Nell'odore delle mummie egizie la sfida all'immortalità



Qualcuno lo ha definito 'il profumo dell'eternità': è l'aromasprigionato dallemummie egizie, unodore penetranteche per secoli ha stregato archeologi e restauratori con le suenote dolci,legnose espeziate. Frutto della sapientecombinazione diolii,cere eresine per l'imbalsamazione, ma anche dell'aggressione dimuffe ebatteri, è statoanalizzato per la prima volta in modo sistematicomediantetecniche chimicheesensoriali. A metterci il naso è stato un gruppo internazionale di ricerca coordinato dall'Università di Lubiana, dall'University College di Londra e dall'Università di Cracovia, che hapubblicato lo studio su Journal of the American Chemical Society. 

Due le ricercatrici italiane coinvolte: la veneta Emma Paolin, dottoranda in chimica analitica presso l'ateneo sloveno, e l'abruzzese Fabiana Di Gianvincenzo, post doc a Lubiana e ora al Rijksmuseum di Amsterdam.

Analizzare l'odore delle mummie"ci aiuta ad avere unquadro piùriccoedettagliato di questa antica cultura, perché gliEgizi prestavano grandeattenzione all'odore del corpo del defunto, dal quale cercavano dieliminare ogni sentore sgradevoleaffinché si presentasse nel migliore dei modi al dio Anubi nell'al di là', dice all'ANSA Paolin, prima firmataria dello studio. 

 Per capire se questo 'odore di immortalità' fosse ancorapresente dopo secolie per capire la suaevoluzione nel tempo, è stato condotto uno studio al Museo Egizio del Cairo su nove corpi di uomini e donne mummificati tra il XIII secolo a.C. e il III secolo d.C.: quattro mummie erano esposte al pubblico e cinque erano conservate nei depositi museali. 

  "Abbiamoraccolto campioni dell'aria presente nei sarcofagie nelle teche di vetro da esposizione e li abbiamoanalizzati con un gascromatografo combinato con uno spettrometro di massa e un rilevatore olfattivo", racconta Paolin. "I risultati ci hanno permesso dicategorizzare chimicamentegliodori in base alla loroorigine, riconducendoli a materiali di mummificazione originali, pesticidi sintetici per la conservazione, oli essenziali protettivi e prodotti di deterioramento microbiologico". 

 I risultati delle analisi hanno dimostrato che i più recenti trattamenti conservativi non hanno determinato importanti conseguenze olfattive e che l'odoredelle mummie èfondamentalmente legatoaiprocessi di mummificazioneusati nelle diverse epoche.

Catturarlo econservarlo per le generazioni futureè tra gli obiettivi del progetto internazionale Odotheka, che l'Università di Lubiana e l'University College di Londra stanno portando avanti da tre anni per creare unarchivio di odorilegati ai beni culturali, ad esempiolibri antichiodipinti come la Dama con l'ermellino di Leonardo.
In futuro il team di ricerca proverà a riprodurre l'odore delle mummie per consentire l'allestimento dipercorsi olfattivi nei museiche permettano un maggiore coinvolgimento dei visitatori.









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