Expo Riva Schuh, il successo fa 90 

La prima esposizione rivana nel 1973, grazie al torbolano Mino Miorelli, nelle stanze dell’hotel du Lac di viale Rovereto


di Cesare Guardini


RIVA. Riva anni Settanta. Gli 11.942 residenti al primo gennaio 1970 sono diventati 12.090 al 31 dicembre. In municipio prova per un po' a governare una strana coalizione “civica” largamente minoritaria: col sindaco Egidio Molinari (dc) ci sono Dante Dassatti (psiup) Adelfo Frachetti e Mario Viscido (msi), Silvio Drago, Saverio Adami ed Angelo Visconti (liberali: Visconti è vicesindaco), all'opposizione tutti gli altri 23: 3 del pci, 7 del psu (partito socialista unificato) e 13 democristiani. Quando cade Molinari, arriva il commissario straordinario Sisinio Pontalti. L'archivio personale di Carlo Modena (unica fonte abbordabile per dati di questo genere) permette di aggiungere che le presenze turistiche sono state 245.000, concentrate fra giugno ed agosto; 102 gli esercizi alberghieri per un totale di 4980 letti occupati per una media di 50 giorni nell'anno; i bagni sono un migliaio: nel giro di 15 anni diventeranno 2300 in 89 alberghi con 4900 letti. In questa Riva dal 3 al 13 giugno 1974 il palazzo dei congressi appena costruito nel parco del Lido cancellando la vista dei bunker tedeschi si effettua la prima “Mostra di campioni di calzature”. Già da qualche anno un gruppo di rappresentanti del settore della scarpa – il cui mestiere consiste nel rilevare esigenze e gusti dei commercianti sparsi sul territorio e trovare i prodotti adatti a soddisfarle presso le industrie del settore. All'inizio giravano col campionario, come tutti i rappresentanti di commercio; in seguito -anche in considerazione della difficoltà pratica di gestire un campionario sempre più voluminoso- hanno invertito il business: anziché andare loro con casse e valigioni dai commercianti, hanno pensato bene di allestire una mostra di tutti i modelli di calzature prodotti dai rispettivi industriali e chiamare i venditori ad esaminarle ed ordinarle secondo le rispettive esigenze. La cosa funzionava tanto bene per tutti e due i soggetti coinvolti, che un gruppetto d'una decina di rappresentanti tedeschi avevano provato ad abbinare affari e vacanza: da Verona dov'erano sbarcati agli inizi si sono allargati sul lago, andando ad allestire le esposizioni delle loro scarpe per una decina di giorni nelle stanze di uno o più alberghi:lì accoglievano i clienti (venditori, in massima parte germanici) e facevano i loro affari, aiutati anche dall'ambiente “vacanziero”, lago e qualche buona cena. Ma nessun posto era perfetto, sicchè per qualche anno hanno peregrinato da una parte all'altra della sponda veronese. Poi il torbolano Mino Miorelli -unico italiano della combriccola- ha buttato lì la proposta di provare a Riva: subito accettata, e così nel 1973 è toccato alle stanze del du Lac accogliere la prima esposizione degli scarpari in città. A quel punto entra in scena Giuseppe Degara, vicesegretario del Comune (intanto era stato eletto sindaco Bruno Santi) e direttore facente funzione dell'Azienda autonoma (presidente Ezio Marchi) che, ottenuto un appuntamento con Karl Friedrich Eichholz, boss riconosciuto della compagnia, gli è andato a dire: “l'Azienda autonoma ha appena finito di costruire un palazzo dei congressi con sale e saloni in quantità: perché invece di usare i letti per l'esposizione delle vostre scarpe non venite in stand funzionali e modulari che siamo in grado di allestirvi?”. E' stato così che dal 3 al 13 giugno dell'anno successivo in sala dei Mille e sala dei Trecento, la maggioranza degli rappresentanti ha dato vita alla prima Expo Schuh (altri hanno continuato – e continuano tuttora- a preferire una sede tutta propria, ed incontrano i rispettivi clienti in alcuni alberghi della Busa). La fiera delle calzature è arrivata all'edizione numero 90, sempre chiedendo nuovi spazi per i nuovi protagionisti e sempre lasciando alla porta la fila di quelli che bussano ma non ci stanno fisicamente. Allora il 90% degli espositori erano tedeschi e veicolavano verso la Germania il prodotto italiano, adesso il mercato è largo quanto il mondo, un buon 70% è asiatico -cinesi ed indiani coprono la maggioranza sia della domanda che dell'offerta. Il clima mezzo vacanziero delle origini è spazzato via dagli affari da chiudere, fra un venerdì sera e la domenica mattina scorrono milioni; il Garda, non più “das Land wo die Zitronen bluehn”, strappa un'occhiata di ammirazione sempre più di facciata, la fiera continua ad assicurare la quadratura dei bilanci di Fierecongressi ed ha contribuito -e contribuisce- alla crescita del settore turistico non solo con l'indotto ma anche “costringendo” gli operatori ad adeguare continuamente le strutture alle esigenze d'una clientela sempre più specialista: una volta si trattava di adeguare orari, menù e stili di gestione agli scarpari che inondavano Riva di grosse Mercedes e Bmw; oggi occorre un wi fi più veloce per essere in ogni momento dappertutto.













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