Brugnara: «Per il nucleo Alzheimer servono soldi» 

Lavis, il presidente della casa di riposo (fra le più virtuose per la riduzione di farmaci) chiede 170 mila ¤ alla Provincia: «Altrimenti rischiamo di chiuderlo»


di Daniele Erler


LAVIS . Da una parte il vanto perché la casa di riposo di Lavis scala la classifica provinciale: è fra le Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) più virtuose per la riduzione nell’uso dei farmaci. Dall’altra la battaglia, portata avanti dalla stessa casa di riposo, per vedere riconosciuta la funzione del suo nucleo Alzheimer. Per questo a Lavis chiedono un sostegno economico in Provincia: circa 170 mila euro all’anno che scatterebbero se fosse riconosciuto l’alto fabbisogno assistenziale per tutti gli ospiti del nucleo. «Altrimenti – è l’allarme del presidente Renato Brugnara – non vorrei fossimo costretti a chiuderlo».

Oggi funziona così, come spiega la direttrice Delia Martielli: la Provincia riconosce una retta sanitaria di circa 75 euro al giorno per ogni ospite nelle case di riposo trentine. È un contributo che va a sommarsi alle rette alberghiere che già pagano le famiglie. C’è poi un contributo maggiore – quasi 30 euro in più – per gli ospiti che hanno bisogno di più assistenza. Solo che nel tempo questa retta è diventata una sorta di finanziamento generico, dato a pioggia a tutte le case di riposo trentine, senza distinzione fra le loro reali esigenze. Lavis vorrebbe un sistema diverso, con un contributo maggiore a chi deve assistere davvero gli ospiti più problematici, come quelli che soffrono di demenza. Significherebbe più soldi per l’assistenza della ventina di ospiti che risiedono al secondo piano della casa, nel nucleo Alzheimer aperto dal 2014. Se per ognuno di loro fosse riconosciuta la retta sanitaria più alta, quella per l’alto fabbisogno assistenziale, allora Lavis avrebbe più ossigeno per far quadrare il suo bilancio, grazie a circa 170 mila euro in più ogni anno.

«Il problema – dice Brugnara – è che chi ha una struttura come la nostra ha anche dei costi in più: insisteremo con la Provincia perché ci venga riconosciuto». Anche perché poi la casa di riposo di Lavis ha dalla sua un biglietto da visita da spendere. Come riportato dal Trentino il 31 dicembre scorso, ogni anno l’Azienda sanitaria fa una classifica fra tutte le case di riposo, per segnalare quelle che sono riuscite a ridurre maggiormente l’uso dei farmaci pro capite. La casa di riposo ha scalato questa classifica e si trova ora in quinta posizione. Lavis è ampiamente al di sotto della media provinciale sia per il consumo di farmaci pro capite, sia per il risparmio rispetto al budget che la Provincia assegna per questa spesa. Nel 2016 la Rsa di Lavis aveva un budget di quasi 42 mila euro da spendere in farmaci, ne ha speso solo il 75%, risparmiando quasi 10 mila euro. Ma il discorso non è solo economico: è una precisa scelta assistenziale, si evitano sedativi e psicofarmaci quando non sono strettamente necessari. E lo si fa soprattutto nel nucleo Alzheimer: «Abbiamo sviluppato un modello in cui si preferisce la relazione alla contenzione», spiega la Martielli. Come dire che tante volte un abbraccio vale più di un sedativo.

La casa di riposo di Lavis non nasconde anche un altro vanto: il recente riconoscimento da parte dell’Upipa (l’Unione provinciale delle istituzioni per l’assistenza) delle buone pratiche per la libertà. Significa che la casa di riposo di Lavis può essere un esempio a livello provinciale in questo ambito, anche nelle pratiche assistenziali nel nucleo Alzheimer. Ma tutto questo, dicono nella casa di riposo, ha un costo.

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