RIFIUTI

Termovalorizzatore, c’è chi dice no: «Numeri gonfiati: non è necessario» 

Le associazioni ambientaliste sostengono che una riduzione dell’indifferenziato è possibile. Obiettivo portare la differenziata all'85,9%, tre punti in più di oggi


Luca Marsilli


TRENTO. Nessuno si aspettava il contrario, ma l’incontro tra Provincia e associazioni ambientaliste non ha modificato le reciproche convinzioni. Per la Provincia l’impianto è indispensabile, perché non esiste un altro modo realistico e presentabile per trattare le 80 mila tonnellate di residuo che si producono ogni anno in Trentino. Per gli ambientalisti quelle tonnellate sono in realtà oggi 73mila e possono essere ridotte a 10.550 migliorando la raccolta differenziata e valorizzando l’impianto di trattamento meccanico biologico già esistente. Le 10.550 tonnellate sono serenamente smaltibili in discarica. Dove, comunque, finirebbero anche le ceneri del termovalorizzatore.

Il punto è che sia la Provincia che gli ambientalisti partono dalle stesse cifre: quelle contenute nel Piano provinciale gestione rifiuti e nell’ “Addendum” in via di definitiva approvazione. Sono quelle dello «scenario 2» tratteggiato dai tecnici di Appa e Università, ritoccate solo in modo marginale e secondo gli ambientalisti del tutto ragionevole.

Lo scenario 2 prevede la massimizzazione della raccolta differenziata. Partendo dalla situazione attuale: 280.478 tonnellate di rifiuti prodotti ogni anno (443,41 chili a testa) e 82,69% di raccolta differenziata. A questa percentuale si arriva sommando alle 48.537 tonnellate di rifiuti conferiti come residuo le 22.000 tonnellate di residuo conferite erroneamente nella raccolta differenziata ma che vengono separate a valle, togliendole da umido, plastiche, vetro eccetera. Un 10% circa di impurità nella differenziata che Provincia e ambientalisti leggono in modo opposto: per i tecnici le impurità aumentano con l’aumentare della differenziata, e quindi sono destinate a crescere se si spinge ancora di più in quella direzione; per gli ambientalisti sono sintomo di incuria e scarsa consapevolezza e richiedono semplicemente interventi mirati per scendere anche in modo importante.

Comunque, la soluzione proposta come alternativa all’inceneritore propone di puntare a un aumento dell’ 1% medio della raccolta differenziata rispetto alle previsioni di Appa e del 3% rispetto alla situazione attuale. Cosa non impossibile se si pensa che ci sono realtà dove si raggiunge l’86% (come la Rotaliana) e altre al 64% (Alto Garda) con tutte le vie di mezzo possibili. Inoltre si prevede una riduzione, da 280 mila a 268 mila, delle tonnellate di rifiuti prodotti in un anno. In controtendenza, visto che la produzione totale è in aumento costante, ma fidando che anche le cattive abitudini con un po’ di impegno si possano abbandonare. Ogni cittadino passerebbe a produrre 425 chili di rifiuti totali (contro o 443 di oggi) e 46,38 chili di indifferenziato: oggi sono 76,73. Si prevede inoltre di ridurre di 3.500 tonnellate lo scarto (le impurità, chiamiamole così) della raccolta differenziata. Il risultato finale sarebbe avviare al trattamento meccanico biologico 50.668 tonnellate di indifferenziato, ricavandone 42.185 tonnellate di combustibile solido secondario: sono rifiuti purificati e trattati in modo da risultare classificabili non più come rifiuti ma come materie seconde, e come tali esportabili senza problemi fuori provincia dove saranno usati come combustibile, non diversamente dal gas di un eventuale gassificatore. Comunque, in “casa” resterebbero solo 10.550 tonnellate di rifiuto da smaltire in discarica. Il catino nord di Ischia Podetti, in realizzazione, sarebbe in grado di accoglierle per più di 20 anni. E intanto si potrà procedere alla bonifica delle discariche oggi esaurite compattando i rifiuti di contengono: si sta facendo alla Maza di Arco, e da un milione di metri cubi si passerà a 400 mila compattati. Quindi a queste dimensioni di produzione di rifiuto, problemi di stoccaggio non ce ne sarebbero per secoli.

«Ma secondo noi - dice Pietro Zanotti, a nome delle 17 associazioni ambientaliste che sostengono questa linea - in futuro i rifiuti possono solo diminuire, per effetto di riuso e economia circolare che sono una direzione obbligata. Quindi il tempo ridurrà ancora la quantità di residuo. Un impianto da 80 mila tonnellate sarà gravemente sovradimensionato prima ancora di essere pronto. E comunque non ci serve: lo dimostrano i dati stessi messi dalla Provincia nel suo Piano».













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