Poveri e soli, migliaia di «invisibili» 

Stranieri ma anche famiglie in crisi: ecco il popolo che ha perso la speranza e ha bisogno di aiuto. Anche in Trentino


di Andrea Selva


TRENTO. Sono migliaia, in Trentino, gli “invisibili” che vivono qualche forma di difficoltà, solitudine o emarginazione: spesso “conosciuti” dai servizi sociali e dalle tante associazioni (e volontari) che se ne occupano, ma nella maggior parte dei casi lontani dalle cronache e dalle esperienze della maggior parte delle persone.

Alcuni numeri: ogni anno 3.500 persone chiedono aiuto alla Caritas per far fronte ai problemi economici legati a difficoltà personali o - soprattutto - alla crisi. Ci sono i padri di famiglia che hanno perso il lavoro ma anche anziani che non riescono ad arrivare a fine mese con una pensione di poche centinaia di euro. Per loro ci sono pacchi alimentari, abiti, ma anche aiuti economici (e anche una sorta di orientamento) per pagare i debiti e riuscire ad affrontare il futuro.

Se chiedete alle istituzioni vi risponderanno che in Trentino anche gli invisibili stanno meglio che altrove, ma sono comunque 8 mila i nuclei familiari in gravi difficoltà economiche che dal prossimo anno dovrebbero percepire l’assegno unico, che è l’evoluzione del reddito di garanzia. E secondo il servizio statistica provinciale il 5% delle famiglie è in stato di grave deprivazione materiale che (secondo le statistiche) vuole dire avere almeno quattro di questi sintomi di disagio: non poter sostenere spese impreviste, non potersi permettere una settimana di ferie, avere debiti arretrati per mutui, affitto o bollette, non potersi permettere un pranzo adeguato ogni due giorni, non avere soldi per riscaldare la casa come si deve e non potersi permettere la lavatrice, l’auto, la televisione o il telefono.

Parlare di “invisibili” per i migranti (che sono oltre 1.700 e sono tutti conosciuti dai servizi di accoglienza) può sembrare un controsenso, ma alzi la mano chi ne ha mai conosciuto (davvero) uno o almeno ha avuto occasione di scambiare due parole. Per non dire di tutti i migranti davvero invisibili che sono quelli che tornano dall’Europa settentrionale o più semplicemente quelli che - scaduto il periodo di accoglienza - si trovano in Italia, senza assistenza e senza alcuna reale prospettiva.

Nelle mense della città di Trento ogni giorno vengono serviti pranzo e cena a duecento persone, ma secondo il Comune di Trento i senza tetto che ogni anno vengono contattati dalle unità di strada sono circa 500. Una realtà ben conosciuta dai tanti volontari che se ne occupano.

Domenica prossima Papa Francesco l’ha voluta dedicare ai poveri (e non alla povertà), sottolineando che c’è differenza tra un’emergenza e le persone. E il Trentino in questi giorni - a partire da domani - racconterà alcune storie di persone “invisibili” (lasciandole comunque invisibili) nella convinzione che la cronaca si debba occupare dei problemi anche quando si vedono poco, come in Trentino.













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