IL MISSIONARIO

Padre Zanotelli: "Pericoloso l'uso del presepe di Salvini"

L'intervista di Natale: "L’utilizzo di simboli come il presepio ed il crocefisso in chiave politica-identitaria è pericolosissimo"


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Lo ha sempre fatto. Non si affida a mezzi termini padre Alex Zanotelli: «L’utilizzo di simboli come il presepio ed il crocefisso in chiave politica-identitaria è pericolosissimo. E chi è cristiano deve stare molto attento a non farsi prendere in trappola dall’uso che ne fanno Salvini e la Lega». Con Zanotelli, comboniano originario della valle di Non, in questo colloquio alla vigilia di Natale, parliamo di simboli e di contenuti.

Ma anche di Antonio Megalizzi ai cui genitori padre Alex ha appena spedito una bella lettera. E di un moderno carcere, quello di Spini, in cui (a Trento, nel 2018) si muore per la disperazione. Zanotelli è appena tornato in libreria con “Prima che gridino le pietre” che, come sottotitolo, ha “Manifesto contro il razzismo”. Ne ha scritto ieri nel suo editoriale in prima pagina il nostro direttore, Alberto Faustini.

Padre Alex è uno strano Natale. Qui da noi tanti hanno negli occhi lo strazio per la morte di un ragazzo che credeva nell’Europa.

«Sì. Ho saputo che prima di partire per Strasburgo Antonio Megalizzi aveva detto ai suoi di avere in mente un presepe particolare, più vero. Ed io in queste ore ho scritto una lettera alla famiglia di Antonio (chissà quando arriverà, l’ho spedita ieri), congratulandomi per avere dato alla luce un ragazzo così bravo. Ho scritto loro che “sino a quando ci sono persone come Antonio c’è ancora speranza per la vecchia Europa. E c’è ancora speranza per il Trentino, che non è solo quello della Lega, quello razzista”. Ma c’è un Trentino, soprattutto giovane, che la pensa in maniera altra».

Il presepe che qui è stato messo fuori dal portone del Santissimo, una famiglia con bambino su una zattera, non piace alla Lega.

«Se uno va a leggere il testo del vangelo di Luca, capisce che Giuseppe e Maria, nei fatti sono due poveri migranti, in cammino per le strade dell’impero romano. E questo povero Gesù nasce per strada. Nemmeno in città, per strada, anzi in un caravanserraglio. Non c’era posto in un albergo, non l’hanno accolto: ed è nato per strada. Esattamente quello che si sta facendo oggi al Gesù. Papà Francesco dice infatti che i migranti sono la carne di Cristo. Quindi per tornare alla sua domanda sul presepe della zattera, le dico che è veramente importante raffigurarlo in questo modo».

In Trentino ha fatto discutere la circolare della giunta provinciale che raccomanda agli istituti scolastici di appendere il crocefisso e di fare il presepe...

«C’è un ministro Salvini che si presenta in pubblico con il rosario tra le mani, con il Vangelo. Che racconta di essere cresciuto con il presepe in casa, che ricorda come lo allestiva sua mamma... Ma questo è un uso strumentale, politico dei simboli religiosi: non è quello cui mirava il Vangelo. Anzi è tutto l’opposto: come si fa a voler mettere il crocefisso e comportarsi in questo modo. In croce ci è finito un uomo di Nazareth che dal Tempio e dall’impero romano era stato considerato un sobillatore. Roma crocifiggeva solo i sobillatori contro l’impero e gli schiavi. Lui era l’ultimo. Come si fa a chiedere di mettere il crocefisso e respingere gli ultimi. E questo vale anche per il presepe».

Un collegamento tra queste due posizioni che è stato sottolineato anche da altri osservatori...

«Certo. Il povero di Nazareth non trova un posto in albergo ed oggi, anzi, Salvini gli ultimi li sbatte fuori. Con quello che è stato definito decreto sicurezza, ma che io chiamo “decreto insicurezza”. Manda via i migranti, per loro non c’è posto. Ecco perché l’uso di questi simboli in chiave politica-identitaria è pericolosissimo. E chi è cristiano deve stare molto attento a non farsi prendere in trappola».

Padre Alex nel carcere di Spini c’è stato un altro suicidio, il secondo nel giro di poche settimane.

«Io seguo da vicino le vicende di molti carcerati, anche perché qui a Napoli collaboriamo con il cappellano di Poggioreale, don Franco Esposito. Io concordo con quello che lui ripete da tempo: “Le carceri non servono assolutamente a nulla. Sono scuole di crimine. Non è questo il modo di rieducare i nostri ragazzi. Servono altre vie”. Ed è grave che, per di più alla vigilia di Natale, ci sia chi si impicca in prigione. Tutto questo mentre a Roma abbiamo un governo che diventa ogni giorno più duro e più pesante. Vedrete che con il decreto sicurezza non saranno solo i migranti a vedere ridotte le proprie libertà».

Che cosa teme in prospettiva?

«Arriverà il divieto di occupare le strade. Ed io, qui a Napoli, ne ho occupate tante di strade. Si andrà avanti di questo passo. Le carceri saranno ancora più dure. E ci sarà sempre più gente che sarà messa in galera. Gli Stati Uniti sotto questo aspetto stanno facendoci capire molto... É incredibile quanti finiscano in carcere negli Usa. Ma è così che si va avanti. Ed è questo il disegno che sta portando avanti Salvini. Deve essere un monito per tutti. Le carceri non risolvono nulla, occorre trovare altre vie. Prima di salutarvi, attraverso il vostro giornale, vorrei fare i migliori auguri di Natale ai trentini.

Grazie mille Padre Alex.

«Ma che sia il Natale vero, non quello consumistico, dell’egoismo».













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