968 si ispirano le strutture espositive delle fotografie di Letizia Battaglia. La mostra, curata da Paolo Falcone e organizzata da Electa in collaborazione con l'Archivio Letizia Battaglia, si inserisce nel Caracalla Festival 2023 del Teatro dell'Opera: il 25 e il 28 luglio e l'1 agosto al Teatro del Portico si terranno degli incontri dedicati a Letizia Battaglia e alla ricorrenza dell'attentato. "Sono emozionato - ha dichiarato Francesco Giambrone, Sovrintendente del Teatro dell'Opera di Roma - che il Caracalla Festival ospiti la mostra di Letizia Battaglia che ha dedicato tutta la sua vita all'impegno civile e politico e alla fotografia". (ANSA).

Marracash, 'a Marrageddon più grande show hiphop in Italia'

(ANSA) - MILANO, 26 MAG - "Lo dico senza falsa modestia: il pubblico di Marrageddon dovrà aspettarsi lo show hiphop più grande di tutti i tempi in Italia". Così il rapper Marracash, parlando del festival ideato e diretto da lui, in arrivo il prossimo autunno con il debutto all'Ippodromo Snai La Maura di Milano. "Lo dico per le persone, per il palco gargantuesco e per l'ambizione, che è quella di portare una cosa che qua non c'è". L'artista ne ha parlato all'ANSA in occasione di una performance in collaborazione con Belvedere Vodka a Milano, spiegando che "il livello di maturità e l'importanza di questo genere nella musica italiana, anche semplicemente nelle classifiche o nei grandi eventi come Sanremo e il Premio Tenco, è giusto celebrarlo con un festival che non abbia niente da invidiare a Festival Rock o ad altre grandi occasioni che all'hiphop non sono mai toccate". L'idea, dunque, "è quella di celebrare questa cosa nel modo più grande, cercando sempre di elevare questa musica". I successi degli ultimi anni sono stati senz'altro "una grande soddisfazione e un orgoglio. Al tempo stesso - osserva il rapper - porto a casa anche una nuova libertà che penso di essermi conquistato con 'Persona', il disco di questa esplosione, che in qualche modo mi ha anche liberato dai cliché di genere permettendomi di fare anche della musica finalmente completamente mia. Penso che questo, per un artista, sia uno dei risultati più desiderabili". Il risultato, dunque, è quello di avere "guadagnato uno status che mi permette un po' di fare quello che voglio e anche di avere una rilevanza nel mainstream, ma secondo le mie regole, facendo una musica che è solo mia". (ANSA).

Marco Bellocchio ospite del BCT Festival di Benevento

(ANSA) - BENEVENTO, 24 MAG - Il regista Marco Bellocchio è il primo artista annunciato come ospite del prossimo Bct, il Festival Nazionale del Cinema e della Televisione Città di Benevento che si terrà dal 21 al 25 giugno nel capoluogo sannita. Reduce dal successo di 'Rapito', il suo ultimo film presentato al Festival di Cannes, Marco Bellocchio sarà protagonista nella centralissima Piazza Roma il 22 giugno di un incontro pubblico nel corso del quale riceverà il premio alla carriera del Festival Nazionale del Cinema e della Televisione. La conferenza stampa di presentazione della prossima edizione del Festival si terrà invece il prossimo 8 giugno (ore 15) presso l'Università degli Studi del Sannio a Benevento. (ANSA).

