Bentornati Bastard: ecco il cd

Esce "Per non fermarsi mai": tanta anima, grinta e corposità


Katja Casagranda


TRENTO. «Due anni di lavoro finalmente nelle nostre mani» con queste poche parole e una foto scattata con il cellulare e condivisa sui loro canali web i The Bastard Sons of Dioniso hanno annunciato alcuni giorni fa il loro disco. "Per non fermarsi mai" esce oggi e racchiude tutta l'anima Bastard e anche molto di più, si potrà dire dopo qualche ascolto. Il primo disco veramente Bastard, quello dove senza nessun vincolo o dictat i tre musicisti hanno potuto racchiudere la loro vera musica: ogni nota, parola, fraseggio, ritmo e tempo ha un suo motivi di esistere, come i tre hanno continuato a spiegare. Eccoli lontani dalle logiche delle case discografiche: mercato drogato d'immagine e televoto.

Un business discografico che che per "In stasi perpetua" si interessò di più della grafica di copertina e foto che non della musica incisa sul cd. "Per non fermarsi mai" invece punta all'essenza e al contenuto. Se nel live arriva l'energia, la grinta, la corposità della musica e l'insieme, durante l'ascolto del disco si possono apprezzare le sfumatura, le ricercatezze, i virtuosismi, il senso dei testi in cui la band si racconta. E giocando molto con quel loro modo di usare le parole, con coraggio spiegano questi due anni e mostrano una maturità inaspettata nel parlare di vita, rapporti con gli altri, senso dell'esistenza, valori.

Un concept album da ascoltare tutto d'un fiato. Questa è l'analisi che esce dall'ascolto di "Per non fermarsi mai" fatto in anteprima con alcuni ospiti di riguardo complice Roberto Sassudelli con l'insegnante di musica Cristiano Demattè e il musicista Walter Condini.

Avvoltoi
Parte una potente chitarra iniziale e arriva immediato il testo con frasi come "nel deserto della cultura la paura e di non sopravvivere" e ancora "spolpati per far brillare le ossa come monete d'oro": accenni che subito fanno pensare allo sfruttamento doppiogiochista del mondo dello spettacolo/discografico in cui volenti o nolenti i Bastard si sono trovati a dover convivere e sopravvivere dopo X Factor. «Nelle canzoni si sente il bel tappeto sonoro della chitarra di Michele» esordisce sul pezzo Roberto Sassudelli, al quale risponde Demattè che nota il tecnicismo dei cinque quarti inserito nel pezzo: «E' notevole il rimando al progressive per la poliritmia che creano».

Porte in faccia
Pezzo che sottolinea lo scatto d'orgoglio dei tre. "Notevoli le armonie e i lavori di basso" è il commento che suscita e Walter Condini sottolinea come sia felice l'incontro tra musica e testo e come quest'ultimo stia magnificamente nella musica.

Rumore nero
Già singolo e videoclip dei Bastard. Per Cristiano Demattè l'incipit rimanda subito ai Led Zeppelin. «Nel rock è già scritto tutto -dice - con l'occhio dell'insegnante - al giorno d'oggi è ovvio che ci si rifà a ciò che c'è già, il valore aggiunto è la capacità di avere uno stile proprio. Questo disco trovo che sia volutamente contaminato, ma da una conoscenza musicale molto dotta e intelligentemente solo ispirata».

Star bene in mezzo al male
Introdotta dalla registrazione all'incontrario di una intro di tastiera. Il pezzo è più pop ma ha in se un continuo contrappunto di ritmi.

La catarifrangenza
Momento solo strumentale che sottolinea la marcata soluzione di continuità che Demattè trova azzeccato per l'effetto di ascolto che ne consegue.

Sangue stasera
La tromba di Federico entusiasma all'ascolto. "Così immersa nell'acustico - è il commento - è una soluzione bellissima, un suono quasi rinascimentale». e poi conclude un assolo al piano sempre eseguito da Federico. «In live - confida Roberto Sassudelli - la tromba verrà sostituita dal synth per la difficoltà di fiato che comporta eseguire il suono pulito della tromba durante l'esecuzione alternata al cantato».

Ministri della parola
Pezzo giudicato dai musicisti difficile da eseguire ma proprio per questo d'impatto per i tecnicismi che contiene e l'energia che sprigiona. Per quel gioco di alternanza, "che rende il disco vivo e interessante, non come altri che dopo due canzoni hai già finito l'ascolto» si commenta.

Veleno
Una dolcissima canzone che dal vivo piace fa grande presa sul pubblico e all'ascolto nel testo esprime la maturità della penna Bastard sia nello stile che nei contenuti «Qui cambia l'ambiente sonoro -si esprime Demattè -e rende ogni canzone diversa dall'altra in un album dove davvero si può trovare tutto».

Tomorrow never knows
Omaggio ai Beatles, unica cover del disco. Roberto Sassudelli confida:
«Inizialmente non sarebbe dovuta stare nel disco che già era finito, ma quando Gianluca Vaccaro l'ascoltò la volle inserire ugualmente». Una cover fedele ma con varianti interessanti-dicono i musicisti - quei mezzi toni e poi il crescendo del finale sono notevoli.

Mai e poi mai.
Per questo brano è persino stato riesumato un vecchio leslie, amplificatore di papà Sassudelli con cui gioca la voce di Michele. «I passaggi di tempo - dice Condini - sono difficili ma hanno senso e danno un senso alla canzone stessa». E' l'analisi con lo sguardo di batterista.

Quello che fo
E' la la canzone sentimentale dell'album, tutta tirata con chitarra elettrica che poi lascia il posto al quartetto d'archi, strapazzato dalla band fino alle 2 di notte per trovare quei soni meno accademici e più Bastard in personalità, così come li volevano loro.

Lucidare i tagli
L'ascolto suscita il complimento dell'orecchio esperto: «Hanno usato tutti i colori della tavolozza, quando l'ascolti sei immerso nel liquido e il passaggio ai suoni elettrici è dirompente».
E ancora: «Gli accordi sono al limite dell'assonanza e l'attacco -per Condini - richiama la potenza del metal nel fraseggio a cui si accosta il basso di Jacopo che sostiene tutta l'impalcatura per poi tornare all'insieme che è la forza e la caratteristica loro per finire sui violini».

Un viaggio sonoro che sottolinea la notevole evoluzione che la band ha maturato rispetto ad "In stasi perpetua", che comunque era già un buon prodotto. «Eclettico con micro citazioni fatte proprie, sarà difficile migliorare ulteriormente» è il verdetto di Cristiano Demattè a cui si aggiunge Walter Condini «Con testi aperti mai scontati e al servizio della musica. Un lavoro quadrato. Promozione a pieni voti.













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