Comuni, 21 milioni buttati al vento

In base al patto di stabilità 2013 erano soldi che potevano essere spesi. Daldoss: «Cambiamo per essere più flessibili»


di Chiara Bert


TRENTO. Ventuno milioni persi per strada. I Comuni trentini avrebbero potuto spenderli per investimenti - opere pubbliche, manutenzioni, recuperi - ma non l’hanno fatto. Per eccessiva cautela, a voler essere benevoli. Per inettitudine, ad essere più severi. Un errore - questa mancata spesa - che avrà un effetto pratico: abbasserà l’asticella del prossimo patto di stabilità.

Come? Il «patto di stabilità» è quel tetto di spesa che il governo fissa ogni anno anche per le Regioni e gli enti locali per rispettare gli impegni finanziari con l'Europa e tenere sotto controllo l'enorme buco nero del debito pubblico italiano. Un cappio inaccettabile, si lamentano ogni anno i Comuni. «Perché non possiamo spendere ciò che abbiamo in cassa, e provare così a uscire dalla crisi dando ossigeno agli investimenti e alla ripresa?» è da tempo il leit motiv delle reazioni non solo in Trentino.

Ora, il tetto del patto di stabilità funziona così: viene fissato prendendo a riferimento la spesa effettuata nel biennio precedente. E così, per il 2013, complessivamente i Comuni trentini dovevano risparmiare sulle spese per 37,2 milioni di euro contro il saldo obiettivo del 2012 che era di 19,8 milioni. Una scure pesante, aveva ripetuto in più occasioni l’allora presidente del Consiglio delle autonomie (e oggi consigliere provinciale) Marino Simoni. Tanto più che dal 2013 il patto di stabilità è scattato anche per i Comuni sopra i 1000 abitanti, che prima ne erano esentati.

«I Comuni - spiega l’assessore provinciale agli enti locali Carlo Daldoss - avevano tempo fino al 15 dicembre per dirci quali spazi finanziari a loro disposizione per il 2013 non riuscivano a coprire, per i più diversi motivi, perché non avevano pronti i progetti di un’opera, o perché avevano rivalutato un progetto». «A fine anno il conto è stato di 9 milioni di euro. Soldi che sono stati ceduti alla Provincia, la quale li ha subito dirottati su altri investimenti e si impegna a restituirli ai Comuni nei prossimi due anni». Il problema, ha però aggiunto l’assessore parlando martedì al Consiglio delle autonomie, è che ci sono 21 milioni che sono andati persi: i Comuni non li hanno spesi e non hanno comunicato alla Provincia che non riuscivano a spenderli. Un prezioso gruzzolo di risorse, in tempi di tagli ai trasferimenti, che non è più recuperabile.

«Un’assurdità», è il commento severo di Alessio Migazzi, presidente della Comunità della val di Sole, «ci lamentiamo del patto di stabilità ma poi perdiamo 21 milioni di possibili investimenti, non è possibile, è una vergogna. Il punto va fatto prima, a giugno, per avere il tempo necessario di cedere eventuali spazi finanziari inutilizzati ai Comuni che sono pronti ad usarli».

L’assessore Daldoss ammette il problema e prova a indicare una strada che eviti ulteriori sprechi per il futuro. «Molte ragionerie comunali, soprattutto dei Comuni che avevano per la prima volta il vincolo del patto di stabilità, tendono a essere fin troppo prudenti e a cautelarsi creandosi piccole riserve di spesa. Penso che al secondo anno riusciranno ad essere più accorti». Ma per utilizzare tutta la possibilità di spesa disponibile, spiega Daldoss, «serve una maggiore flessibilità e per averla occorre ragionare in termini di sistema»: «Non più per singoli Comuni, ma creando un unico spazio finanziario a livello di Comunità di valle o meglio ancora di Consorzio dei Comuni. Così che sia più facile vedere quanto rimane complessivamente da spendere e redistribuirlo a chi è pronto a farlo».

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