Mattia Campostrini e la viticoltura scritta nel Dna di famiglia
In una trentina di appezzamenti da Pilcante a Rivalta segue le orme di nonno Beppino e di papà Paolo
SABBIONARA. Sabbionara è da sempre il paese più agricolo della Bassa Vallagarina. Non è pertanto un caso che vi siano molti giovani imprenditori agricoli: la maggioranza sono part-time ma un buon numero, che sfiora la ventina, sono impegnati in agricoltura a tempo pieno. Il giovane del quale raccontiamo la storia questa settimana è uno di loro: parliamo di Mattia Campostrini, un ventenne che dopo aver fatto i quattro anni scuola professionale all’Istituto Agrario di San Michele, diplomandosi tecnico imprenditore agricolo, da oltre due anni è entrato a tempo pieno in azienda. Mattia ha costituito assieme al fratello Cristian, una società agricola semplice: si tratta di un’azienda viti-vinicola che, per essere in Trentino, è sopra la media. I vigneti sono in parte di proprietà ed in parte in affitto e sono divisi in oltre 30 appezzamenti che vanno da Pilcante di Ala lungo l’asta dell’Adige fino a Rivalta nel veronese.
Mattia non ha mai avuto dubbi che sull’esempio di nonno Beppino e di papà Paolo, avrebbe fatto il viticoltore: «La passione – afferma – mi è stata inculcata con il loro esempio». E’ uno dei pochi giovani che-pur avendone diritto- non ha ancora presentato la domanda per l’ottenimento del premio d’insediamento. «Sto ancora valutando l’opportunità», dice.
L’organizzazione dell’azienda: superfici e colture praticate
L’azienda come accennato, ha una superficie superiore alla media delle aziende vitivinicole della zona ed è coltivata interamente a vite. Queste le varietà presenti in azienda in ordine decrescente: Pinot Grigio, la varietà più rappresentativa, poi Chardonnay, Marzemino, Merlot, Cabernet ed Enantio, il vecchio Lambrusco a foglia frastagliata, che era la varietà dominante ai tempi in cui l’importante era fare quintali, ma che ora è confinato all’ultimo posto, e il nostro orientamento, nei prossimi anni è quello che sarà eliminata del tutto. E se la vendemmia in questa annata è stata difficile, con molte aziende a produrre fino al 30% in meno dello scorso anno, già era stato scarso, per i Campostrini le cose son andate diversamente: «Noi – afferma Mattia - siamo arrivati mediamente alla produzione prevista dal disciplinare della Doc, nonostante che nella zona nord dell’azienda nel comune di Ala, abbiamo avuto una gelata tardiva sui vigneti che ha fatto grossi danni».
E prosegue: «Io spiego questa differenza positiva per la nostra azienda con il fatto che per il Pinot Grigio abbiamo introdotto nuovi cloni molto più produttivi. Anche la qualità è stata molto buona, un po’ scarsa di gradi nella prima parte della vendemmia, ma da metà vendemmia in poi la gradazione si è alzata in modo molto soddisfacente».
E la mano d’opera? «Salvo il periodo della vendemmia nel quale dobbiamo assumere del personale esterno alla famiglia, tutte le altre operazioni di campagna fatte durate l’anno vengono fatte da noi», precisa Mattia. «Certo, abbiamo un parco macchine moderno e completo: quattro trattrici, quatto atomizzatori con ugelli anti-deriva, sfogliatrici, spollonatrici, macchina per la sfogliatura, e per il diserbo meccanico». Tutto il parco macchine agricole è concentrato sulla sede dell’azienda a Sabbionara, e poi si muovono fino a circa 15 km a nord e 15 a sud.
Fra i progetti futuri di Mattia, ampliare ancora l’azienda, di qualche ettaro, in quanto riesce a fare durante la stagione anche dei lavori per terzi. Un sogno nel cassetto? A vent’anni come si può immaginare sono molti, ma ce n’è uno che prevale sugli altri: «Godere sempre di una buona salute, cosa questa fondamentale per affrontare le difficoltà della vita che affronto con entusiasmo. Certo, sono cosciente che il nostro lavoro fatto con tante macchine operatrici è sottoposto a rischi infortuni molto alti, ma cerchiamo di operare con perizia e attenzione». Alla classica domanda se è pentito della scelta professionale fatta, visto che comporta riti di lavoro e monte ore settimanali che sono una volta e mezza quella di un lavoratore dipendente, risponde che per il momento non è pentito, lo rifarebbe ancora, ma si conserva una via d’uscita.
Ed i rapporti con l’ambiente? «Cerchiamo di rispettarlo al massimo, anche se in annate come questa, con una primavera molto bagnata, il problema della peronospora sulle viti era molto grosso e pertanto si sono dovuti fare molti trattamenti per salvare il prodotto. Poi abbiamo sempre più spesso il problema delle gelate tardive, che ci fanno molti danni». Ma vista la sua sensibilità per l’ambiente ha mai pensato a trasformare l’azienda in biologica? «Ci ho pensato – risponde – ma essendo divisa in tanti appezzamenti è molto difficile, se poi pensiamo al problema della deriva è un grosso limite. Le nostre uve in parte sono conferite alla Cantina sociale di Avio ed in parte a quella di Ala che di fatto è diretta dal gruppo Mezzacorona: ebbene i prezzi liquidati dalle due cantine sono molto simili, una cantina lo ha più alto per una varietà e l’altra lo ha più alto per un’altra».
Mattia dà una mano anche ai gruppi culturali locali e l’inverno riesce a ritagliarsi il tempo per qualche bella sciata.