Prodotti «made in Italy»? Un piatto su tre è falso
Tra i generi agroalimentari fermati al confine lo yogurt taroccato «Valgardena». Il ministro Martina: cambiare gli strumenti di tutela, ad iniziare dalla tracciabilità
BRENNERO. Yogurt «Valgardena» scritto rigorosamente in italiano, ma proveniente dalla Germania e diretto nel Veronese, carote e cavolfiori in confezioni con i colori della bandiera italiana, diretti a Catania, con etichetta rimovibile pronte ad essere spacciate come italiane. Sono questi i prodotti truffa scovati ieri al Brennero dove è continuata la mobilitazione di migliaia di produttori di Coldiretti.ì
Di buon mattino al confine oltre al ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina sono giunti anche agricoltori ed allevatori da Sicilia, Sardegna, Emilia Romagna Marche, Umbria, Lazio, Puglia, Basilicata e Calabria. Presenti anche il sindaco di Verona Flavio Tosi e il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, l’assessore altoatesino Arnold Schuler ed una delegazione del Patt dal vicino Trentino capitanata dall’assessore Michele Dallapiccola.
Tra le decine di camion fermati con il sostegno di polizia, carabinieri dei Nas e Guardia di finanza continua il flusso di prodotti provenienti dall'estero, molti dei quali senza etichettatura, pronti a diventare italiani, come i fiori recisi destinati anche alla Riviera Ligure, e tonnellate di patate contenute in enormi sacchi anonimi, ma anche intere cisterne di latte dirette ad una grande multinazionale straniera, dai grandi marchi, che opera in Italia.
Contiene materie prime straniere circa un terzo (33%) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all'insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole. È quanto emerso dal dossier presentato dalla Coldiretti al valico del Brennero
E intanto è «Sos prosciutti», sottolinea Coldiretti. Dalle stalle italiane sono scomparsi seicentomila maiali dall'inizio della crisi, «sfrattati» dalle importazioni di carne di bassa qualità dall'estero per realizzare falsi salumi italiani, «con il concreto rischio di estinzione per i prelibati prodotti della norcineria nazionale, dal culatello di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma, la cui produzione è calata del 13 per cento dall'inizio della crisi nel 2008.
«Bisogna cambiare gli strumenti di tutela del vero made in Italy agroalimentare», dice il ministro Martina. «Due settimane fa - ha spiegato - per la prima volta a Madrid abbiamo fatto firmare un documento a Francia, Spagna e Portogallo sul tema dell'etichettatura e origine per il latte e i suoi derivati ed è la prima volta che questo tema viene condiviso fra diversi Paesi. E questo significa che la battaglia di questi Paesi può diventare una battaglia europea e non solo italiana».
«Dopo il Consiglio di martedì prossimo a Lussemburgo scriverò al Commissario per far leva su questo documento, per riproporre il sistema delle etichettature, anche perchè su questo fronte la Commissione e sempre troppo timida», ha sottolineato Martina. «Anche l'ultima relazione che ci hanno presentato francamente è inaccettabile.
Dobbiamo pertanto andare avanti e dopo il piano straordinario per la zootecnia, dobbiamo insistere sull'etichettatura e la tracciabilità per riuscire a rinnovare il rapporto fra cittadini e produttori. L'obiettivo ultimo - ha concluso Martina parlando davanti a centinaia di agricoltori al Brennero - rimane quello di riuscire a difendere il reddito delle persone che spendono la loro vita con passione nell'agricoltura italiana».
Dal canto loro gli assessori Schuler (Alto Adige) e Dallapiccola (Trentino) hanno evidenziato l’importanza della sicurezza alimentare.