Addio Maria Giovanna Maglie, giornalista controcorrente

di Michele Cassano (ANSA) - ROMA, 23 MAG - Spirito libero, formidabile parlantina e risata contagiosa, Maria Giovanna Maglie esprimeva le sue idee, spesso controcorrente, con grande nettezza, guardando dritto negli occhi i suoi interlocutori. E' la dote che le riconoscevano tutti, i suoi estimatori e i suoi avversari, che furono molti nella sua carriera di giornalista, capace di spaziare dalla tv, alla radio, ai quotidiani, fino alla saggistica. Non a caso era richiesta come opinionista in molti programmi tv, sia di informazione che di intrattenimento, perché le sue uscite causavano spesso spaccature nel dibattito. Il suo nome creò anche divisioni nel governo gialloverde nel 2019, quando la Lega la voleva alla conduzione di una striscia serale dopo il Tg1 e il Movimento 5 Stelle si oppose. A dare notizia della sua morte è stata l'amica Francesca Chaouqui, che era accanto a lei al momento del decesso. "E' tornata questa mattina alla Casa del Padre - ha scritto su Twitter -. È stata portata al San Camillo Forlanini la scorsa notte per una complicazione venosa ed è spirata poco fa. Ero accanto a lei, ha lottato fino alla fine come sempre. Adesso è in pace". Nell'ultimo periodo la giornalista, 70 anni, aveva subito alcuni interventi chirurgici seguiti da diverse complicazioni, di cui lei stessa aveva dato notizia sui social. "Sono in ospedale per una serie di interventi chirurgici da quasi due mesi - aveva scritto lo scorso dicembre su Twitter, rispondendo a quanti si chiedevano il motivo della sua assenza dalla tv -. Ecco la ragione della mia latitanza. Spero di riprendermi al più presto e tornare come prima, per ora fatemi tanti auguri". Poco prima Maglie aveva avuto un malore durante la maratona elettorale del programma Quarta Repubblica su Retequattro. Nata a Venezia, Maglie si trasferì a Roma nei primi anni sessanta. Iniziò a lavorare come inviata in America Latina per l'Unità, giornale che lasciò presto per divergenze ideologiche con il Partito Comunista. Fu poi, grazie alla vicinanza con Bettino Craxi, che nel 1989 venne assunta in Rai. Nel 1990, allo scoppio della prima guerra del Golfo, fu inviata in Medio Oriente per il Tg2. Divenne poi corrispondente da New York fino al 1993. Fu costretta a dimettersi quell'anno per uno scandalo legato alle sue note spese, che finì con l'archiviazione l'anno successivo. Lei spiegò che quei rendiconti, anche se più alti rispetto ad altre sedi, erano giustificati dal lavoro in più che svolgeva e provò invano a rientrare in Rai. Lavorò quindi per diversi quotidiani come il Giornale e Il Foglio, oltre che per Radio Radicale, Radio 24 e Dagospia. Fu anche scrittrice: tra i suoi libri la biografia di Oriana Fallaci, alcuni saggi di politica internazionale e da ultimo una ricostruzione della scomparsa di Emanuela Orlandi. Era nota al grande pubblico per la sua presenza in tv come opinionista non solo di politica, anche in programmi come l'Isola dei famosi e La vita in diretta. Tanti ricordano l'imitazione che faceva di lei ad Avanzi su Rai3 Francesca Reggiani. Vicina a idee sovraniste, negli ultimi anni aveva contestato le politiche sulle vaccinazioni durante la pandemia e la strategia della Nato sulla guerra in Ucraina. Ebbe dei contrasti anche con l'Ordine dei giornalisti, che lasciò nel 2016. Sostenitrice di Matteo Salvini, fu proprio il segretario della Lega - come lei stessa raccontò - ad indicarla per la striscia che fu di Enzo Biagi dopo il Tg1 nel 2019, durante il governo gialloverde, ma l'opposizione del Movimento 5 Stelle fece naufragare il progetto. "Forte, intelligente, combattiva, una professionista seria e sempre pronta al confronto. Ci mancherà", scrive la premier Giorgia Meloni. "Buon viaggio Maria Giovanna, amica dalla voce forte e originale, oratrice appassionata, giornalista e intellettuale raffinata, soprattutto donna coraggiosa, indipendente e libera", è il ricordo di Salvini su Twitter. (ANSA).

