palazzo della regione

Occhi, quando l’eredità è scomoda

Il congresso sulle malattie genetiche della retina



TRENTO. I ricercatori genetisti escono dai laboratori ospedalieri e offrono un servizio etico al cittadino. Questo il tema trattato venerdì al palazzo della Regione, legato alla diagnosi e alla cura delle malattie genetiche della retina. Il congresso è stata organizzato dalla Magi, onlus trentina che ha sviluppato negli ultimi 3 anni una rete clinica capace di identificare con una serie di esami il malato di distrofia retinica ereditaria assistendolo sia nell'analisi che nella cura. Spesso si trascurano i piccoli segnali che i nostri occhi ci mandano, dando poca importanza a un'ombra riflessa o a un temporaneo offuscamento della vista. Non è sempre colpa della stanchezza, molte volte si ereditano patologie senza esserne a conoscenza. Una di queste è la retinite pigmentosa, malattia ereditaria e degenerativa che uccide lentamente le cellule fotorecettrici della retina, sensibili a forme e colori. Si manifesta nella difficoltà di vedere in condizioni di scarsa illuminazione o nella difficoltà di percepire gli oggetti posti lateralmente con restringimento del campo visivo. Al congresso hanno contribuito i direttori dei centri clinici dove vengono assistiti i malati affetti da malattie genetiche alla retina. Leopoldo Zelante, che dirige il laboratorio di genetica medica dell'ospedale Casa Sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo ha affermato: «È giusto assistere nella terapia le famiglie senza lasciarle sole, spesso si sentono investite di responsabilità verso il famigliare malato, a maggior ragione se è un figlio, che non deve vivere il suo stato di salute come una mutilazione. E la diagnosi è fondamentale per trovare una terapia consona».(m.o.)













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