LA STORIA

Il mistero degli aerei caduti sul Carè Alto 70 anni fa

Uno squadrone della Raf partì dopo la fine della seconda guerra mondiale dal Friuli per una missione segreta



TRENTO. Il mistero degli aerei “scomparsi” partiti dalla base di Lavariano, in provincia di Udine, il 26 luglio del 1945, a guerra finita, non ha ancora trovato soluzione. A settant’anni di distanza resta il giallo di quale fosse la missione di ben nove aerei alleati, cinque dei quali si schiantarono sul monte Caré Alto, nei pressi dell’Adamello, in Trentino. «Il compito di quegli aerei è tutt’ora un’enigma, che ancora oggi non ha visto riscontro» ricorda Ferdinando Bernardis, già capogruppo Ana di Lavariano e custode delle memorie storiche del paese, soprattutto per quanto riguarda proprio il terreno di volo, quella pista che è stata teatro di tanti episodi della storia nel secolo scorso.

I nove caccia Mustang P51 della Royal Air Force (Raf) – registrati come “squadrone 112” – decollarono in stormo da Lavariano esattamente settant’anni fa, con alla guida piloti inglesi – tra i quali il luogotenente Ray Templer, sudafricani e neozelandesi, in direzione Nord-Ovest, ma sorvolando i cieli trentini cinque di loro caddero a seguito del tremendo schianto contro la montagna. A sentire i testimoni, prosegue nel suo racconto Bernardis, che negli anni ha minuziosamente ricercato dettagli e aneddoti per ricostruire la storia dei caccia della Raf, grazie anche alla collaborazione delle penne nere trentine, quella giornata del 26 luglio del 1945 «era molto calda, con ottima visibilità e dunque senza problemi meteo per il decollo, che avvenne alle 9.55 del mattino». Secondo le dichiarazioni di alcuni valligiani, la quota di volo era molto bassa, così bassa da poter addirittura scorgere la figura dei piloti al comando degli aerei. Sulla base delle successive testimonianze dei piloti sopravvissuti, si arrivò alla conclusione che i compagni non si sarebbero accorti per tempo che la valle che stavano sorvolando era “chiusa” e delle nuvole coprivano i monti davanti a loro, per cui non fecero in tempo a modificare la rotta e rialzarsi per evitare l’impatto.

Finora non è pervenuta nessuna attestazione diretta dell’urto contro la montagna, e anche i piloti superstiti non furono in grado di fornire una testimonianza plausibile sulle cause dell’incidente. Sembra poi, ad aggiungere pepe a questa irrisolta vicenda, che due degli aerei dello stormo fecero ritorno alla base di Lavariano dopo pochi minuti di volo per noie ai motori. Nei giorni successivi la popolazione di Vigo di Rendena recuperò le salme dei cinque piloti alleati che vennero prelevate da un mezzo inglese e verosimilmente portate nel cimitero di Trento, in cui si tenne una semplice cerimonia di ricordo prima della tumulazione nel camposanto del Commonwealth di Padova.

Ferdinando Bernardis è ancora alla ricerca delle reali motivazioni di quella missione ancora oggi avvolta dal mistero e su un piano di volo secretato in qualche archivio militare inglese, alla pari dell’interrogatorio dei superstiti avvenuto all’aeroporto di Lavariano. Sempre secondo le dichiarazioni di alcuni testimoni, pastori e malgari, sul posto dell’incidente vennero ritrovate, stranamente, delle carte topografiche proprio di quella zona: «stavano cercando qualcosa o qualcuno, tanto da volare così bassi?», si chiede Ferdinando Bernardis, anche perché «i piloti erano dei veterani e gli aerei di costruzione recente, dunque nulla poteva far prevedere il disastro». «Nonostante la guerra fosse terminata in Europa – prosegue – questi piloti hanno combattuto per la libertà, svolgendo sino all’ultimo il mandato che i comandi alleati avevano loro affidato, per questo motivo è giusto che vengano ricordati».

Forse, ipotizza Bernardis, un recupero attento e un’analisi approfondita dei rottami avrebbe potuto fornire qualche indizio in più, ma solo pochi resti del relitto aereo sono stati reperiti e oggi sono esposti al Museo storico di Spiazzo Rendena, mentre i documenti riportano che i piloti sono morti durante una perlustrazione.













Scuola & Ricerca

In primo piano