Zambana e Fai, il cammino di una comunità di montagna divisa in due villaggi
Dalla Carta di Regola di Fai e Zambana del 1590 ai giorni nostri: il libro di Tarcisio Chini è frutto di una lunga ricerca storica
Dalla Carta di Regola di Fai e Zambana del 1590 ai giorni nostri: il libro di Tarcisio Chini è frutto di una lunga ricerca storica
Verso la fine dell’Ottocento, al tramonto della Belle Époque, l’aristocrazia europea amava ritrovarsi spesso nella cittadina termale dell’Alto Garda. In inverno, in cerca di un clima mite, soggiornava qui anche Francesco II di Borbone, l’ultimo Re delle Due Sicilie in esilio. E fu proprio ad Arco, cittadina che allora faceva parte dell’Impero Asburgico, che alla ne del 1894 il sovrano morì a soli 58 anni
La disperazione dei soldati in trincea porta molti di essi, oltre agli episodi di autolesionismo per poter essere rimandati a casa, a togliersi la vita. Gli alti comandi, non potendo punire i morti, minacciano di punire le famiglie dei soldati suicidi. All’esterno si esalta invece l’eroismo. Fino all’arrivo dei gas.
Venezia e Ancona vengono bombardate dal cielo e dal mare. A Trento viene dato l’ordine di abbandonare il raggio della Regia fortezza, con i treni: tutti gli abitanti di S. Maria Maggiore devono partire. Lo stesso vale per Piedicastello e Vela, così come per la parrocchia Duomo. Ciascuno può portare con sé cibo e vetiti per 18 kg. Tutto il resto viene lasciato indietro: case, bestiame, attrezzi, tutto. Gli sfollati vengono mandati in Alta Austria. Rimarranno nelle baracche per 4 lunghi anni.
Bastano poche settimane per conoscere la realtà della guerra. La sofferenza è quotidiana. L’orrore è ovunque. I giornali lo raccontano ma l’impeto patriottico non ne risente. Nel Regno d’Italia, la retorica della “guerra italiana” per i fratelli delle terre irredente fa molta presa, persone sui giovani studenti.
A Vienna il ministro degli Esteri Leopold Berchtold, che si era rassegnato a sacrificare il Trentino pur di garantirsi la neutralità italiana, si fa da parte. Lo sostituisce Stephan Buriàn. Il quale rinnega l’impostazione del suo predecessore, seguendo la linea di Francesco Giuseppe.
Fra i giovanissimi soldati giunti sul fronte russo dal Trentino , si diffonde un canto triste, che racconta la tragedia della guerra. Pare di udire il sibilare del vento, quando viene cantato in quelle terre così lontane. Le parole in dialetto fanno esplodere l’anima trentina.
Il principe tedesco von Bülow, a Roma, lavora per mantenere la neutralità italiana nella guerra, e mette sul piatto il Tirolo italiano. Il Trentino diventa così merce di scambio.
Il programma per l’estate in Trentino, legato al mondo dell’archeologia si muove a spasso nel tempo, raccontando la storia più antica della provincia: ecco il programma completo
Nella chiesa presenti cento immagini realizzate da noti artisti trentini su pergamena, raccolte in dieci volumi.