«Un museo diffuso? Si può fare» 

L’incontro a Valdaone. Vittorio Sgarbi, presidente del Mart, messo sotto pressione, cede alle richieste di realizzare mostre nelle Giudicarie Il nostro direttore Mantovan prospetta un futuro della valle che punta sulla cultura: «Ma serve un sistema connesso che faccia strategia unito»



Valdaone. Possono cultura arte e bellezza fungere da volano di sviluppo economico per le valli trentine? Un quesito cui hanno dato risposta il direttore del Trentino Paolo Mantovan e il presidente del Mart Vittorio Sgarbi, protagonisti della manifestazione "Altrotempo" che ha avuto luogo nel tardo pomeriggio di venerdì a Forte Corno, nel Comune di Valdaone, di fronte a circa 200 convenuti, oltre al presidente Fugatti e all'assessore Failoni. È stata anche l'occasione per proporre al critico un'idea di “museo diffuso” con opere del Mart da portare in Valle del Chiese e lui dopo avere a lungo nicchiato alla fine ha aperto ad una mostra di Luigi Bonazza a Bondo, sua terra d'origine.

Detto che la domanda iniziale era forse un po' scontata visto che la risposta è stato un unanime «assolutamente sì», naturalmente toni e sfumature sono stati assai diversi a seconda di chi li parlava.

Vittorio Sgarbi ad esempio è stato stuzzicato sul tema dal moderatore dell'incontro Diego Decarli che gli ha ricordato una frase attribuita all'ex ministro Giulio Tremonti per cui «con la cultura non si mangia». La risposta del critico è stata però inaspettatamente conciliante (e del resto nel corso del dibattito Sgarbi ha parlato di sé definendosi «mite ma non democratico»).

La cultura produce ricchezza

«La frase - ha specificato il presidente del Mart - in sé è grottesca perché la cultura può assolutamente produrre danaro, basti pensare agli effetti che si misurano sul turismo. Tremonti però la disse riferendosi alle spese per gli enti lirici e per il cinema. Ad esempio il Giffoni Film Festival costa a Stato e Regione Campania 14 milioni di euro all'anno è chiaro che non è un investimento produttivo. Il teatro della Scala di Milano costa 230 milioni di euro all'anno ed è chiaro che per quanti siano gli abbonati, non si ripagano. Quindi lui faceva un ragionamento legato al fatto che questi finanziamenti non funzionano come sarebbe per un film che si ripaga grazie agli incassi, perché la Cultura non essendo sempre popolare o comica può non produrre dei buoni risultati. Poi lui stesso secondo me sapeva benissimo che quando tu hai un luogo bello come può essere Capri, Ostuni, Taormina o Cortina non puoi non produrre un ritorno economico. La considerazione è sbagliata perché a volte bisogna anche investire senza pensare di avere un ritorno, ma immagino fosse quello il senso della sua infelice formula, tant'è che poi ha accettato di fare un libro con me in cui la cosa veniva rovesciata e andava rimessa nella sua giusta linea cioè la bellezza produce danaro e la bellezza in Italia produce più di molti altri settori economici. Se Taranto l'avessero sviluppata rispetto alla meraviglia del sito della Magna Grecia che è lì, e non con l'Ilva avrebbero sicuramente fatto un affare».

Più cultura in valle del Chiese

«Se guardiamo al territorio che ci circonda, la Valle del Chiese - ha detto il direttore del Trentino Mantovan - credo che dovrebbe puntare molto di più su se stesso, sulla cultura e sull'ambiente perché ha parzialmente lo stesso destino della Vallagarina che tanto aveva investito sull'industria e tanto ora si sente svuotata perché non sono ormai questi i territori ideali per le industrie. Qui è necessario credere molto di più in ciò che si è e nella propria cultura, però deve essere un lavoro che fa tutto il territorio. Serve un sistema connesso, che faccia strategia unito. Puoi avere Cristiano Ronaldo ma da solo le partite non le vince, per farcela anche a lui serve una squadra dietro. Lo stesso vale per i territori che puntano a rilanciarsi in base a bellezza e cultura, serve un contesto molto forte, una società che crede nelle sue risorse e ci punta. Credo che anche la valle del Chiese sia di fronte ad una situazione di questo tipo. Non ha il Mart ma ha un territorio con una storia ed un ambiente che andrebbe molto più valorizzato. Se oggi Sgarbi scopre un'opera d'arte da queste parti di cui ignorava l'esistenza (la pala d'altare della chiesa di Sant'Andrea Apostolo a Breguzzo, attribuita a Palma il Giovane, della quale il critico ha ammesso di non essere a conoscenza ndr), vuol dire che c'è qualcosa che manca anche nel saper raccontare questo territorio, o nel capirlo o nel credere che sia una risorsa. Il problema infatti è che in troppi credono che davvero con la Cultura non si mangi».

Infine c'è da dar conto del pressing estenuante messo in atto da Decarli per convincere il presidente del Mart a dare il suo assenso ad una collaborazione per esposizioni diffuse sul territorio e nello specifico in Valle del Chiese. Sgarbi per un po' ha nicchiato chiedendo progetti su cui eventualmente decidere ma di fronte alla richiesta di realizzare una mostra su Luigi Bonazza nella chiesa di San Barnaba di Bondo ha alla fine ceduto, ed ha aggiunto il carico contestualizzandola come «una conseguenza di Klimt» aggiungendoci: «Galileo Chini, Zecchin, tutti quelli che hanno rappresentato il gusto di Klimt in Italia».













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