Springsteen in sneakers accende il Circo Massimo

(di Paolo Biamonte) (ANSA) - ROMA, 22 MAG - E a Roma poi arriva Bruce. Bastano poche note di "My Love Will Not Let You Down" per spazzare tutti i dubbi. Sono passati sette anni da quando aveva suonato al Circo Massimo e ci sono di nuovo 60 mila anime scelte del popolo del Boss, rassicurate dal fatto che accanto a Springsteen c'è ancora la E Street Band, la più potente macchina da live che il rock abbia prodotto negli ultimi decenni. Tutti insieme per celebrare questo magnifico rito alimentato dal fatto che queste canzoni sono pezzi di vita di tutti quelli che le conoscono e che dal vivo acquistano una dimensione diversa, percorse come sono da un'energia incontenibile. A Roma ha piovuto durante la giornata ma è quasi inutile dire che le condizioni meteo e il fango non hanno scoraggiato nessuno. Puntuale alle 19.30 Bruce Springsteen sale sul palco: le polemiche per il concerto di Ferrara sono superate, soprattutto sono superati i timori di quanti pensavano di vedere un artista in declino. Il Boss oggi indossa le sneakers e non più gli stivali, per lui una sorta di rito di passaggio verso un'età diversa. Rispetto al passato il concerto è più simile a uno show tradizionale, nel senso che la scaletta è più o meno la stessa di tutte le altre tappe e la durata è "solo" tre ore: al rito sono stati tolti il momento dei brani a richiesta e quella tensione ad andare oltre i limiti di chi è sul palco e di chi ascolta, quando le varie città si sfidavano su quale concerto avesse stabilito il record di durata (il calcolo scattava dopo le quattro ore). Qualcuno dei musicisti mostra i segni di interventi di chirurgia, Bruce non corre, non sfida l'età come fa Mick Jagger, non sale più i gradini del palco saltando ma fa quello che deve fare: il concerto di uno dei più grandi rocker della storia. La E Street Band continua ad essere una macchina da musica straordinaria. E in questa versione "Big Band" aumenta la sua potenza di fuoco, senza perdere la capacità di cogliere anche le minime sfumature. "Ghost of my Hometown" si arricchisce di tamburi e fiati da fanfara, "No Surrender" è un chiaro messaggio al pubblico e al mondo, con Steve Van Zandt che suona una chitarra con i colori della bandiera ucraina. Poi arrivano in sequenza "Darkness on the Edge of Town", "Promise Land", prima di una versione torrenziale e travolgente di "Kitty's Back". Da vero Boss, Bruce si è ripreso il ruolo di chitarra solista, con il suo stile aggressivo: Steven sul palco suona l'essenziale ma conferma di essere una delle seconde voci più importanti del rock. A Nils Lofgren, il chitarrista che umiliò un giovane Springsteen e la sua band al primo concerto della carriera a San Francisco, si abbandona a uno dei suo assoli da super virtuoso solo in "Because The Night", che continua ad essere uno dei momenti più intensi del concerto. "Nightshift", pescato dal recente album di cover soul "Only The Strong Survive", aveva fatto storcere la bocca a più di un fan: dal vivo il brano dei Commodores diventa una celebrazione della Black Music con i coristi a disegnare vocalizzi. "Mary's Place" e l'amatissima "E Street Shuffle" precedono il primo momento di pausa, con l'acustica "Last Man Standing" dedicata al fondatore dei Castiles, la prima band di Bruce, George Theiss, morto nel 2018. "Siate buoni con voi stessi e con chi amate" dice Springsteen nella presentazione. Poi comincia una sequenza ininterrotta di classici, "She's The One", "Badlands", aperta da uno dei più iconici fill di batteria di sempre, "Thunder Road", con l'intera prima strofa cantata in coro dal pubblico, "Born In The Usa" dove Max Weinberg sprigiona tutto il suo virtuosismo da erede dei grandi batteristi da Big Band, "Born To Run", "Bobby Jean". Il concerto si avvia alla fine: in "Glory Days" rinasce la coppia da cabaret Springsteen-Van Zandt, "Dancin' In The Dark", "Tenth Avenue Freeze Out", con le immagini di Clarence "Big Man" Clemmons e di Danny Federici, i due componenti storici che non ci sono più. Si chiude con Springsteen da solo con la chitarra a salutare i fan innamorati con "I'll See You In My Dreams". Poco meno di tre ore con la E Street Band con i vecchi amici Roy Bittan piano e sintetizzatori, Nils Lofgren chitarra e voce, Garry Tallent basso, Stevie Van Zandt chitarra e voce, Max Weinberg batteria, Soozie Tyrell violino, chitarra e voce, Jake Clemons sassofono, Charlie Giordano tastiere cui si aggiungono l'ormai consueta sezioni di fiati e quattro coristi. Ad assistere al concerto una line up di star e rock star da Oscar: Sting, Nick Mason dei Pink Floyd, Nick Cave, Lars Ullrich dei Metallica, più Chris Rock, Isla Fisher, Woody Harrelson. Tra gli attori italiani Edoardo Leo, Luca Marinelli e Giuseppe Battiston. Nessuno può sfuggire alla magia di un concerto di Springsteen: il tempo passa anche per lui che ormai è un uomo ricchissimo (ha venduto il suo catalogo per 500 milioni di dollari), frequenta gli Obama e gli Spielberg e non è più l'eroe blue collar di un tempo: la voglia di essere ancora The Boss non l'ha persa perché in fondo anche lui sa che il mondo è pieno di gente che grazie a lui ha scelto di non arrendersi. Bruce Springsteen e la E Street Band torneranno in Italia il 25 luglio all'autodromo di Monza. (ANSA).

