Dopo 50 anni chiude la storica fioreria «Erica» 

Il 31 dicembre ultimo giorno di apertura del negozio di piazza Vicenza Dai regali degli amanti ai mazzi per far fare pace ai genitori: «Quanti aneddoti»


di Giorgio Dal Bosco


TRENTO. “Finisce qui, finisce qui, fare un bilancio non è facile”, cantava Ornella Vanoni. Per Franca Ranzi, titolare della fioreria Erica in piazza Vicenza, il bilancio dopo cinquanta anni di lavoro, invece, è facilissimo anche se colmo di nostalgia. Chiude il 31 dicembre e non si conosce il futuro di quel negozio. Chissà.

Addio fiori eleganti..., addio alle quattro chiacchiere con clienti e colleghi commercianti. Addio ad un ambiente, quello di piazza Vicenza, là sotto i portici del palazzo “Mazzalai”, ambiente che lei aveva conosciuto fin da quando aveva meno di dieci anni. Addio ad un quaderno di ricordi, di persone e di personaggi, addio all'epoca dello sviluppo della Bolghera che da campagna è diventato, soprattutto negli anni Sessanta, il rione più blasonato della città.

Franca stava soltanto per nascere quando i suoi genitori aprirono nella casa difronte alla attuale fioreria il loro primo negozio di verdura con ortaggi che il padre Giovanni produceva in un vasto appezzamento in zona Clarina. Dirimpettai vendevano sigarette e giornali i fratelli Pinteri. Cornelia, la zia di Lorenzo Dellai, vendeva pane e latte in un negozio che apriva alle 4 del mattino domenica mattina compresa. Poi c'era un negozio di alimentari di Demattè. Case in Bolghera ce n'erano pochissime. Tante, invece, erano in costruzione. L'ospedale era soltanto … campagna. Autobus due: l'1 e il 2. Accanto al ponte sul Fersina c'era una casupola su un terreno sprofondato a livello del letto del torrente, terreno anch'esso coltivato ad ortaggi. Lì, nei primissimi anni Sessanta sono “cresciuti” due eleganti condomini, quello chiamato Agostini, dal nome dei proprietari del terreno, e quello fronte piazza con portici chiamato con il nome del suo costruttore, appunto, Quirino Mazzalai.

Quel palazzo ha rappresentato per la Bolghera una rivoluzione commerciale perché quei quattro negozi si sono trasferiti tutti lì sotto i portici e hanno continuato a scrivere la loro storia. Ad essi si sono aggiunti gli Stancher con la lavanderia e il barbiere Mengoni. L'ultimo locale dei portici, il più grande, quello accanto al ponte, è rimasto vuoto per molti anni finché – e qui comincia la storia di Franca – Quirino Mazzalai è riuscito a convincere suo padre ad aprire una fioreria. Giust'appunto, deve aver pensato Giovanni Ranzi che morirà nel 1982 a 56 anni due giorni prima di Mario Pinteri. Franca, di andare oltre le scuole medie, non aveva voglia e una fioreria dopo gli opportuni corsi poteva essere la soluzione migliore. Affare fatto con la stretta vigilanza della mamma di Franca, Enrica, oggi 96 anni. (Il nome del negozio “Erica” è una evidente quanto simpatica crasi di Enrica). Insomma, mamma e figlia vendono fiori e Giovanni per un paio di anni prosegue a pochi metri con il negozio di verdura. Lentamente Enrica lascia in mano tutto alla figlia che si sposa con Enrico Pellegrini, un cannoniere del calcio Trento dei primi anni '70, con cui avrà il figlio Federico la cui moglie Arianna ha dato a Franca i nipoti Anna e Gianluca. Nel 2001 Franca si sposta in un locale più piccolo quasi confinante.

Ma quel che più incuriosisce in questa storia immersa in un ambiente più borghese che popolare sono gli aneddoti, alcuni dei quali, raccontatimi da Franca rigidamente anonimi, ché in questo settore la riservatezza è del massimo rigore, sembrano usciti dai fotoromanzi di Grand Hotel. Un signore di mezz'età, ad esempio, circa venti anni fa le ha ordinato per una settimana intera ogni giorno cento rose rosse da consegnare ad una signora della zona. Un omaggio floreale che deve essere stato gradito se, invece, confrontato con la piazzata teatrale messa in scena da una signora inviperita che brandendo come una clava un mazzo di rose le ha intimato: “Non deve recapitarmi più questi fiori ordinati da questo sconosciuto perché mio marito, geloso, mi ha piantato una tal grana da mettere in crisi il matrimonio”. “Signora – ha risposto Franca – li porti in chiesa”. “Neanche per sogno”, si è risentita lei. “Allora, signora, li butti nel torrente Fersina ... guardi è qui a tre passi”.

Poi, oltre ai ricordi dei costosi addobbi per molti matrimoni di vip, pure sui quali la bocca rimane cucita, Franca si commuove ricordando le tenere scenette di alcuni ragazzini e ragazzine che, entrati in negozio, volevano comperare con cento lire di allora, o l'euro di adesso, i fiori per “la mamma che ha litigato con il papà”. Franca non ha avuto problemi a fare un mazzolino di fiori dal costo venti volte maggiore incassando però quei pochi spiccioli dando la soddisfazione al bambino di essere riuscito nel suo piccolo grande progetto di intenerire la mamma.

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