Profughi, Comuni assenti Servono decine di posti

Finora hanno risposto solo Rovereto, Besenello, Mori, Volano e Primiero Borgonovo Re: «Ci diano una mano per trovare alloggi per piccoli gruppi»


di Chiara Bert


TRENTO. Seicento sbarcati ieri mattina a Trapani, altri 900 in viaggio. L’onda dei profughi in fuga dall’Africa e dalla Siria e in arrivo sulle coste siciliane non si ferma: il conto è arrivato a quasi 10 mila solo negli ultimi giorni e nulla fa pensare ad un’inversione di rotta nelle prossime settimane, complici anche le buone condizioni meteo. Un’ondata di persone che, pur molto attutita nei numeri, coinvolge anche il lontano Trentino: con i 40 profughi arrivati mercoledì al campo di Marco di Rovereto, il totale di richiedenti asilo è salito 396 su 431 assegnati alla Provincia. Ma l’emergenza degli ultimi giorni ha costretto agli extra e la circolare del ministero dell’interno ha ripartito 700 migranti ad ogni regione, 50 ciascuna alle Province di Trento e Bolzano.

A Marco il dramma dei sopravvissuti. L’assessora alla solidarietà sociale Donata Borgonovo Re ricorda il dramma dei superstiti sfuggiti alla morte nel Mediterraneo, dramma che è nelle prime testimonianze dei profughi accolti a Marco: prima ancora del viaggio di morte avevano dovuto affrontare guerre e violenze nei loro Paesi d’origine e poi altre persecuzioni in Libia. «La rete dell’accoglienza in queste ore è fortemente impegnata anche a cercare di ricostruire le relazioni familiari di queste persone», spiega l’assessora. Gli operatori - medici e psicologi volontari della Croce Rossa e degli Psicologi per i Popoli, operatori di Astalli, Punto d’Approdo e Cooperativa Mircoop - offrono sostegno a chi ha assistito alla distruzione della propria famiglia.

L’accoglienza. Ma oltre alla prima accoglienza, la Provincia deve pensare alla fase due e tre della gestione dei profughi. «Il primo step necessita di un’unica struttura, il campo di Marco che verrà rafforzato - spiega Borgonovo Re - dove i richiedenti asilo arrivano per contingenti e hanno bisogno di un percorso sanitario e una prima alfabetizzazione. Poi occorre affrontare lo smistamento». Servono strutture di medie dimensioni che permettano di evitare le grandi concentrazioni e facilitino i progetti di inserimento. Ad oggi la Provincia può contare sulle strutture a Flavon (20 profughi), Baselga di Piné (18), una dozzina di persone ospitate in appartamenti a Rovereto e la residenza Brennero a Trento che accoglie una settantina di migranti.

Comuni latitanti. «Se i Comuni ci dessero una mano potremmo procedere all’affidamento di piccoli gruppi», è l’appello dell’assessora. Il percorso con i presidenti delle Comunità di valle era cominciato a giugno dello scorso anno ma a fine febbraio - termine che la Provincia aveva fissato per una risposta da parte dei sindaci - avevano risposto in pochissimi: Rovereto, Besenello, Mori, Volano, Primiero, che hanno messo a disposizione piccoli appartamenti per 4-6 persone. Ci sono stati poi gli inserimenti a Baselga e a Isera. Per il resto silenzio.

I privati. Sono arrivate invece offerte dai privati per quasi 800 posti letto, «ma moltissime non rispettavano i requisiti necessari - dice Borgonovo Re - erano in posti complicati e alcune apparivano strumentali e chiedevano cifre improponibili». La cifra che lo Stato paga è di 30 euro al giorno a profugo (con Maroni erano 46 euro) e nel 2014 la Provincia di Trento ha restituito al ministero 230 mila euro, «a conferma - rivendica l’assessora - che c’è chi sulle tragedie non lucra».

I prossimi passi. La Provincia sta vagliando alcune soluzioni per ampliare i posti di seconda e terza accoglienza, un mix tra immobili pubblici e privati che per ora Borgonovo si guarda bene dal rendere pubblici viste le polemiche che hanno accompagnato per esempio l’arrivo dei profughi a Baselga. «Faremo un altro passaggio in Consiglio delle autonomie per condividere il lavoro fatto e lo scenario», spiega, «certo non possiamo tirarci indietro».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano