Gimbo fatica a Predazzo «Sedute molto lunghe e una rincorsa più breve» 

Salto in alto. Il primatista italiano sta preparando il rientro in vista dei Mondiali di Doha 


Paolo Trentini


Predazzo. All’ombra dei trampolini del salto con gli sci, Gianmarco Tamberi si allena per saltare più in alto. Il primatista italiano della specialità in questi giorni si trova a Predazzo (sede del gruppo sciatori delle “sue” Fiamme Gialle), località che, come lui sta lavorando, in vista dei prossimi impegni: se da una parte il centro fiemmese si prepara per ospitare le Olimpiadi invernali del 2026, dall’altra mister halfshave scende in pedana per partecipare a quelle estive tra poco più di un anno. Ma prima bisogna ritrovare la condizione. All’ottima stagione indoor, condita con la vittoria in casa ad Ancona agli italiani (2.32) e soprattutto il titolo europeo a Glasgow (2.29), non è seguita un’altrettanto esaltante stagione estiva: un buon esordio al Golden Gala di Roma (2.28) il 6 giugno, una gara da dimenticare di Rabat pochi giorni dopo (2.19) e la successiva consolazione a Firenze (2.25) lo scorso 20 giugno.

Poi più nulla. Tamberi non ha più gareggiato, preferendo lavorare per giocarsi il mondiale di Doha a fine settembre. Ecco perché, fino a mercoledì 24, Gimbo rimarrà a Predazzo assieme al papà allenatore, nell’impianto delle Fiamme Gialle con cui è tesserato: «Abbiamo deciso di fare questo periodo di carico – spiega Tamberi - per allenarsi in maniera diversa. Una full immersion nella quale pure i momenti di riposo sono propedeutici a migliorare le performance. Le sedute non sono molte ma sono particolarmente lunghe, si va dalle tre ore e mezzo alle tre ore e tre quarti giornaliere con un giorno di riposo».

Che tipo di lavoro state facendo?

Stiamo ricaricando il lavoro dal punto di vista fisico, perché il Mondiale è a fine settembre e, dopo la prima parte di stagione, dovevamo cambiare preparazione. Abbiamo deciso di tornare a fare alcuni salti con pochi passi per perfezionare alcuni aspetti. Una rincorsa molto ridotta significa meno velocità e più facilità nel correggere alcuni dettagli tecnici.

La stagione all’aperto ha dato meno soddisfazioni del previsto.

Purtroppo non tutto è andato come previsto: ho messo in calendario cinque gare ma ho avuto un problema fisico prima di partire per l’esordio in Cina a metà maggio. Una stupidaggine, ma ho perso il ritmo in allenamento e sono arrivato al Golden Gala molto meno sicuro e meno preparato. Non è andata male, ma mi sono accorto di avere tante incertezze e tante lacune dovute proprio a quel piccolo problemino.

Quando la rivedremo in gara?

Stiamo decidendo in questi giorni, anche alla luce delle mie condizioni al termine del ritiro. L’idea è quella di partecipare alla tappa di Diamond League di Birmingham (il 18 agosto, ndr) oppure a Bydgoszcz il 10 agosto in Coppa Europa, valuteremo in base ai risultati di questo periodo.

Lei è anche un grande appassionato di basket e a fine mese l’Italia disputerà un torneo amichevole a Trento, c'è speranza di vederla tra il pubblico o addirittura in campo per un allenamento?

Non penso anche se non nego che mi piacerebbe, seguo molto la Nba e i playoff del campionato italiano, mi sono gustato la cavalcata di Sassari. In ogni caso mi rivedrete col pallone a spicchi il 2 agosto assieme al cestista Gigi Datome e al nuotatore Gregorio Paltrinieri al Fantini Club di Cervia per il GGG: una giornata di sport e beneficenza con ospiti importanti. La mattina insegneremo i nostri sport ai ragazzi tra gli 8 e i 12 anni, nel pomeriggio il torneo di basket per Over 18 e chi vincerà giocherà la partita finale contro me, Gigi e Greg.

Tornando a pista e pedane, come giudica il momento attuale?

L'atletica è in fase di costruzione. Se fino a 2 anni fa si parlava di ricostruzione ora le cose sono cambiate, è stato fatto quel passaggio di consegne tra gli ex e i nuovi atleti e ci sono tanti giovani che possono diventare degli atleti di livello mondiale. Ora si tratta di fare quel passo in più per diventare da atleti che gareggiano ai Mondiali ad atleti che competono per qualcosa di importante ai Mondiali.

Cosa serve per fare questo ulteriore salto di qualità?

Il talento non manca, casomai manca il confronto con l’estero tecnico e fisico, sia nelle gare e negli allenamenti. Noi italiani siamo molto ostinati nel gareggiare in Italia e molti atleti di punta non si confrontano con le realtà estere. Per quanto mi riguarda rapportarmi con i migliori al mondo è stato un aspetto fondamentale: mi ha dato il giusto slancio e da lì poi raramente sono tornato a gareggiare in patria. Per quanto io adori gareggiare in Italia, perché amo il pubblico e amo divertirmi col pubblico, mi rendo conto che quella italiana e quella estera sono realtà ben differenti, essere abituati a competere con i migliori al mondo aiuta a essere a proprio agio nelle gare importanti.

A proposito di pubblico, il suo atteggiamento molto spontaneo durante le gare divide il pubblico degli appassionati.

Essere un “musone” e far vedere la propria parte brutta non è una buona pubblicità né per l'atletica né per noi. Quasi tutti gli atleti fuori dalla pedana sono persone diverse e non capisco perché bisogna trasformarsi. Io la mia forza la trovo proprio nell’essere me stesso in pedana, cerco di divertirmi e non nascondere le mie emozioni, essere arrabbiato se lo sono, essere triste se sono triste e piangere se sento di piangere, ma voglio anche ridere se sono felice. Qualsiasi emozione sento di provare non la nascondo, perché nasconderla è uno sforzo in più».

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