Comunità di valle, blitz leghista: «Togliamo i compensi»

Spending review, alla Camera passano due ordini del giorno con il parere favorevole del governo: si valuterà la costituzionalità degli enti intermedi


di Chiara Bert


TRENTO. È sulle Comunità di valle trentine che, dopo mesi di scontro frontale, si registra un’inedita convergenza tra la Lega d’opposizione e il governo Monti. Ieri sera la Camera ha approvato il primo decreto legge sulla spending review (che ora tornerà al Senato) ed è collegandosi a questo decreto che ieri la Lega Nord ha portato a casa l’approvazione di due ordini del giorno sulle Comunità di valle. Non c’è stato un voto dell’aula, perché se il governo dà parere favorevole - com’è avvenuto ieri per voce del sottosegretario all’economia Gianfranco Polillo - l’ordine del giorno si intende approvato. Il governo si è impegnato a valutare, nel rispetto dello Statuto di autonomia della Provincia di Trento, di intervenire per rendere a titolo esclusivamente onorifico la titolarità delle cariche delle Comunità di valle. Il secondo ordine del giorno impegna invece a valutare la validità costituzionale degli enti intermedi (istituiti con una legge provinciale del 2006 ed entrati in funzione nel 2010), «arrivando - si legge nel dispositivo - anche a prevederne eventualmente l’abrogazione».

Se è vero che si tratta di ordini del giorno, ovvero di impegni a fare delle valutazioni sul tema, è però innegabile che il passaggio di ieri alla Camera riporta le Comunità sotto la lente d’ingrandimento del governo Monti. «Il governo si appresta a varare un’azione di tagli alla spesa per 8-10 miliardi di euro, chiederà sacrifici anche a tutti gli enti locali, si discute dell’eliminazione delle Province - incalza il segretario trentino della Lega Maurizio Fugatti - è evidente che in questo contesto le nostre richieste risultano ancora più motivate».

Già a dicembre, con il varo della manovra finanziaria del governo, si era parlato di Comunità di valle a rischio, al pari delle circoscrizioni: indennità azzerate - prevedeva il decreto Salva Italia - per tutti gli enti elettivi non previsti dalla Costituzione. Dunque anche per le Comunità. «Non ci riguarda perché su questi aspetti abbiamo competenza primaria», fu la prima reazione dell’assessore provinciale Mauro Gilmozzi, anche se il capogruppo Pd Luca Zeni aveva ammonito a non ignorare i tagli e a non sottrarsi alla direzione impressa a livello nazionale.

Sui costi delle Comunità il Carroccio ha puntato tutto durante la campagna del referendum che chiedeva di abolirle. Il referendum non ha raggiunto il quorum e le Comunità sono rimaste. Il costo complessivo dei nuovi enti (15) è di 7,5 milioni di euro a legislatura: un presidente di Comunità riceve un' indennità che va dai 2.891 euro (lordi) ai 3.533 euro al mese, un vicepresidente dai 1.156 ai 1.413 euro e un assessore dagli 867 ai 1000 euro, infine ai consiglieri va un gettone di 40 euro. Fin dal varo della riforma, nel mirino sono finiti proprio i costi: assemblee pletoriche, secondo molti, un ulteriore livello istituzionale che non ha fatto altro che moltiplicare le spese per indennità e gettoni di presenza anziché ridurli, è l'accusa mossa da giornalisti come Gian Antonio Stella. E così la discussione sulle Comunità di valle si è spesso intrecciata con il dibattito sui costi della politica. Fino a ieri, quando in pieno dibattito sui tagli di spesa, alla Camera sono passati i due ordini del giorno della Lega.

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