SCUOLA

Finanziamenti alle private, si cambia

Le paritarie avranno un budget: fibrillazioni con il Pd. Banda larga, le opposizioni: più risorse alle imprese trentine


Chiara Bert


TRENTO. Finanziamenti alle scuole private e alle materne paritarie, si cambia. Non più a piè di lista, ma con un budget pluriennale che permetta ai virtuosi di utilizzare i risparmi per finanziare nuovi servizi. La proposta del governatore e assessore all’istruzione Ugo Rossi, presentata sottoforma di emendamento all’assestamento di bilancio, ieri ha creato qualche fibrillazione nella maggioranza, in particolare con il Pd. «Non ne sapevamo assolutamente nulla», hanno obiettato ieri mattina i consiglieri Dem, «una questione di questa portata va discussa prima».

Nella sua relazione in aula, Rossi ha provato ad anticipare le critiche: «È necessario passare da una logica a piè di lista, dove l’obiettivo dei gestori è spendere tutto ciò che hanno a disposizione, ad una logica di budget. Lo abbiamo già fatto nel sociale, cercando di migliorare l’efficienza del sistema garantendo ai gestori dei servizi di poter contare su una programmazione triennale. L’obiettivo è avere dei bilanci di previsione all’interno dei quali realizzare azioni di efficientamento su alcune categorie di spesa, dalle forniture ai servizi. Ed è doveroso garantire a chi sa mettersi in gioco, in questo caso le scuole, di poter contare su una quota delle risorse risparmiate per finanziare nuovi servizi: questo è un meccanismo di responsabilità». Nella pausa dei lavori sull’assestamento di bilancio, il confronto tra il presidente e il gruppo Pd è stato serrato. «Noi non ostacoliamo il cambiamento, ma è inaccettabile che si parli di contributi a budget senza che si conoscano minimamente i criteri di questo budget e tutto venga deciso dalla giunta. Serve trasparenza », mette in chiaro Lucia Maestri. Alla fine la mediazione è stata trovata con un emendamento concordato che prevede un passaggio in commissione per la definizione dei criteri.

Ieri si è chiusa la discussione sull’assestamento, una manovra da 132 milioni di cui 67 destinati alla banda larga, 37 milioni per l’edilizia scolastica, 25 per interventi dei Comuni, 12 per il nuovo liceo artistico Vittoria, 10 per rinforzare il piano di Trentino Sviluppo, 6,2 milioni per il credito d’imposta; 15 i milioni per correggere in corsa i conti dell’Azienda sanitaria, un ripianamento dovuto ai costi che aumentano (per nuovi farmaci, tecnologie e servizi) e alle difficoltà incontrate sul fronte dei risparmi previsti. Rossi ha sottolineato che si tratta di «uno sforzo importante per sostenere la timida ripresa che comincia a intravedersi». Ma per le minoranze, che hanno presentato gran parte degli 809 emendamenti, non basta. Rodolfo Borga (Civica) ha giudicato la manovra è «un’occasione persa» ed è tornato a riproporre un fondo per sostenere le ristrutturazioni a fini di miglioramento energetico «che costerebbe poco alla Provincia mobiliterebbe 80 milioni all’anno, una liquidità per le piccole imprese senza intaccare il territorio». Sulla stessa linea Maurizio Fugatti (Lega): «L’impatto della banda larga rischia di arrivare tardi e di non andare a beneficio delle aziende trentine. Meglio ridurre l’Imis alle attività produttive e ai negozi nei centri storici, o alimentare il fondo per le piccole opere dei Comuni». Per Filippo Degasperi (M5S) «l’investimento nella banda larga è un progetto che sarà già vecchio quando sarà completato, dal momento che le previsioni nazionali parlano già di banda “ultra larga”, ed è un intervento che produrrà implicazioni dubbie sul piano della concorrenza perché avvantaggerà di fatto solo un unico operatore».













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