Muse, il traino dei 500 mila visitatori
Costato 70 milioni, a un anno dall’apertura il successo è oltre le aspettative. Piano disse: abbiamo sfidato la forza di gravità
TRENTO. L’obiettivo dichiarato era di conquistare 200 mila visitatori nel primo anno di apertura. Lo scorso 26 giugno il Muse ha staccato il biglietto numero 500 mila. È prima di tutto in questi numeri il successo del museo delle scienze firmato Renzo Piano.
Costato 70 milioni di euro (pubblici), il museo è stato inaugurato con una grande festa il 27 luglio 2013 e si è rivelato davvero il valore aggiunto del nuovo quartiere. In questo momento forse l’unico vero traino, capace di portare alle Albere visitatori da tutta Italia e da tutta Europa, attirati dalla creazione dell’archistar. Il 66% arriva da fuori provincia (principalmente da Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna), il 34% dal Trentino (il 12% e’ di Trento). Circa il 3% dei visitatori di questo primo anno proviene dall’estero, principalmente dalla Germania con il 31% e dalla Svizzera con il 22%. I due picchi massimi di affluenza si sono registrati ad agosto 2013, in piena stagione turistica e in corrispondenza del primo mese di apertura, il secondo lo scorso aprile, in occasione dei ponti pasquali. Dati questi che sottolineano come il Muse, e conseguentemente la città di Trento, siano divenuti degli indiscutibili attrattori turistici. La media è stata di 1.759 persone al giorno che passa a 4.543 nei weekend, con la giornata record di accessi il 5 gennaio con 3.325 persone.
Insieme al parco urbano di 5 ettari, il Muse è stato fin dall’inizio uno dei cardini della riqualificazione dell’area ex Michelin: il gioiello pubblico del nuovo quartiere, l’opera pubblica, il grande investimento culturale - pagato dalla Provincia - sul nuovo pezzo di città che nasceva sulle ceneri della vecchia fabbrica. Il progetto affidato a Renzo Piano ha indubbiamente contribuito ad aumentare l’appeal. «Abbiamo sfidato la forza di gravità, abbiamo avuto questa idea di far volare tutto, anche le balene», commentava l’architetto genovese un anno fa, durante l’inaugurazione del Muse, «del resto per emozionare bisogna fare cose un po’ folli». è stato lui a immaginarlo con il tetto a falde a richiamare il profilo delle montagne attorno, con gli slanci verticali e gli affacci sul vuoto. Lo ha pensato insieme ai suoi collaboratori ma anche insieme agli scienziati del museo e al suo direttore Michele Lanzinger,«perché le idee non vengono a uno solo, vengono a tanti, sono come le palline del flipper che rimbalzano». È nato così un museo aperto, trasparente, luminoso, lontano dall’oscurità dei vecchi musei della scienza: gli animali non sono più imbalsamati in vetrina, fluttuano tutti, uccelli, volti, stambecchi, per dare un’idea di leggerezza che vuole trasmettere emozioni. Un museo che accompagna i visitatori dai ghiacciai fino alla foresta tropicale, alla scoperta degli ecosistemi e della biodiversità. E che avvicina i bambini alla scienza, con gli esperimenti.
«Diventerà un’icona della città e del Trentino», prefigurava un anno fa il sindaco di Trento Alessandro Andreatta. «Che meraviglia!» esclamava Alberto Pacher, che era sindaco quando l’idea fu partorita. «Nel luogo dove sorgeva la Michelin, il luogo del lavoro operaio, una fabbrica di oggetti, oggi abbiamo un luogo che produce conoscenza». La vera scommessa, del Muse ma forse anche di un quartiere che ancora fatica a decollare.
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