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Benetton, megastore a Palazzo Moncher

L'immobile dei Marangoni torna ad ospitare un negozio dopo essere stato sede di banche. Come cento anni fa


di Luca Marognoli


TRENTO. A Palazzo Moncher arriva Benetton. L'elegante immobile all'incrocio tra via Mantova e via Oriola, di proprietà di Silvano Marangoni e famiglia, ha trovato un “inquilino” di grande prestigio. Il colosso mondiale della moda, con radici trevigiane, aprirà i battenti ai primi di agosto (questo l'obiettivo) con i marchi Benetton donna uomo, 012 bambino e Sisley Young.

Sarà il negozio più grande del centro storico, con una superficie di ben 1.375 metri quadrati, distribuita su quattro piani per la vendita e due adibiti a magazzini e uffici. Una specie di piccola Rinascente in salsa trentina, gestita da una società trevigiana di proprietà della famiglia di Gian Paolo Vacca, titolare di numerosi altri punti vendita della stessa catena – oltre che a marchio Calzedonia – in tutta Italia. Marangoni l'ha incontrato a Londra: “E' accaduto frequentando gallerie d'arte e case d'asta. Lui è appassionato di arte antica, io contemporanea. Un personaggio affascinante, con il quale ho subito instaurato un rapporto amichevole”.

Passare dai quadri ai palazzi, quando ci si intende, è più facile di quanto possa sembrare. La proposta dell'edificio con affaccio sul salotto buono del Giro al Sass ha incontrato subito l'interesse di Vacca, che si è concretizzato in una locazione di 12 anni.

Un'operazione immobiliare nata sotto la stella dell'arte ma anche della storia e dell'architettura. Palazzo Moncher – spiega l'ingegner Danilo Balzan, cui è stato affidato il progetto di risanamento - “è stato ricostruito nel 1895 quando Guido Moncher, da Coredo, noto per essere l'inventore dell'elicoplano, diede al noto ingegner Emilio Paor l'incarico di eseguire una ristrutturazione del fabbricato con fogge neorinascimentali”. Moncher sapeva guardare con occhi lucidi all'orizzonte e in quel fabbricato, dal 1905 e per una ventina di anni almeno, ci mise il negozio “Al buon mercato”, uno dei primi empori di vendita italiani.

Oggi si ritorna alle origini, dopo quasi un secolo in cui Palazzo Moncher era divenuto sede di istituti di credito: se si osserva la facciata sul lato di via Oriola esiste ancora una targa che inizialmente recava le iniziali “G.M.”, Guido Moncher, in seguito tramutate in “B.C.”, Banca Commerciale. L'immobile passò infine al Gruppo Intesa Sanpaolo, che il 19 dicembre 2012 lo vendette alla Bima Immobiliare dei Marangoni.

Il nuovo megastore Benetton avrà un direttore fisso e quindici dipendenti, una boccata di ossigeno anche per l'occupazione. Ma se si chiede a Marangoni quale sarà la sua prossima mossa sullo scacchiere immobiliare cittadino fa una smorfia.

“Ci sarebbero ancora delle opportunità, e anche la volontà da parte mia, di intraprendere nuove iniziative e di dare lavoro alle ditte locali, come faccio sempre. Non so però se ne avrò ancora la forza. Mi amareggia e mi spaventa il dover avere a che fare con una burocrazia che oggi è divenuta spaventosa e che di anno in anno viene alimentata da un apparato pubblico ipertrofico”.

In un periodo di crisi del settore immobiliare (“da due generazioni io e la mia famiglia siamo in questo campo ma non ne abbiamo mai visto uno simile”) - conclude Marangoni – l'ente pubblico dovrebbe semplificare l'attività imprenditoriale e non imbrigliarla con altri lacci e lacciuoli. “E' vero anche però che, non essendoci leggi chiare, i funzionari si trovano in difficoltà e sono frenati dalla paura di incorrere in qualche irregolarità e sanzione”. Quei freni bisogna allentarli al più presto, se si vuole che l'economia riprenda il volo, come l'elicoplano di Moncher.













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