«Sì, il Mart può salvare la Civica»

Gabriella Belli: ma andrà salvaguardata la sua identità di centro di ricerca



TRENTO. La Galleria Civica deve continuare a vivere: «Ho sempre apprezzato il lavoro di ricerca che ha svolto nell'area del contemporaneo». E il Comune sbaglia a volerla "dismettere", «perché il valore della cultura non si misura con i numeri». Gabriella Belli, direttrice uscente del Mart, spezza una lancia in favore della Civica.

La premessa è ovvia: «Ogni decisione spetterà a chi prenderà il mio posto». Ma come per l'assessore provinciale alla cultura Panizza, anche per Gabriella Belli il futuro della Galleria Civica, «che ha una grande storia», dopo l'annunciato azzeramento dei fondi da parte del Comune non può che passare per il Mart: «È una via assolutamente percorribile - afferma - ma considerazioni relative agli aspetti economici, organizzativi e di gestione dovranno comunque consentire di preservarne la matrice identitaria di ricerca nel campo dell'arte contemporanea».

Più scettica, Gabriella Belli, sulla direzione che si vorrebbe dare alla Civica, un ponte tra arte e scienza, in una sede diversa da quella attuale in via Belenzani, magari al Muse che nascerà all'ex Michelin: «Le istituzioni artistiche non possono recitare a soggetto. I grandi temi su cui si riflette nell'ambito della ricerca sul contemporaneo hanno mille sfaccettature: credo quindi che una "mission" non vada ristretta, benché il tema del rapporto tra arte e scienza sia amplissimo. In generale, lo ripeto, alla Galleria Civica andrà garantita l'autonomia nel campo della ricerca. Che può essere una grande risorsa per il territorio».

Una considerazione che non fa a pugni con i numeri che hanno caratterizzato in questi l'attività della galleria Civica, da sempre al centro delle polemiche comunali: «So bene che pochi possono avere colto e valutato l'apporto dato dalla Galleria Civica in questi anni - spiega - ma c'è stato. E sono certa che assieme al Mart questo lavoro potrebbe costituire ancor più un pezzo importante della storia artistica di questo territorio».

Perché se è vero che il Mart «in questi anni ha raggiunto e rispettato i numeri che si era dato come obiettivo per esistere», d'altra parte la cultura non si misura solo con i numeri: «È chiaro che un'istituzione attiva nel campo della ricerca numericamente non muove tante persone, lavora sulla nicchia. Ma non è questo il punto: non è quello il metro di paragone con cui va valutata la sua attività. E cita, la Belli, una frase del celebre architetto cinese Pei: «Non è importante il numero di visitatori di un museo, sono invece importanti i minuti che un visitatore impiega per visitare un museo». Per dire che la crescita culturale, specie in Trentino dove i numeri sono già garantiti dal Mart, va misurata con altri strumenti. «E avere un centro di punta attivo sul campo della sperimentazione - conclude - fa la differenza».













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