Crisi libica, il Trentino apre le porte ai profughi

Maroni convoca le Regioni per accogliere gli stranieri. Dellai: «Siamo pronti»


Luca Petermaier


TRENTO. Di fronte al rischio di una massiccia invasione di immigrati dal nord Africa, il governo corre ai ripari e chiede aiuto alle Regioni. Una «solidarietà territoriale» che il ministro dell'interno Maroni ha auspicato ieri, durante un incontro con gli enti locali. A Roma c'era anche l'assessore Lia Beltrami e infatti Dellai conferma: «Anche noi accoglieremo una parte di immigrati».
Nei giorni scorsi il presidente della Provincia aveva già manifestato una generica disponibilità ad aprire le porte agli stranieri che sbarcano ogni giorno sulle coste di Lampedusa. Ora da Roma arriva la chiamata ufficiale, resa ancora più urgente dallo spettro di una invasione massiccia di stranieri in seguito all'escalation del conflitto in Libia. Il ministro dell'interno Maroni ha paventato il rischio che nelle prossime settimane Lampedusa (e le coste italiane in genere) vengano travolte da un flusso di almeno 50 mila persone. Di qui la necessità di organizzare un piano di accoglienza in sintonia con tutte le regioni.
Il presidente Lorenzo Dellai ieri non ha potuto prendere parte al vertice nella Capitale, ma al suo posto è intervenuta l'assessore alla solidarietà internazionale Lia Giovanazzi Beltrami. «Non è emerso ancora nulla di concreto - spiega Dellai - e siamo anche noi in attesa di comprendere quante persone potranno essere destinate al Trentino. Di certo - conferma il presidente - abbiamo confermato ufficialmente la nostra disponibilità ad accogliere gli stranieri che il governo deciderà di destinarci. Tempi, modi e numero verranno stabiliti in seguito, al termine di riunioni e contatti diretti tra i tecnici del ministero, il Commissariato del governo e i nostri uffici».
Il piano predisposto dal ministero dell'Interno - ha spiegato Maroni al termine del vertice - prevede una distribuzione che tenga conto, sul territorio, del numero degli abitanti. Per cui si tratterà di una distribuzione con un numero realistico che non trascurerà alcuni, necessari correttivi per regioni che hanno già una forte pressione migratoria come la Sicilia, la Calabria o la Puglia o emergenze quali l'Abruzzo con il terremoto.
Per quanto riguarda l'isola di Lampedusa, Maroni ha spiegato come sia «in corso l'intervento per spostare chi è giunto a Lampedusa in altre strutture» così da far respirare l'isola che nei giorni scorsi ha visto superato il numero dei residenti da quello dei migranti sbarcati sulle sue coste. Dall'inizio dell'anno a oggi (e dunque in meno di tre mesi) sono infatti già arrivati in 14.918 mentre erano stati 4 mila nell'intero anno precedente.
Fare numeri, come detto, è ancora prematuro. Tuttavia (in modo del tutto informale, va chiarito) tra i rappresentanti delle Regioni e delle Province autonome già cominciano a circolare le prime stime di quanto «toccherà» a ciascun territorio. Per il Trentino Alto Adige si è parlato di circa 600 stranieri da ospitare.
L'assessore Beltrami non conferma i numeri e spiega: «Il Trentino ospita già parecchi rifugiati, per cui dovremo organizzare nei dettagli questi nuovi arrivi attraverso la predisposizione di tavoli di lavoro con gli addetti ai lavoro. Certo, di fronte al rischio di una emergenza umanitaria anche noi dobbiamo fare la nostra parte».













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