Giudice del lavoro, vincono i precari: il Muse dovrà risarcire
Causa pilota di un lavoratore seguita dalla Cgil contro il museo e la Coopculture: «Va riconosciuta l’indennità di appalto»
TRENTO. Una cifra compresa tra i 6 e gli 8mila euro dovrà essere versata a un lavoratore che, col supporto della Cgil, ha presentato e vinto un'istanza contro il Muse e la cooperativa di cui era dipendente, la Coopculture.
La sentenza interessa da vicino non solo questa persona, ma anche il centinaio di lavoratori precari impiegati al Museo delle scienze progettato da Renzo Piano in biglietteria, come pilot o divulgatori. A questi potrebbero aggiungersi le 127 persone che, negli anni, si sono licenziate per motivi analoghi.
Il tema è la mancata corresponsione dell'indennità di appalto. Il contratto di riferimento per il Muse sarebbe quello di Federculture, ma le cooperative che si sono aggiudicate le forniture hanno concordato, nel 2018, di applicare il contratto delle Cooperative sociali (le coop che forniscono servizi al Muse sono la già citata Coopculture, Socioculturale e Mimosa poi sostituita da Csu di Bolzano a seguito della messa in liquidazione di Mimosa).
Le cooperative non hanno mai applicato l'indennità di appalto e la sentenza del giudice del lavoro di Trento Giorgio Flaim condanna Coopculture e Muse, in solido, a risarcire.
Molte le implicazioni della sentenza, spiegate oggi (28 novembre) in conferenza stampa dal segretario generale della Fp Cgil Luigi Diaspro, dalla segretaria Roberta Piersanti e da Maurizio Zabbeni che per la confederazione Cgil segue il settore appalti.
" La sentenza - precisa una nota - stabilisce che il Muse non potrà più dire di essere inerme di fronte alle scelte delle cooperative e le cooperative non potranno più lamentare le ingerenze del Muse”. Ancora Piersanti: «Con stupore abbiamo appreso che in sede giudiziale, nel contesto della causa, sarebbe emersa l'esistenza di iniziative portate avanti dal Servizio lavoro nei confronti delle cooperative che avrebbero portato a contestazioni per omissioni retributive, previdenziali e assicurative. Com'è possibile quindi che né il Servizio lavoro, né il Muse abbiano ritenuto necessario comunicare tempestivamente al sindacato tali episodi, relativi a punti su cui la nostra azione si era concentrata da anni?".