I vini di Giuseppina Raffaelli saldi nella tradizione: “Il futuro? Spero con le mie figlie”
L’imprenditrice di Volano, che è anche donna del vino, conduce l’azienda di famiglia assieme al fratello. “L’inizio non è stato facile, ma col tempo mi sono sentita sempre più riconosciuta”
Volano. Siamo ancora una volta a raccontare una storia molto interessante di una donna del vino che prima per necessità, poi per grande passione che le ha trasmesso papà Beppino, è diventata imprenditrice a tutto tondo. Un risultato conquistato con fatica, con sacrifici e tanto impegno.
Parliamo di Giuseppina Raffaelli che conduce a Volano assieme al fratello, già nostro giovane protagonista, una storica azienda vitivinicola giunta ormai alla quinta generazione. “Quando ho iniziato, esordisce Giuseppina, erano poche le donne che si occupavano di vino particolarmente sul fronte della commercializzazione che era considerata attività da uomini. Poi piano piano con pazienza e determinazione, sono riuscita a conquistare uno spazio di tutto rispetto ed ora le donne del vino sono parecchie e posso dire con soddisfazione che siamo considerate al pari degli uomini. Bene hanno fatto le ACLI e la Diocesi di Trento a lanciare il premio “Dalla vigna alla cantina la donna è protagonista” che ha visto la partecipazione di molte donne del vino, con l’obiettivo di valorizzare la donna nelle professioni più disparate dell’agricoltura. Io – afferma Raffaelli – sono stata fra le premiate, ma l’importante non era il premio ma il partecipare per valorizzare la nostra professione come già fa da anni il movimento “Le donne del vino”, della quale sono socia convinta. Sono stata spinta dal nostro movimento e da mio marito Leonardo che fa un’altra professione a partecipare e sono contenta di essere stata fra le premiate”.
Ma come mai la sua entrata in azienda da fresca diplomata in ragioneria?
Dal bisogno di mano d’opera in azienda ma anche dalla difficoltà di trovare un posto di lavoro come ragioniera, sono entrata per fare la vendemmia e da allora non sono più uscita dall’azienda. La passione che mi aveva trasmesso papà è cresciuta in continuazione ed ora è la molla che mi fa superare anche le difficoltà che son insite in ogni attività ancor più se sono attività imprenditoriale.
Come è cambiato il suo ruolo in azienda?
Nel 2015 con la morte di papà che mi aveva insegnato moltissime cose, per le quali devo essere eternamente grata, il mio ruolo è diventato strategico a fianco di mio fratello con il quale abbiamo costituito una Società semplice agricola. Man mano che l’azienda si è sviluppata la mia attività è andata sempre più concentrandosi nella gestione della cantina, nella contabilità e nelle consegne ai nostri clienti che nella maggior parte sono trentini. Certo, vendiamo anche nel centro nord Italia e all’estero dove i prezzi sono decisamente più interessanti, però la maggior parte del nostro vino va in Trentino.
Qual è la caratteristica principale dei vostri vini che intendete valorizzare ancora?
Sicuramente la qualità, abbiamo la fortuna di avere dei vigneti nella zona classica di produzione del Marzemino dei Ziresi, ma siamo stati fra i primi anche a piantare il Rebo, un vino che ci dà grandi soddisfazioni al pari del nostro Marzemino classico. Sono orgogliosa perché con il nostro Marzemino promuoviamo anche il territorio. Fra i bianchi abbiamo il Pinot grigio e la Chardonnay. Con queste uve produciamo un consistente numero di vini diversi per un totale che varia dalle 50 alle 55 mila bottiglie di vino commercializzato ogni anno.
E il mercato?
Dicembre è andato molto bene, ma complessivamente tutto l’inverno sta andando bene pur coscienti che il quadro economico non è dei migliori.
Che progetti avete per il futuro?
Puntiamo ad una bonifica di un pezzo di bosco sopra la zona industriale di Volano per trasformarlo in vigneto, ma sono impegnata assieme alle mie figlie, una alla scuola di San Michele, una iscritta all’Università facoltà di vitienologia in Piemonte, nel rinfrescare le etichette e nel creare un nuovo sito della nostra azienda “Maso Salengo”.
C’è anche un bellissimo sogno nel cassetto che non vorrei svelare, quello che le mie figlie una volta completato il percorso scolastico entrino in azienda con noi. Ma non voglio assolutamente forzare la situazione, è giusto che siano loro a scegliere quello che ritengono più opportuno.
Si è mai pentita della scelta di seguire l’azienda di famiglia?
No, anche se delle volte ci ho pensato, in quanto le difficoltà sembravano insuperabili.
E i rapporti con l’ambiente?
Premetto che quando parliamo di sostenibilità, dobbiamo parlare di sostenibilità a 360 gradi, quindi sociale, ambientale ma anche economica, coltiviamo le nostre viti con il metodo integrato, ma molto vicino al biologico salvo i momenti difficili.
Alla domanda se ha mai pensato di trasformare l’azienda in biologica, afferma che non esclude che questa scelta venga fatta in futuro. “Certo – precisa Giuseppina - la nostra è una professione che lascia poco tempo libero e quello vedo di trascorrerlo con le mie figlie facendo qualche camminata, anche se mi piacerebbe molto lo sport” conclude.