«Ius soli, brutta pagina della coalizione» 

Duro il capogruppo Pd Manica. E l’ex segretario Agostini: «Mi vergogno del consiglio». La Cgil: «Legge di civiltà»



TRENTO. L’asciuttezza di un tweet che fa più rumore di lunghi discorsi: «Mi vergogno del Consiglio regionale sullo Ius soli. E misuro la tragica debolezza del centrosinistra». Parole affidate ai social dall’ex coordinatore provinciale del Pd, Maurizio Agostini. L’inciampo del centrosinistra autonomista sulla mozione per caldeggiare lo stop a Roma alla legge allo Ius soli (l’aveva presentata Walter Kaswalder) è di quelli che vanno aldilà delle mere conseguenze pratiche di un documento d’intenti: «Non c’è dubbio. Mercoledì in aula, a Bolzano, è stata scritta dalla coalizione davvero una brutta pagina» osserva il capogruppo del Pd, Alessio Manica, nel rianalizzare l’accaduto.

Il consigliere prosegue nella sua disanima: «Diciamo che su questo voto ha pesato, in una parte della coalizione (sì gli autonomisti di Patt e della Svp) una certa aria di destra che soffia di recente in Europa. Ma non solo: temo che sia il Patt, che si è astenuto, che la Svp (che ha votato con gli altri) abbiano cominciato a ragionare in un’ottica elettorale, avvicinandoci al voto. Questo aspetto, trattandosi di un tema fondamentale come i diritti umani, non andrebbe trattato con questo taglio. Dicianmo che in parte mi consola - chiude Manica - il voto compatto non solo del mio gruppo, su cui non avevo dubbi, ma anche quello dell’Upt. E’una conferma che sui temi importanti c’è una condivisione reale, fortem che non puà che farci piacere. Bene anche il voto con la coalizione di Progetto Trentino, che non era affatto scontato».

La Cgil, per bocca dei segretari generali di Trento e Bolzano, Franco Ianeselli e Alfred Ebner, parla di arretramento dell’Italia di fronte ad una perdita di tempo sulla questione dei diritti civili: «L'approvazione dello Ius soli è un atto di civiltà per il nostro Paese. Il dibattito e il voto di mercoledì in Consiglio regionale lasciano profondamente amareggiati e dimostrano ancora una volta come argomentazioni pretestuose vengano utilizzate per non riconoscere il diritto di cittadinanza ai tanti bambini nati in Italia da genitori stranieri o agli stranieri che vivono nel nostro paese da anni» dicono Ebner e Ianeselli. «Pur non condividendola non ci stupisce tanto la posizione delle forze politiche di centrodestra dichiaratamente contro il provvedimento – proseguono i segretari – quanto la posizione delle forze autonomiste che si sono astenute o hanno votato contro. L'approssimarsi delle elezioni fa prevalere le logiche della ricerca del facile consenso. Il provvedimento riguarda le seconde generazioni, nulla c'entra con l'immigrazione clandestina. Il riconoscimento della cittadinanza a chi è nato in Italia vuol dire favorire l'integrazione di questi ragazzi. Scegliere di non votare, o perdere ancora tempo, fa arretrare l'Italia sul terreno dei diritti civili». (g.t.)













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