Orsa uccisa a fucilate nei boschi di Sella Giudicarie, la pm chiede l’archiviazione
L’episodio risale al 2023: nel registro degli indagati erano stati iscritti 4 cacciatori del posto. Le associazioni animaliste si oppongono e chiedono la prosecuzione delle indagini
TRENTO. Nel settembre 2023 l’orsa F36 venne trovata morta nei boschi di Sella Giudicarie, uccisa da un colpo di fucile. L’inchiesta che ne seguì portò all’iscrizione nel registro degli indagati erano stati quattro cacciatori, tutti residenti nella zona delle Giudicarie e di età diverse (dal settantenne al trentenne). Adesso la pm Patrizia Foiera, che ha seguito le indagini,ha chiesto al giudice l'archiviazione del procedimento. Una decisione che ha scatenato la reazione delle associazioni animaliste: Lav, Lndc, Oipa e Leal odv hanno presentato opposizione chiedendo la prosecuzione delle indagini. Leal inoltre ha chiesto l'imputazione coatta per due dei quattro indagati. L'ultima parola ora spetterà al gip che dovrà decidere se scegliere la via indicata dalla procura o accogliere le motivazioni degli animalisti.
F36 era diventata nota alle cronache: le analisi genetiche l'avevano individuata come responsabile dell'episodio avvenuto il 30 luglio 2023 in località Mandrel ai danni di due giovani cacciatori (che stavano compiendo un'escursione e non erano armati) e del falso attacco a una coppia di escursionisti registrato, il successivo 6 agosto, in località Dos del Gal, sempre nel Comune di Sella Giudicarie.La sua carcassa era stata rinvenuta a inizio autunno. Le indagini condotte dal Corpo forestale provinciale si erano concentrate sin dalle prime battute nell'ambito dell'attività venatoria. Da quanto era emerso anche dall'autopsia, chi ha sparato avrebbe cercato di "ripulire" la scena del delitto, facendo sparire il bossolo e le tracce di polvere da sparo sul pelo dell'animale. Non si esclude, appunto, con l'aiuto di altri complici. Dopo aver sparato il colpo, qualcuno aveva deciso di rasare l'orsa nella zona corporea dove era entrato il proiettile, per poi raccogliere il pelo e portarlo via. Secondo la forestale, però, gli indizi raccolti «seppur pertinenti non appaiono sufficienti a sostenere l'accusa».