Chesani: "Un passo in più per volare anche a Pechino"
Dopo la medaglia d'argento agli Europei indoor, il trentino racconta una rincorsa lunga tre anni
C’è tanta vita, dietro la medaglia d’argento conquistata da Silvano Chesani agli Europei indoor di Praga. In un certo senso, domenica s’è chiuso il cerchio che s’era aperto dopo il 2,31 dei campionati italiani indoor del 2012, misura che avrebbe dovuto rappresentare per il poliziotto di Trento il pass per i Giochi di Londra 2012. Ma, dopo una stagione all’aperto al di sotto delle aspettative, la convocazione non arrivò. Nel 2013 arrivarono invece il record italiano indoor (2,33) e il primato personale all’aperto (2,31), ma non gli acuti nei quali lui stesso sperava. Poi la stagione più difficile, il 2014 del doppio infortunio (lesione al tendine d’Achille prima e strappo al soleo dopo), con lo stop forzato che diventa l’occasione per un’autentica rinascita, fisica, tecnica, ma anche mentale per il 26enne di Trento ormai trapiantato a Modena per seguire le istruzioni del suo “maestro” Giuliano Corradi. Silvano è andato all’incasso a Praga, ma non sembra assolutamente intenzionato a fermarsi: prima qualche tappa di Diamond League, poi soprattutto i Mondiali di Pechino, a fine agosto.
Cominciamo proprio dalla delusione del 2012. Brucia ancora?
No, perché fa parte di un percorso fatto di momenti facili e momenti meno piacevoli. Allora ero molto amareggiato, la giustificazione delle prove di efficienza mancate a ridosso dell’appuntamento olimpico non stava in piedi, ma la stagione all’aperto era stata effettivamente al di sotto delle aspettative e con il tempo me ne feci una ragione. In ogni caso, dopo la sua elezione il nuovo presidente Giomi disse subito che sarei andato agli Europei...
Il 2013 fu comunque una stagione positiva, o no?
Positiva, ma senza acuti. Feci il record italiano, ma non riusci ad andare in finale né agli Indoor né ai Mondiali.
Poi i due infortuni.
A fine 2013 mi fermai per una piccola lesione al tendine d’Achille. E nel maggio del 2014, alla prima gara, a Salisburgo, mi strappai il soleo. La stagione era praticamente finita, decidemmo che mi sarei curato con calma, con un anno di scarico anche mentale.
Nel 2015 la rinascita.
Sono rientrato a Padova a metà gennaio con un 2,28 e la settimana dopo a Hustopece, in Repubblica Ceca, ho saltato 2,30, una dimostrazione d’efficienza importante.
Il capolavoro agli Europei indoor di Praga è stato propiziato da un’innovazione tecnica, vero?
Ho fatto il riscaldamento con un passo in più, Corradi s’è accorto che funzionava e lo abbiamo provato anche nella tecnica. Sono in un ottimo momento di forma, ma è stato il mio jolly per gli Europei.
Confida davvero di riuscire a ripetere questi exploit nella stagione all’aperto?
La preparazione dell’indoor è diversa, ma adesso, a differenza di qualche anno fa, ho un’importante base tecnica costruita in inverno che sono sicuro di potermi ritrovare anche all’aperto.
L’altro segreto è il suo fisioterapista, Maurizio Odorizzi, che da Cles l’ha raggiunta a Praga a spese sue.
È il mio fisioterapista, ma è anche il fidanzato della mia collega dell’asta Giorgia Benecchi e soprattutto un amico. Lavora per la Fidal, segue atleti del livello di Straneo e Meucci, ma la sua presenza a Praga non era prevista. Ha deciso di venirci a spese sue, io gli ho promesso che se avessi vinto la medaglia avrei pagato io, in ogni caso è stato bello condividere questo momento con lui.
Twitter: @mauridigiangiac