Il racconto

La storia di Erika Maistrelli, dallo studio delle lingue alla creazione di un’azienda zootecnica

Dalla laurea in lingue – con una dissertazione sul dialetto noneso e solandro – all’allevamento su cinquemila metri di prato 


Carlo Bridi


CLES. Ancora una volta siamo in Valle di Non, a raccontare una storia molto interessante, di Erika Maistrelli e del suo lavoro “particolare”. Pur in possesso di una laurea in lingue e letteratura moderna, con una tesi sul dialetto noneso e solandro, ha scelto per passione e per amore verso il suo compagno Fabrizio Visintainer, di costruire da zero un’azienda zootecnica. Un’azienda particolare, con la stalla collocata in mezzo al bosco sopra Cles, vicino alla frazione di Caltron – su cinquemila metri quadrati di prato. 

Dicevamo “particolare” perché l’azienda, a distanza di 10 anni da quando è stata costituita, è cresciuta di pochissimo. Infatti i capi da latte presenti in stalla, si sono fermati ad una decina, delle razze Pezza Rossa e Bruno Alpina. Anche la produzione media/capo lattazione è molto contenuta, è di 45 quintali per vacca. Avendo conseguito una laurea che non è considerata ai fini agricoli, Erika Maistrelli, 37 anni, con molta umiltà ha frequentato con profitto il corso delle 600 organizzato dalla Fondazione Mach. “Un corso molto interessante”, afferma.

Ha quindi fatto domanda ed ottenuto il premio d’insediamento in azienda che le è stato prezioso per la costruzione della stalla. Una stalla che ha una storia particolare in quanto in soli sei mesi è stata costruita, mentre la burocrazia per l’autorizzazione alla costruzione della stalla le ha fatto perdere “Ben sei anni!”.

Ma perché una scelta così lontana dalla sua formazione culturale? “Innanzi tutto per passione, ma anche perché voleva fare una vita frugale, e nel contempo impegnarmi a valorizzare l’ambiente, cominciando dai pascoli. Ma poi c’era il fatto che volevamo condividere con il mio compagno, anche lui appassionato, di bestiame, anche l’attività professionale, lui prima faceva le stagioni in malga come pastore”.


L’organizzazione aziendale
L’azienda ha una superficie di sette ettari di prati, che vengono regolarmente sfalciati 2-3 volte e con il foraggio alimenta la sua mandria nei quasi nove mesi nei quali le vacche rimangono in stalla. 100 giorni all’anno infatti vengono portati tutti i capi in malga Clesera, la malga di Cles, sul monte Peller, dove ospitiamo anche delle vacche e soprattutto manze di altri allevatori. La malga si trova a 1890 metri s.l.m. precisa Erika. La piccola stalla è dotata di un caseificio aziendale nel quale viene lavorato da Erika il latte per nove mesi all’anno mentre per gli altri tre mesi il latte viene lavorato in malga.
 

“Ed è qui che noi abbiamo le maggiori soddisfazioni – precisa Maistrelli – in quanto facciamo prodotti speciali: dalla panna cotta allo yogurt, alla ricotta, mentre il resto del latte viene trasformato in formaggio di malga che viene conservato a lungo e viene venduto stagionato nell’arco di un anno”. “Il nostro yogurt si è classificato fra i primi tre in un concorso a livello nazionale”, ricorda Erika. Assieme al compagno, hanno costituito la Società semplice agricola ”Cucola”, dal nome della località dove è collocata la stalla.

E i suoi progetti futuri quali sono? “Premetto che il mio progetto principale lo ho realizzato, costruendo la stalla con il caseificio a fianco, e che non intendo con il mio compagno, di aumentare il numero di capi. Ora si tratta di consolidare l’azienda, anche valorizzando maggiormente i nostri prodotti lattiero caseari, e la nostra carne, che è molto buona perché il latte che non trasformiamo in formaggio viene dato direttamente ai vitelli presenti in azienda. L’estate in malga i contatti con le persone sono molto più frequenti che in stalla, e la gente è più disponibile ad ascoltare ed assaggiare i nostri prodotti che per la verità sono molto apprezzati”, sottolinea Maistrelli. In questa direzione va anche il suo sogno nel cassetto: quello di riuscire a fare una maggiore accoglienza sia in azienda, che in malga al fine di valorizzare meglio i nostri prodotti.


Alla classica domanda se dopo un decennio è pentita della scelta, la risposta è no, anche se ritiene fondamentale che vengano completati i progetti in corso, certo, precisa, dopo qualche giornata di lavoro particolarmente duro in azienda qualche dubbio viene. Ma nel complesso, le soddisfazioni sono maggiori delle delusioni. “In questa ottica, va visto anche il mio rapporto con l’ambiente: il fatto che noi abbiamo limitato la mandria a 10 capi è la dimostrazione concreta. Anche la gestione della malga viene fatta con grande attenzione per l’ambiente e il territorio. Non abbiamo mai pensato a trasformare l’azienda, in azienda zootecnica in azienda biologica, ma di fatto la nostra è una produzione biologica, anche senza la certificazione”.

Il suo ruolo in azienda è vario: si occupa della comunicazione anche attraverso i social, della caseificazione e della commercializzazione anche organizzando degli eventi sempre finalizzati ad una maggiore conoscenza dei prodotti dell’azienda. “C’è anche il tempo per coltivare qualche hobby, per me c’è quello della musica e per Fabrizio la bicicletta”, conclude. E le amiche dell’Università che dicono? “Sono felici per l mia scelta e vengono a trovarmi particolarmente in malga”.

Potremo concludere la nostra storia con la frase classica: “E vissero felici e contenti”.













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