il caso

Riscossioni, Villa «scaccia» Unicredit

Banca esclusa dall’appalto della tesoreria: «Svolge un ruolo di intermediazione fra produttori di armi e paesi acquirenti»


di Luca Marsilli


VILLA LAGARINA. Non sarà più Unicredit a gestire il servizio di tesoreria del comune di Villa Lagarina. Anche se la gara per riaffidare l’incarico non è ancora stata effettuata, la delibera con cui la giunta ha approvato il capitolato introduce un principio che esclude sicuramente il gruppo bancario dalla possibilità di partecipare al confronto. Perché Villa ha scelto «di non invitare alla gara per il proprio servizio di tesoreria comunale quegli istituti di credito che svolgono un ruolo di intermediazione fra aziende che producono armamenti e paesi acquirenti, così come risulta dalla “Tabella sulla esportazione definitiva degli Istituti di credito” emessa annualmente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze e allegata alla “Relazione annuale della Presidenza del Consiglio sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo delle esportazioni, importazioni e transito dei materiali di armamento”». Una lista in cui Unicredit è presente.

La giunta Baroni arriva a questa decisione partendo dalla «responsabilità sociale e d’impresa (Corporate Social Responsibility), definita in questi ultimi anni da numerosi e importanti istituti di credito internazionali». Impegna le banche ad impostare la propria gestione e le proprie scelte operative non solo rispettando le norme nazionali e internazionali, ma anche in funzione di una «responsabilità sociale ed etica nei confronti della collettività in generale e delle generazioni future. Nello specifico ciò significa porre in primo piano le aspettative di pace, sicurezza e sostenibilità sociale avanzate dalla società civile». Quindi una impostazione etica dei servizi finanziari che si deve anteporre alla semplice valutazione della convenienza economica, in un mondo in cui il solo rispetto delle regole non si può più considerare sufficiente.

Nel caso specifico della produzione e commercio di armi, se fino a qualche anno fa venivano considerati rispondenti all’esigenza di sicurezza e di difesa, e quindi come tali non eticamente condannabili, la visione più moderna è radicalmente cambiata in relazione ad una analisi del contesto internazionale contemporaneo. Tale da spingere l’Assemblea delle Nazioni Unite nella propria Risoluzione che ha poi portato all’approvazione del Trattato internazionale sul commercio di armi a concludere che «l’assenza di uno standard comune internazionale sull’importazione, l’esportazione e il trasferimento di armamenti convenzionali è un fattore che contribuisce ai conflitti, allo sfollamento di persone, al crimine e al terrorismo e di conseguenza minaccia la pace, la riconciliazione, la sicurezza, la stabilità e lo sviluppo sostenibile». Chi produce armi genera violenza e chi finanzia queste attività - è la logica conclusione - ne è corresponsabile. Villa Lagarina si schiera dall’altra parte, e quindi non inviterà Unicredit a formulare una offerta.













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