Trento: blitz dei vigili sui tavolini, baristi arrabbiati

I gelsomini sono cresciuti più di un metro e mezzo, l'altezza massima fissata dal regolamento sui tavolini all'aperto, detti anche plateatici. E Wilma Tomasi, che gestisce il Cafè Duomo 24, ha dovuto tagliarli


Chiara Bert


TRENTO. I gelsomini sono cresciuti più di un metro e mezzo, l'altezza massima fissata dal regolamento sui tavolini all'aperto, detti anche plateatici. I vigili urbani hanno misurato e a Wilma Tomasi, vulcanica proprietaria del «Cafè Duomo 34», non è restato che armarsi di cesoia e tagliare le piante. «Non è possibile, siamo all'assurdo - protesta - era il fascismo che voleva tutti uguali, qui vince il cattivo gusto». Sono i primi effetti delle norme approvate dalla giunta lo scorso settembre dopo 9 anni di discussioni, entrate in vigore con la nuova stagione dei bar all'aperto. Basta con l'anarchia, è stata la parola d'ordine del Comune. E così sono stati banditi recinti, pedane e pagode, sedie e tavolini in plastica o troppo decorati. Via libera a legno, metallo e vimini. Vasi tutti uguali, in cotto, pietra o ferro verniciato; tovaglie e imbottiture con accostamenti cromatici. Per chi si adegua c'è lo sconto del 50% sul canone di occupazione suolo pubblico. Un bel risparmio, visto che la spesa media per un locale si aggira sui 3 mila euro a stagione, ma se parliamo dei giardini dei bar di piazza Duomo si sale fino a 6-7 mila euro. È arrivato il momento di mettere in pratica le nuove regole, e così dall'inizio della settimana sono partiti i controlli dei vigili urbani. «Abbiamo appena cominciato - spiegano al comando - e proseguiremo tutta l'estate. Il grosso delle richieste degli esercenti per ottenere lo sconto è già arrivato». «I vigili fanno il loro mestiere, applicano le norme e su questo non abbiamo niente da ridire», mette in chiaro il presidente della Fiepet Massimiliano Peterlana, «ma qualcosa da aggiustare c'è». Sul disciplinare per i plateatici Confesercenti ci ha messo la faccia: «L'abbiamo visto come un'opportunità - rivendica Peterlana - oggi molti esercenti stanno sfruttando lo sconto del 50%, ma c'è anche chi ha delle legittime rimostranze». Al momento, secondo il presidente della Fiepet, tra chi è in regola e chi invece dovrà adeguarsi siamo 50 e 50. C'è anche chi ha deciso di tenersi l'attuale struttura e pagare il prezzo pieno. Peterlana comprende la delusione di alcuni colleghi, come Wilma Tomasi: «Il fatto di avere tavolini e arredi tutti uguali non è il massimo, soprattutto in piazza Duomo. Il risultato è una piazza spoglia, senza fiori». «Con il Comune ci rivedremo a fine stagione per tirare le somme, ma un mese fa abbiamo fatto richiesta alla commissione tecnica per aprire ad alcuni materiali nuovi e non abbiamo ancora ricevuto risposta. Ahimé la burocrazia non è in linea con i nostri tempi». «È un peccato - prosegue Peterlana - che la voglia di investire dei privati non venga colta al volo dall'amministrazione. In un momento di crisi economica, dove Provincia e Comune non hanno soldi da investire, la promozione turistica della città va affidata ai privati. Il pubblico faccia da coordinatore, dia il quadro entro cui muoversi ma poi lasci libertà agli operatori». Un esempio? La musica in piazza Duomo. «Non è pensabile, com'è accaduto al Cafè Duomo, che non si possa far suonare un pianoforte in pieno giorno. Alla faccia degli happy hour».

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