Formazione professionale, lavoro garantito

Un anno e mezzo dopo la qualifica il 60% dei giovani viene assorbito mentre il 20% si iscrive al quarto anno


Paolo Morando


TRENTO. Lo dicono gli imprenditori, i sindacati, lo dice addirittura Bankitalia. Ma ce ne accorgiamo un po' tutti: nell'Italia della crisi, chi fa meno fatica a trovare un lavoro non è chi si propone alle aziende con tanto di laurea, magari con l'aggiunta di qualche Master. Il mercato oggi chiede altro: mano d'opera qualificata. Dunque giovani diplomati, degli istituti tecnici e della formazione professionale. Anche in Trentino, dove la disoccupazione giovanile, benché più bassa del resto d'Italia, continua a costituire il principale problema sul fronte del lavoro.

Secondo il 26º Rapporto sull'occupazione in Provincia di Trento, pubblicato lo scorso autunno dall'Agenzia del lavoro, nell'anno scolastico 2009/10 (ultimi dati disponibili) erano 4.423 i ragazzi iscritti ai corsi di formazione professionale, con una netta prevalenza di maschi (2.7409 contro 1.683 femnmine): una cifra complessiva in continua crescita, rispetto ai 3.415 del 2003/04, a testimonianza di come un percorso formatuivo a lungo considerato di serie B sia sempre più preferito dai giovani trentini, proprio in virtù degli sbocchi professionali che consente di raggiungere. E sempre nel 2009/10, 1.026 erano stati i qualificati, 600 maschi e 426 femmine, cifra in linea nel decennio: dal 2004 in sostanza, ogni anno sono circa un migliario i ragazzi trentini che escono dalla formazione professionale per affrontare il mercato del lavoro.

Che cosa li aspetta? Non è facile per nessuno, oggi come oggi, trovare un'occupazione. Ma i dati dimostrano che per loro la situazione è forse più rosea rispetto ad altre fasce di giovani.
Si tratta dell'indagine annuale curata dall'Osservatorio del mercato del lavoro, realizzata su base campionaria e attraverso interviste. Che indica come la percentuale dei giovani che trovano lavoro a un anno e mezzo dalla qualifica ammonta al 60,3%, più alto per i maschi (67,8%) e meno per le femmine (47,9%).

Sembra un dato basso, ma attenzione: va letto tenendo conto del fatto che un buon 20% degli intervistati afferma di aver proseguito il percorso formativo, iscrivendosi al quarto anno della formazione professionale. Sono soprattutto i giovani che scelgono le aree agricoltura e industria-artigianato (in questo secondo caso con alcuni distinguo) quelli che più facilmente riescono a trovare un'occupazione al termine dei primi tre anni della formazione professionale. Non solo: si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di una occupazione «coerente», vale a dire in linea con il percorso formativo svolto. Questo avviene soprattutto per chi sceglie l'agricoltura: l'indagine mostra che è addirittura del 93,8% il tasso di coloro i quali sono occupati a un anno e mezzo dal conseguimento della qualitificazione, con un 80% relativo al tasso di coerenza. Bene anche industria e artigianato (78,3% di tasso d'occupazione 64,1% di coerenza) e il settore del legno (rispettivamente 81% e 76,5%).

I distinguo riguardano i dati di aree specifiche che rientrano nel settore industria-artigianato, che fanno registrare tassi d'occupazione più bassi: ma si tratta proprio delle aree (abbigliamento e grafica) che più di altre richiedono di proseguire gli studi. E il medesimo discorso riguarda l'area del terziario. È infatti molta elevata la scelta di iscriversi al quarto anno dei Cfp: si nota dalla elevata percentuale di tempo trascorsa come studenti nell'arco dei 18 mesi, molto alta soprattutto per le femmine. La crisi degli ultimi due anni sta comunque pesando: dopo un anno e mezzo, infatti, il tasso d'occupazione dei giovani usciti dai Cfp nel 2009 (60,3%) è decisamente più basso rispetto alla leva 2005/2006, quando era invece pari al 68,6%.













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