Gli assistenti sociali: «Non si può morire di freddo a Bolzano»
La presidente Rosignoli: «Si comincia a parlare di emergenza quando il freddo è già arrivato. Il problema della casa, diritto fondamentale per ogni persona, non può essere garantito con misure temporanee»
LA TRAGEDIA: Mostafa, 19 anni, morto al gelo a Bolzano. «Voleva aiutare la sorella»
BOLZANO. "Nella seconda provincia d'Italia per qualità di vita, Bolzano, si muore di freddo a 20 anni. Gli invisibili per un attimo diventano rumorosamente visibili". Lo afferma la presidente dell'Ordine degli assistenti sociali Trentino Alto Adige, Angela Rosignoli, dopo la morte per assideramento di un giovane migrante avvenuta nel capoluogo altoatesino nei giorni scorsi.
"Si comincia a parlare di 'emergenza freddo' quando il freddo è già arrivato - aggiunge Rosignoli - e così si aprono scuole e nuovi dormitori e si creano posti letto aggiuntivi temporanei". "Il freddo arriva ogni anno inesorabilmente ma non è la causa di un problema ormai strutturale, ne amplifica solo i contorni - prosegue - Accade perciò che i servizi di accoglienza si riempiano e non si svuotino o che i percorsi delle persone in strutture residenziali che puntano all'autonomia non trovino conclusione perché non ci sono risorse abitative. Il problema della casa, diritto fondamentale per ogni persona (italiana, straniera, rifugiata legale o illegale), non può essere garantito con misure temporanee e provvisorie".
"Il diritto alla casa e i bisogni abitativi non possono ridursi all'emergenza e non possono essere responsabilità solo del sociale; le politiche abitative e economiche devono prevedere interventi integrati e meno miopi. La morte di Mostafa darà almeno da dormire a qualche altro invisibile come lui, ma non si può morire di freddo, a Bolzano, nel 2022", conclude Rosignoli.