Nell’Alto Garda non c’è soltanto il bello che attira migliaia di turisti: ecco le foto che immortalano anche il “brutto”
Alla Galleria Craffonara gli scatti realizzati da Sonia Calzà, Francesca Lorenzi, Lucillo Carloni, Enrico Fuochi e Stefano Salvi. La mostra sul “bello e il brutto nei paesaggi dell’Alto Garda” è un’idea di Paolo Matteotti: «Non è una denuncia per ciò che è stato fatto ma uno stimolo per il futuro»
L'INAUGURAZIONE: l'apertura della mostra alla Galleria Craffonara
RIVA. Non esiste nulla di più soggettivo del bello, ma se la bellezza è tale negli occhi di chi guarda, il brutto – o meglio, il degrado – si palesa agli occhi di tutti senza compromessi. Ciò che non è bello, dunque, è tale senza tema di smentita. Allora, viene da chiedere, perché si accetta di circondarsi del brutto senza colpo ferire? La risposta provano a darla i cinque fotografi protagonisti della mostra – una prima assoluta e un’iniziativa assolutamente innovativa - dal titolo assai eloquente “(con) un altro occhio… bello e/o brutto nei paesaggi umani dell’Alto Garda”.
L’ideatore è Paolo Matteotti
Chiaro l’intento che ha mosso la mano dell’ideatore, l’ex sindaco di Riva Paolo Matteotti, qui semplicemente (si fa per dire) nelle vesti di ambientalista attento a ciò che lo circonda e soprattutto a ciò che accade nell’Alto Garda: «Con i nostri scatti vorremmo stuzzicare quello spirito critico, a volte sopito, che aiuta ad osservare ciò che ci circonda da più angolazioni, permettendo di avere idee più chiare. La nostra non è una denuncia per quello che è stato fatto, piuttosto uno stimolo per riqualificare il futuro. Il pensiero critico prende forma grazie all’osservazione, all’esperienza, al ragionamento e va oltre la personalità del singolo individuo, permettendo una valutazione più obiettiva».
I cinque fotografi che espongono alla Craffonara
Protagonisti della mostra cinque fotografi e cinque volti conosciuti nell’Alto Garda: Sonia Calzà, Francesca Lorenzi, Lucillo Carloni, Enrico Fuochi e Stefano Salvi. Le loro fotografie sono esposte alla Galleria Craffonara fino al 20 giugno, tutti i giorni (10-12.30, 15-18). L’organizzazione della mostra è a cura dell’associazione Riccardo Pinter assieme al Fotogramma e con l’aiuto del Comune di Riva.
All’inaugurazione anche gli studenti del Maffei e Floriani
L’inaugurazione si è svolta sabato 5 giugno alla presenza di una sessantina di persone, compresi la vicesindaco di Riva Silvia Betta («La mostra sarà senz’altro uno stimolo anche per l’amministrazione comunale», dicono i promotori), Duilio Turrini del Coordinamento ambiente Alto Garda e Ledro, il presidente della Pinter Graziano Riccadonna e naturalmente lo stesso Paolo Matteotti, oltre ai cinque fotografi. Presenti anche docenti e studenti del liceo Maffei e dell’istituto tecnico Floriani: l’iniziativa, infatti, è prioritariamente rivolta alle giovani generazioni tant’è che in autunno saranno gli studenti delle due scuole a cimentarsi in una mostra con lo stesso tema.
Le ragioni della mostra secondo i protagonisti
«Non tutti gli abitanti del luogo si accorgono della perdita di bellezza progressiva nella piana dell’Alto Garda; molte persone hanno una scarsa capacità di interpretare il territorio ed una “non consapevolezza” delle cose che cambiano. Questo porta spesso ad apprezzare semplicemente quello che si vede ora (come fa di solito il turista) e che mantiene solo una parte della sua antica bellezza. Occorre quindi generare più consapevolezza di quello che era e di quello che rimane del paesaggio al fine di essere tutti più responsabili nella nostra “custodia” provvisoria del luogo in cui viviamo. Con questa manifestazione originale si vuole dare spazio a chi cerca di descrivere al meglio “bello e brutto”, osservando “con un altro occhio” come l'uomo da un lato sia riuscito talvolta ad mantenere un paesaggio piacevole, con costruzioni ben inserite, ma dall’altro con il suo intervento lo ha di sicuro imbruttito e deprezzato. L’importante è esserne consapevoli; ecco quindi l'elemento di novità: una proposta fatta ai fotografi e agli studenti delle Scuole Superiori per catturare e rappresentare con “oggettività” e “con un altro occhio” anche quelle componenti che drasticamente riducono l’apprezzamento del paesaggio e, per contro, quegli interventi che ne rivalutano e recuperano le antiche sembianze. Un’operazione basata comunque sulla sensibilità dei singoli artisti che non passa attraverso il giudizio del manufatto o dell’opera in sé, ma passa attraverso il fatto che per la visione del fotografo quell’inserimento in quel contesto paesaggistico per causa di forma, colori, volumi ecc. non ha creato un’armonia ma ha creato distorsione e conflitto con il paesaggio precedente e circostante, oppure, al contrario, ha creato un senso di armonia e di collegamento».