Possibili maltrattamenti: negata l’estradizione
La decisione. Il giovane, che vive in Trentino, rischiava fino a 15 anni per pochi grammi di droga La corte ha ritenuto insufficienti le rassicurazioni della Moldavia davanti ai documenti della difesa
Trento. «Le informazioni della Procura Generale moldava appiono soddisfare in linea teorica gli standard minimi, ma non offrono assicurazioni tali da escludere radicalmente la possibilità di maltrattamenti di qualsiasi natura nel carcere di Chisinau nel quale sarebbe detenuto». Questo «a fronte della documentazione della difesa sull'esistenza di una situazione diffusa a carattere sistemico o comunque generalizzato di violazione dei diritti fondamentali della persona». Così scrive la corte d’appello di Trento che ha rifiutato la richiesta di estradizione presentata dalla Moldavia per un giovane che vive in Trentino da quasi 10 anni e che è stato difeso dall’avvocato Nicola Canestrini.
Pena di 15 anni
In quella che per lui è la patria dei suoi genitori e il luogo dove vive la nonna, rischiava di essere condannato a scontare 15 anni di carcere, in condizioni di pericolo. A dirlo sono i documenti raccolti dalla difesa. «In particolare, il rapporto del Cpt (Comitato europeo per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa) del 30 giugno 2016 - si legge nella sentenza - ha evidenziato che le condizioni di detenzione in Moldavia sono generalmente di natura tale da far ritenere che anche l'odierno estradando corra un rischio reale di trattamento inumano e degradante». E ancora che il carcere numero 13 di Chisinau (quello di destinazione del giovane al centro della questione) è «considerato, insieme a quello numero 11 di Baiti, uno di quelli maggiormente a rischio, evidenziandone il sovraffollamento, la carenza di cure mediche, la scarsa illuminazione e ventilazione, l'insufficiente alimentazione dei detenuti, la carenza di condizioni igieniche e sanitarie non rispondenti agli standard nazionali e internazionali di detenzione. Ad esempio da tale rapporto risulta che le autorità collocano spesso soggetti con varie patologie insieme a persone che sono affette da tubercolosi esponendoli e potenziali rischi di infezioni».
Collusioni e lesioni
E poi c’è il rapporto 2017 dell’Onu con la commissione che «riporta anche le collusioni delle guardie carcerarie con bande criminali, riscontrate da lesioni ai danni dei detenuti». Tutte informazioni in contrasto con quanto dichiarato dalla procura generale moldava che dava rassicurazione sulle condizioni carcerarie. Due analisi profondamente differenti e questa volta per la corte d’appello hanno prevalso quelle della difesa e quindi l’estradizione è stata rifiutata.
L’arresto e la fuga
Il giovane era stato arrestato in Moldavia (dove era in vacanza) ed era stato trovato in possesso con pochi grammi di fumo. Lui ha raccontato - ed è riportato nella sentenza - di aver pagato per uscire del carcere e quindi di essere scappato per tornare in quella che lui considera realmente casa sua, il Trentino. Ma le autorità lo hanno seguito fino a qui chiedendone l’estradizione. Una richiesta che è stata esaminata mentre il giovane è stato subito arrestato (è successo a fine agosto) ed è stato rilasciato solo pochi giorni fa, quando la corte d’appello ha detto no all’estradizione per «l'insussistenza delle condizioni per l'accoglimento della domanda di estradizione formulata dalla Moldavia».