Ora nel patto di stabilità entrano anche i piccoli municipi

La pesante novità anche per i Comuni tra i mille e i tremila abitanti



TRENTO. E poi toccherà al patto di stabilità. Comuni e Provincia dovranno affrontare il tema anche quest’anno, in modo da giungere al protocollo d’intesa verosimilmente prima dell’ottobre prossimo, in modo da lasciare ai rispettivi municipi il tempo di strutturare il bilancio di previsione. L’anno scorso si rincorrevano manovre e ipotesi, quest’anno potrebbe esserci qualche certezza in più. E’ molto probabile, infatti, che il patto di stabilità imposto nel 2011 per l’anno successivo venga confermato. Ma quest’anno c’è una novità: il patto vale anche per i Comuni oltre i mille abitanti e non solo per quelli sopra i 5.000, vale a dire circa 80 municipi più dell’anno passato. Fra tutti si dovranno risparmiare spese per 36 milioni di euro. Chi già sosteneva il patto non subirà ulteriori tagli rispetto a quelli confermati, mentre anche i piccolini dovranno fare i conti con l’impegno tassativo imposto dal governo per la necessità di risanare i conti pubblici.

L’anno scorso nessuno aveva sgarrato, ma è indubbio che l’obbligo di bloccare denaro a disposizione complica un po’ la vita di chi deve fare i conti con i servizi da erogare ai cittadini e con la volontà di investire su opere giudicate determinanti per la comunità. «E’ importante - spiega Mauro Gilmozzi, assessore agli enti locali - che i sindaci programmino per bene gli interventi, stando attenti a non sforare. Ma per fare questo abbiamo messo a loro disposizione gli strumenti necessari per potersi garantire gli investimenti. Certo, servirà una gestione oculata e previdente. Nel 2013 potrebbe diventare operativa la “cassa 2”, con la quale i Comuni potranno gestire le loro finanze in modo più coordinato e senza rischiare di rimanere bloccati per colpa del patto di stabilità».

L’anno scorso l’imposizione romana aveva creato non pochi problemi ai Comuni trentini. A parte il fatto di aver avuto pochissimo tempo per organizzare i bilanci con le informazioni corrette che si accavallavano, c’era un problema effettivo di riduzione delle risorse e su chi e come avrebbe dovuto pagare. Alla fine il Consorzio dei Comuni raggiunse un compromesso e una disponibilità di quasi tutti i sindaci a collaborare con spirito solidaristico al conto totale proveniente da Roma. La Provincia si accollò gran parte di quei 60 milioni che andavano a carico degli enti locali e ai municipi rimasero poco più di 14 milioni da dividersi. Quest’anno la cifra sarà più alta, ma saranno anche di più le realtà chiamate a contribuire perché anche i piccoli centri dovranno fare la loro parte per contribuire a sanare le voragini di una spesa pubblica nazionale andata totalmente fuori controllo.

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