Lizzo, non ho paura di affrontare temi importanti

(ANSA) - ROMA, 21 MAG - "Quando ho deciso di dedicarmi a una musica che fosse positiva, volevo avere la possibilità di contribuire a un reale cambiamento positivo al mondo". Parola di Lizzo, popstar multiplatino vincitrice, fra gli altri, di quattro Grammy e un Emmy, classe 1988 (ha da poco compiuto 35 anni), che ha appena ricevuto negli Usa l'Elevate Prize Catalyst Award, in riconoscimento del suo impegno per la giustizia sociale, orientato a un cambiamento positivo e utilizzando la sua piattaforma per amplificare il lavoro di altri attivisti. "Destino l'intero premio al mio quarto Juneteenth Giveback (l'asta silenziosa benefica organizzata dalla musicista in occasione del Juneteenth, la festa federale che il 19 giugno commemora negli Usa la liberazione degli schiavi afroamericani). I proventi -ha aggiunto la cantante ringraziando per il riconoscimento - aiuteranno le organizzazioni che operano sul campo per supportare le comunità nere e i loro quartieri. Abbiamo avuto tre anni di grande successo e questo sarà l'anno più bello di sempre": Lizzo (all'anagrafe Melissa Viviane Jefferson) è un emblema della body positivity, e da sempre si impegna sul piano sociale, dalla battaglia contro il razzismo alla difesa dei diritti Lgbtq+. Un aspetto che emerge anche in Love, Lizzo il documentario/ritratto su di lei diretto da Doug Pray, disponibile da fine novembre negli Usa su Hbo Max ma ancora non arrivato in Italia. "In Love, Lizzo "volevo dare delle risposte su di me una volta per tutte, anche per non sentirmi fare sempre le stesse domande - ha spiegato la popstar quando è intervenuta negli incontri di Deadline contenders, dedicati ai principali documentari e programmi 'unscripted' della stagione-. Non ho mai paura di affrontare temi importanti, ne' di parlare degli attacchi che mi arrivano, anzi, non vedevo l'ora, nel documentario, di dire come la penso. Per me questo film è stato catartico". Molte persone "che incontro e con cui ho il piacere di collaborare, mi chiedono spesso come faccia a lavorare così tanto. Penso di essere nata per farlo, mi diverte" e "ho sentito di poter parlare con il documentario del mio arrivo nel mondo della musica, delle esperienze che faccio, del vivere sotto i riflettori". La popstar non ha messo veti durante la lavorazione di Love, Lizzo: "Ho pensato fosse importante continuare a muovermi a vivere come se non ci fossero le telecamere, non volevo che qualcuno avesse l'impressione che stessi fingendo perché è qualcosa che non mi piace vedere neanche da telespettatrice. Devo fare i miei complimenti a Doug perché è riuscito a fare una sintesi bella e potente di tutte le cose che mi stavano succedendo in quel periodo". Nel film appare spesso anche il compagno della popstar, il comico e musicista Myke Wright: "Non pensavo si sarebbe visto così tanto all'inizio, ma non potevo fermare la mia vita per il documentario, non sarebbe stato giusto neanche nei miei confronti. Penso si mostri in modo onesto la mia prospettiva sul nostro rapporto, senza che io parli anche per lui". Lizzo non ha paura di nuove avventure artistiche, come ha dimostrato anche il suo cameo nella terza stagione The mandalorian dove ha interpretato La duchessa di Plazir-15. Un'occasione che le ha permesso di 'incontrare' il personaggio per il quale ha una vera passione, Baby Yoda: "Devo dire che Grogu è il più cool - ha spiegato -. Sul set divide i suoi snack con tutti. E' molto umile e la sua forza continua a crescere". Quando le hanno chiesto se la duchessa di Plazir sarebbe mai potuta essere la protagonista di un film o di una serie a se', lei ha risposto con humour: "Qualcuno ne parli con George Lucas, Jon Favreau e la Disney perché io sono pronta a attraversare il mondo di Star Wars". (ANSA).

