il ritrovamento

Ritrovata una ciaspola di semila anni

Il reperto ligneo è stato trovato sulle Alpi Venoste, ai 3050 metri della Bocchetta Gelata Est e al 3800-3700 prima di Cristo


di Davide Pasquali


BOLZANO. La datazione al radiocarbonio parla chiaro: il reperto ligneo rinvenuto sulle Alpi Venoste, ai 3050 metri della Bocchetta Gelata Est, in alta val di Fosse, è databile al 3800-3700 avanti Cristo. Insomma, ha un’età compresa fra i 5700 e i 5800 anni. È la più antica racchetta da neve del mondo. È stata rinvenuta da un cartografo dell’Istituto geografico militare di Firenze nel luglio 2003 e, per dodici anni, è rimasta appesa nel suo ufficio come souvenir della campagna di rilevazioni in quota. Aveva capito benissimo che si trattava di un legno datato, ma Simone Bartolini mai avrebbe pensato si trattasse di un reperto del tardo Neolitico. Cinquecento anni più antico della mummia del Similaun. Presentata ieri ufficialmente, la ciaspola ora verrà esposta al museo archeologico dell’Alto Adige, accanto a Ötzi. Alla cui direttrice, Angelika Fleckinger, si deve l’intuizione che potesse trattarsi di un reperto preistorico. Nel 2015, al racconto di Bartolini a latere di un convegno sui ghiacciai, ha avuto l’intuizione di chiedergli di spedirle una foto...

Ancora una volta, ha annunciato con emozione ieri mattina a palazzo Rottenbuch Catrin Marzoli dell’ufficio beni archeologici della Provincia, «il ghiacciaio ha restituito una testimonianza eccezionale». In occasione di rilievi topografici del confine di Stato alla Bocchetta Gelata Est, in alta val di Fosse, Simone Bartolini, cartografo dell’Istituto geografico militare di Firenze, si è imbattuto in uno straordinario reperto: una ciaspola di legno.

Per avere la certezza scientifica, l’ufficio provinciale altoatesino ha incaricato due distinti istituti di ricerca di effettuare le datazioni al radiocarbonio. «I risultati delle medesime dimostrano chiaramente che la ciaspola risale al tardo Neolitico e cioè all’epoca compresa tra il 3800 e il 3700 a. C.».

Il rinvenimento, pertanto, è più antico di quello di Ötzi, che trovò la morte al Giogo di Tisa - sempre sulle Alpi Venoste, ma diversi chilometri in linea d’aria più a Ovest - intorno al 3200 a.C.

La ciaspola «è interamente in legno di betulla e venne realizzata piegando un ramo a sezione circolare lungo circa un metro e mezzo. Il diametro della racchetta da neve è di 43 centimetri. All’interno, vennero tesi alcuni tiranti».

Si tratta della «più antica ciaspola finora conosciuta». Il reperto, spiega Marzoli, «indica che già nel tardo Neolitico gli uomini, opportunamente equipaggiati, si portavano sullo spartiacque alpino, a quote superiori ai Tremila metri».

Circa la frequentazione delle alte quote da parte dell’uomo preistorico, possono essere formulate ipotesi diverse. Erano forse battute di caccia che lo portarono lassù? Lo sfruttamento dei pascoli alpini? Cerimonie di culto? Viaggi nelle regioni vicine? O forse la fuga dai nemici? «Una risposta sicura non può essere fornita».

Un progetto di ricerca avviato dai beni archeologici, dal museo archeologico e dell’istituto di botanica dell’università di Innsbruck si è dato come obiettivo di investigare i processi insediativi in val Senales e lo sfruttamento a fini pastorali nella preistoria. Accanto a ricognizioni archeologiche e veri e propri scavi, sono stati sottoposti ad indagine pollini tratti da paludi di alta quota.

I relativi risultati documentano una crescente presenza dell’uomo appena a partire dall’età del Bronzo (secondo millennio a.C.). In quest’epoca i rinvenimenti si fanno più numerosi e compaiono strutture abitative anche in alta quota.

Per quanto riguarda le epoche precedenti, fondamentale è l’archeologia dei ghiacciai, nata 25 anni fa con Ötzi.

«La scoperta di nuovi reperti - ha chiosato ieri Marzoli, esprimendo estrema gratitudine al cartografo Bartolini e all’Istituto geografico militare per aver consegnato il reperto ai beni archeologici provinciali - si deve esclusivamente all’attenzione e alla sensibilità di privati cittadini». In questo senso il ritrovamento più importante rimane Ötzi, ma altri rinvenimenti significativi si sono avuti in Pusteria (Vedrette di Ries) e in alta val Senales, dove da anni è oggetto di indagine un sito dell’età del Rame, del Bronzo e di epoca romana. Tra i reperti spiccano soprattutto resti di cuoio e pelle, ganci di cintura in legno dell’età del Rame e resti di un edificio dell’età del Bronzo, cui si riferiscono numerose scandole in legno di larice.

L’intensa frequentazione dello spartiacque alpino fin dalla preistoria è ora documentata anche dal ritrovamento alla Bocchetta Gelata o Gurgler Eisjoch che dir si voglia.

 













Scuola & Ricerca

In primo piano

Podcast

Il Trentino nella Grande Guerra: gli sfollati trentini spediti in Alta Austria

Venezia e Ancona vengono bombardate dal cielo e dal mare. A Trento viene dato l’ordine di abbandonare il raggio della Regia fortezza, con i treni: tutti gli abitanti di S. Maria Maggiore devono partire. Lo stesso vale per Piedicastello e Vela, così come per la parrocchia Duomo. Ciascuno può portare con sé cibo e vetiti per 18 kg. Tutto il resto viene lasciato indietro: case, bestiame, attrezzi, tutto. Gli sfollati vengono mandati in Alta Austria. Rimarranno nelle baracche per 4 lunghi anni.