La maggioranza si spacca sullo Ius soli
In consiglio regionale passa il documento di Kaswalder per bloccare la legge con il sostegno dell’Svp. Bocciata la proposta Pd
TRENTO. Lo ius soli divide le forze politiche locali. Non solo. Ieri in consiglio regionale si è consumato uno scontro anche all’interno della maggioranza, con l’Svp che ha votato contro una proposta del Pd e dei Verdi. Due i testi contrapposti: la mozione n. 55, presentata dai consiglieri Kaswalder e Fasanelli (Gruppo misto) e Borga (Civica) per impegnare la giunta regionale a manifestare la contrarietà al disegno di legge che vuole riconoscere la cittadinanza italiana a chi è nato in Italia da genitori stranieri, mentre il voto 11, firmato da Dello Sbarba, Heiss, Foppa, Manica, Ferrari, Civico, Borgonovo Re, Dorigatti, Bizzo, Tommasini e Maestri chiedeva che il parlamento approvi la legge.
Una discussione lunga e articolata, che ha visto passare la mozione di Kaswalder, Borga e Fasanelli e bocciare quella del Pd e dei Verdi, perché i consiglieri del Svpsi sono astenuti o hanno votato contro. Ma, tornando ai documenti, il primo che sottolinea come «il Pd voglia allargare la cittadinanza italiana ad un numero sproporzionato di persone, non facendo altro che incrementare gli sbarchi in Italia». Kaswalder ricorda presentando la mozione che «in Francia, Germania, Regno Unito e Belgio bisogna attendere almeno dai 5 ai 10 anni per ottenere la cittadinanza, mentre in altri Stati sono previsti esami per accedervi». «Lo ius soli riguarda poco i barconi e i flussi migratori, e molto di più le seconde generazioni, ovvero bambini e bambine nati in Italia. Anche in Italia un adulto dopo 10 anni di residenza stabile può chiedere la cittadinanza: si tratta di ammettere anche quelli che sono i più integrati, ovvero i bambini nati qua; se vengono fatti sentire come cittadini di serie B, svilupperanno rabbia e frustrazione», ribatte in aula Dello Sbarba.
«La concessione della cittadinanza porta diritti e anche doveri, ricordando in aggiunta i vantaggi di questo riconoscimento soprattutto per le ragazze, che avendo i diritti riconosciuti dalla Costituzione avranno tutti i mezzi per tutelarsi da certe prevaricazioni», ancora il consigliere dei Verdi.
Naturalmente favorevoli allo ius soli gli interventi dei consiglieri del Pd, da Mattia Civico che ha detto «Lo ius soli non c’entra nulla con i flussi migratori. 800.000 minori nati in Italia non hanno altra Patria rispetto a questa, perché sono nati qui, siedono a scuola accanto ai nostri figli, vivono e respirano la nostra cultura», a Donata Borgonovo Re, che ha sostenuto come «nel 1992 lo ius sanguinis consentiva di mantenere agganciata alla terra d’origine la forte emigrazione italiana: ora però l’Italia è terra di immigrazione, e in questo concetto sociale profondamente mutato bisogna riflettere sul concetto di cittadinanza».
Compatti sulla mozione di Kaswalder, Borga e Fasanelli, i consiglieri della Lega (Maurizio Fugatti ha ribattuto alla tesi di Dello Sbarba secondo cui lo ius soli non c’entrerebbe nulla con i flussi migratori: «Questo si può forse dire dei flussi del passato, ma non per il presente e futuro, rappresentando questa legge un messaggio di totale apertura». Ed anche Filippo Degasperi (M5S) si è dichiarato «non è contrario per principio a una modifica delle regole sulla cittadinanza. Tuttavia essa non è necessaria né urgente, come dimostra il numero dei nuovi cittadini italiani, passati da 50.000 nel 2005 a 200.000 nel 2016. Se qualcuno che vive e studia in Italia vuole diventare cittadino italiano, gli strumenti esistono e funzionano». Da parte altoatesina si sono schierati per la mozione di Borga e Kaswalder anche Urzì (Gruppo misto) e Artioli (Team Autonomie BürgerUnion). E la Stella alpina? L’unico a prendere la parola è stato Dieter Steger, chiarendo che la questione «andrebbe regolata in maniera uniforme a livello europeo», e aggiungendo che «il disegno di legge in Parlamento ha bisogno di ulteriori chiarimenti, in primis riguardo al diritto penale». Steger ha quindi invitato a rinviare la discussione in merito, in attesa di un approfondimento, per evitare di farne materiale da campagna elettorale. Poi i due documenti sono andati al voto con il centrodestra compatto a favore della mozione di Borga contro lo ius soli (31 sì, 16 no e 6 astensioni), mentre il documento di Verdi e Pd è stato bocciato con 16 sì, 25 no e 8 astensioni. In entrambe le votazioni il ruolo della Svp è stato fondamentale, anche se con interventi in aula non espliciti. E solo il giorno prima Renzi a Bolzano aveva confermato l’alleanza con l’Svp.