A Parigi l'omaggio di Lino Musella a Eduardo De Filippo

(ANSA) - ROMA, 20 MAG - L'attore Lino Musella porta in scena a Parigi il suo spettacolo dedicato a Eduardo De Flippo e alle battaglie condotte dal grande drammaturgo in difesa della cultura. Grazie alla collaborazione con il Teatro della Toscana e il Théâtre de la Ville di Parigi, "Tavola tavola, chiodo chiodo...", titolo della pièce prodotta dalla Elledieffe e dal Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, è in programma nella capitale francese domani, 21 maggio (ore 19), nell'Espace Cardin nell'ambito di "Chantiers d'Europe 2023". Tra i titoli di maggior successo delle ultime stagioni teatrali, l'allestimento, in tournée da tre anni, è valso a Lino Musella il riconoscimento di "miglior attore" nel 2022 al Premio Le Maschere del Teatro italiano. Un "assolo con musica" - condiviso in scena con il musicista Marco Vidino - che nasce dagli studi di Musella dedicati alla figura del grande drammaturgo e dalle conseguenti riflessioni emerse circa la sua visione d'insieme sul mondo dello spettacolo e sulle sue sorti. "Nel tempo sospeso della pandemia - sottolinea Musella - mi sono rifugiato nelle parole dei grandi scrittori, e su tutti Eduardo De Filippo. Ho così riscoperto l'Eduardo capocomico, i suoi accorati appelli e le sue battaglie in difesa del teatro e degli attori e - mano mano - grazie anche al sostegno sia di Tommaso De Filippo che di Maria Procino storica collaboratrice del grande drammaturgo napoletano, ne è venuto fuori l'inedito ritratto d'artista che porto in scena da oltre tre anni". Sempre a Parigi, lunedì 22 maggio (ore 17), l'Espace Cardin ospita anche una tavola rotonda internazionale, promossa da Teatro della Toscana e Théâtre de la Ville, dedicata alla promozione e alla realizzazione di nuove forme di cooperazione in ambito culturale e artistico tra Europa ed Africa. All'incontro - che fa seguito all'analoga iniziativa realizzata a Firenze nei giorni scorsi - prenderanno parte Emmanuel Demarcy-Mota (direttore del Théâtre de la Ville) e Marco Giorgetti (direttore generale del Teatro della Toscana) oltre ai i delegati di Ruanda, Spagna, Angola, Kosovo. (ANSA).









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