Prostitute, ritmi da «fabbrica»
Per soddisfare tutti i clienti nei centri massaggi c’erano anche lucciole di 75 anni
TRENTO. I quattro finti centri massaggi dislocati fra Trento e Bolzano erano delle vere e proprie fabbriche del sesso, dove ogni donna aveva l’obbligo di soddisfare fino a trenta uomini al giorno. Alle prostitute veniva imposto un ritmo di lavoro «da impronta tipicamente cinese», come ha spiegato lo stesso giudice Carlo Busato, che ha firmate le sei ordinanze di custodia cautelare. Durante gli appostamenti, è stato notato entrare in uno dei centro massaggi cinesi un agente dei vigili urbani. Era in divisa. L’uomo, che si era insospettito, aveva deciso di sua iniziativa di dare una controllata: «Una volta entrato ho notato dall’ingresso un letto matrimoniale con ragazze orientali sdraiate sopra». Questo è quanto l’agente ha poi raccontato ai carabinieri, proseguendo: «La gestrice del presunto centro massaggi ha iniziato a darmi dei bacini sulle guance e poi ha iniziato a toccarmi nelle parti intime, invitandomi a fare un massaggio». A quel punto, il vigile capisce che quello è tutto, tranne un centro fisioterapico e quindi si rivolge ai militari. Le prostitute cinesi erano tra i 20 e i 75 anni. Già, anche le più anziane venivano “assunte”, visti i vizi e capricci di alcuni dei 700 clienti, che sono stati identificati dai carabinieri. Il giro d’affari ammonta a diversi milioni di euro. Secondo le forze dell’ordine non vi sarebbero dubbi: il denaro veniva immediatamente riciclato. Oggi verranno sentiti dal gip tutti e sei gli indagati. Si tratta di Ling Zhang, 52 anni, Ma Xiao, 29 anni, Carlo Franco Greco, 53 anni, Piero Giorgio Pedranzini, 62 anni, Chun Yu Dong, 42 anni e Xiufen Chen, 44 anni. Queste ultime guadagnavano 15 mila euro al mese, gestendo i centri di Laives e di via Druso.