«Sciolgo il cuore ghiacciato della gente»

Angaangaq (sciamano eschimese e delegato Onu) in val Venegia: «In questo mondo gelido, quanto lavoro da fare»


di Michele Zadra


CAVALESE. Le spianate della Val Venegia, colme di neve come non mai al cospetto delle Pale di San Martino, per un giorno somigliavano alle pianure ghiacciate della Groenlandia. Lo hanno fatto per ospitare Angaangaq, sciamano eschimese della Groenlandia occidentale, che l'altro ieri ha visitato queste terre suggestive e cariche di mille sensazioni ed ha portato i riti più importanti del suo credo, che pone al centro l'uomo e la terra dove vive. Terra che somiglia ad altra terra ma è sostanzialmente il concetto di terra ad ogni latitudine e longitudine. E lo stesso vale per gli uomini che la abitano in ogni punto del globo ma che sono sempre uomini, uguali tra di loro e importanti uno per l'altro. Angaangaq significa uomo che somiglia a suo zio, intendendo gli antenati, che per il popolo eschimese Kalaallit, sono un riferimento.

E in giro per il mondo tutti lo chiamano "Uncle", appunto zio. E' delegato delle Nazioni Unite in particolare per le minoranze indigene, tiene conferenze in tutto il globo combinando conoscenze scientifiche con conoscenza tradizionale degli eschimesi. Conferenze che vanno da tematiche legate al clima a simposi dedicati al confronto tra fedi e i loro riti. Arrivato da Zurigo e prima di partecipare ad altri convegni a Trento e Udine, Angaangaq ha visitato la Val di Fiemme ed in particolare la zona della val Venegia e di Bellamonte proponendo alcuni dei riti più importanti della tradizione popolare della sua terra, sottolineandone l'aspetto consapevole a scapito della meccanicità. Ad accompagnarlo c'erano Adelgunde Muller, che si occupa della logistica quando lui è in Italia, e Moreno Bartoletti, italiano che da alcuni anni vive in Groenlandia e sostiene un progetto di turismo, non di massa ma di qualità, di aiuto alla popolazione eschimese. L'Apt Val di Fiemme, che l'ha ospitato, ha realizzato un video di questa giornata ed ha altri progetti in serbo. Alla sera abbiamo incontrato "Uncle" a Cavalese e lui ci ha parlato del suo "lavoro". Che è conoscere le persone e cercare di sciogliere il ghiaccio che attanaglia il loro cuore. Ci racconta che in Val Venegia, è entrato in un rifugio ed ha abbracciato i gestori ricevendo un sorriso: «ll loro cuore ha dialogato con il mio - ha aggiunto - e ci siamo subito conosciuti entrando in sintonia». Di seguito ha raccontato l'incontro, di alcuni anni fa, con il Dalai Lama a Toronto, nell'ambito di un confronto tra capi spirituali, dove lui ha ribadito l'importanza di dialogare col cuore e non mettendo in contrapposizione una religiosa con l’altra.

Alla domanda se in questo periodo di permanenza in Italia abbia percepito in giro molti cuori "ghiacciati" lui ha risposto che non è un problema dell'Italia: «Mi è capitato a Milano ma anche a New York, a Zurigo ed in altre città del mondo, cosiddette civili, di trovare uomini che non mi hanno salutato e non hanno chiesto il mio nome». Dunque tanto lavoro da fare? «Non solo per me - ha concluso - ma per tutti, perché tutti devono fare la loro parte».













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