Api (Confagri), acquacoltura a rischio se non si promuove pesca
(ANSA) - ROMA, 20 MAR - Garantire le produzioni dell'acquacoltura italiana con una regolamentazione quadro e regole chiare e uniformi per le concessioni, dando spazio adeguato all'allevamento ittico; promuovere lo sviluppo del comparto attraverso una corretta informazione e formazione; sostenere l'innovazione tecnologica e la ricerca finalizzate allo sviluppo sostenibile e alla mitigazione degli effetti del cambiamento climatico sull'acquacoltura. E' l'appello lanciato dall'Api, l'Associazione dei piscicoltori italiani di Confagricoltura, agli stati generali della maricoltura che si sono tenuti a Palazzo della Valle a Roma.
"Garantire la competitività delle nostre imprese, tenuto conto che l'Italia ha perso quote rispetto ad altri Paesi - ha detto il vicepresidente esecutivo di Api Claudio Pedroni, allevatore in Toscana - è la nostra priorità. Con oltre 8mila chilometri di coste, sono solo 20 le concessioni off-shore di impianti di produzione di maricoltura. La situazione è ferma a trent'anni fa, mentre altri Stati hanno investito nel comparto, arrivando a produzioni di gran lunga superiori a quelle italiane, garantendo occupazione e solidità economica".
Oggi l'acquacoltura nazionale produce oltre 50mila tonnellate di animali acquatici, di cui quasi il 90% spigole, orate e trote. Sommando anche la produzione di molluschi, si arrivava nel 2022 a 130mila tonnellate complessive, praticamente la medesima quantità di quello che si ottiene con l'attività di pesca della nostra flotta nazionale. Per l'Api, che rappresenta la quasi totalità delle aziende del comparto, occorre spingere sull'innovazione e sulla ricerca per trovare soluzioni atte a garantire un ambiente-mare più sano e un approccio ancora più sostenibile da parte delle imprese, spinto da un quadro normativo certo e strategico per il settore. L'acquacoltura italiana è comunque riconosciuta in tutto il mondo per l'alta qualità della produzione e per la sua biodiversità: "Il fatturato dell'acquacoltura italiana supera i 400 milioni di euro e si conferma un settore importante per la nostra zootecnia, sebbene sia tra quelli più 'giovani' ha sottolineato il vicepresidente di Confagricoltura, Luca Brondelli. (ANSA).