In Trentino linea "morbida" contro i bulli
Il fenomeno in provincia non risulta essere così grave: niente bocciatura a scuola
TRENTO. Non basta essere “bulli”, in Trentino, per finire essere bocciati, come ad esempio è accaduto nei giorni scorsi allo studente di Lucca che aveva minacciato il professore per ottenere una sufficienza sul registro.
Non sarebbe possibile solo sulla base della questione disciplinare o della “condotta” come si usava dire una volta nel mondo della scuola. A marcare la differenza tra la valutazione in Trentino e nel resto d’Italia c’è il regolamento approvato nel 2010 dalla giunta provinciale, su proposta dell’allora assessora Marta Dalmaso, che separa il giudizio sulle “capacità relazionali” (così si chiama ora il comportamento) da quello sul profitto. E prevede che non si possa arrivare alla bocciatura di uno studente solo per questioni di comportamento.
Nei giorni scorsi – in occasione di un’audizione in consiglio provinciale – il vice questore Sergio Russo, responsabile della polizia postale del Trentino Alto Adige, riferendosi in particolare al cyberbullismo (cioè con l’uso di nuove tecnologie) ha riferito che “in Trentino il fenomeno ha numeri abbastanza contenuti e la rete di contatti tra le scuole permette alla polizia postale di intervenire nella fase preventiva. Comunque secondo le statistiche provinciali – ha detto - i giovani vittima di bullismo e cyberbullismo frequentano prevalentemente le scuole medie (secondarie di primo grado) e hanno quindi un’età variabile fra gli 11 e i 14 anni”.