Al Mart tutta l’audacia e la bizzarria dal decadentismo

Inaugurata l’esposizione ideata da Lea Vergine che raccoglie dipinti, oggetti, grafica, libri e foto di un Novecento ancora sconosciuto


di Elisabetta Rizzioli


ROVERETO. Tratteggiare una mescolanza di personalità illustri e individui burloni è sufficiente a dare un’idea molto approssimativa di uno dei luoghi bizzarri di un Novecento ancora sconosciuto. Decenni impregnati del Nuovo e del Moderno: Parigi, Londra e l’Italia come crocevia privilegiato delle invenzioni di linguaggio in tutte le arti gli anni fra le due guerre vedono, forse per l’ultima volta, il verificarsi, in Occidente, di un fenomeno culturale e sociale quale l’incrociarsi di iniziative ad opera di poeti e pittori. Ma anche di “divini mondani”, di cosmopoliti eccentrici, di artisti mecenati dei loro stessi colleghi. Ricostruire tutto questo è il compito della mostra ideata da Lea Vergine al Mart di Rovereto: “Un altro tempo. Tra Decadentismo e Modern Style”, che rimarrà visitabile al pubblico e alla critica interessata per un lungo periodo: fino cioè al prossimo 13 gennaio.

Attraverso un centinaio di opere bizzarre e audaci, e un libro-catalogo, edito da Il Saggiatore che la correda, l’esposizione mette in luce uno dei più interessanti fenomeni artistici e culturali del Novecento. “Un altro tempo” annovera sculture, dipinti e disegni, ma anche oggetti d’uso, grafica editoriale, libri, fotografie e arredi; oggetti quasi del tutto sconosciuti fuori dall’Inghilterra, e soprattutto esposti ora per la prima volta. L’interesse di queste opere non sta solo nel loro valore artistico, quanto piuttosto nella loro capacità di evocare emozioni e sensazioni che sono appunto di “un altro tempo”: oggetti unici, spesso eccentrici rispetto ai canoni delle arti figurative. Vederli riuniti in un percorso espositivo offre al visitatore l’occasione per una rivelazione appassionante. “Una mostra non si fa solo per guardare e vedere ma anche per sapere”, scrive Lea Vergine; e l’ambizione di “Un altro tempo” è quella di portare a conoscenza un mondo mai prima considerato dalla storia dell’arte, oggi in parte scomparso, in cui le connessioni fra gli artisti sono spesso sorprendenti. I poeti Ezra Pound, Hilda Doolittle e T. S. Eliot, lo scultore Henri Gaudier-Brzeska, gli scrittori Edward M. Forster, Ford Madox Ford, James Joyce e David Herbert Lawrence per esempio, si legano - per amicizia e con i medesimi intenti - a gruppi che sperimentano arti visive e simili.

Si pensi a Gertrude Stein a Parigi, ai tre poeti Sitwell fra l’Inghilterra e la Toscana, ai futuristi inglesi “vorticisti” a Londra; nascono riviste come Blast (“un racket di giovani”); si realizza altresì il primo tentativo di proto-design, gli Omega Workshops, ad opera del critico d’arte Roger Fry e di due pittori, Vanessa Bell e Duncan Grant. Tutti, amici fra loro, erano, in primis, materia di scandalo e di acute insolenze e di erudite litigiosità. Fra questi, leaders carismatici e molti supporters, che insieme formano un coro singolare. Studiosi di rara cultura, signore costumate e non, giovanotti morbidi e protervi, artisti concimati dalla paranoia, eccentrici in abbondanza - neurolabili, creature vampirizzate, soggetti psichiatricamente interessanti, anime smedesimate e altre afflitteda ego ipertrofici -; solo un manipolo di intellettuali ha visto, conosciuto e comparato le loro opere; le cronache di quegli anni hanno invece riferito delle sregolatezze mondane e sentimentali dei protagonisti.

Vanessa Stephen - Bell dopo il matrimonio con lo storico dell’arte Clive - con l’amato Duncan Grant, bello e omosessuale, preso a sua volta d’amore per David Garnett (invaghito di John Maynard Keynes) fabbrica mobili e oggetti, decora tessuti e tavoli, ciotole e paraventi.

Ma nella casa del quartiere londinese detto Bloomsbury (nome che contrassegnerà il gruppo) scrivono, impaginano, editano, dipingono tutti gli altri parenti ed amici: dallo stesso marito Clive Bell all’economista J. M. Keynes, da Roger Fry (con cui Vanessa ha concluso un amore precedente), allo storico Lytton Strachey, a Virginia e suo marito Leonard Woolf; un magico gruppo operativo cui si uniscono partecipanti come D. H. Lawrence o Bertrand Russel e i loro annessi e connessi.

Quanto all’Omega Workshops, si tratta di Laboratori di arti applicate creati da Fry, ove i manufatti ivi realizzati rimangono anonimi. Del gruppo fa parte anche Percy Wyndham Lewis che redige il manifesto del “Vorticismo”, pubblicato nel primo numero della rivista Blast; Lewis è anche fondatore del “Rebel Art Centre”, altro atelier collettivo, sorto in contrapposizione all’Omega Workshops con l’intenzione di raccogliere il settore più intransigente dell’avanguardia inglese che considera “troppo educati” i rappresentanti del gruppo di Fry. Si aggiunge Osbert, romanziere e saggista, fratello di Sacheverell, poeta e scrittore, e di Edith, scrittrice e poetessa leggendaria - nota anche presso Igor Strawinskij per Façade, il “divertimento in parole e musica” ideato con la collaborazione del musicista William Walton.

Ritratta da Roger Fry, dai vorticisti, fotografata da Man Ray e da Beaton - che in quegli stessi anni fotografano anche Gertrude Stein e Alice B. Toklas - Edith si imbatte, proprio attraverso la scrittrice americana, nel pittore russo Pavel Tchelitchew, presenza fra le più importanti della sua vita, omosessuale di non rigorosa osservanza.

Dei vorticisti inglesi fanno parte Helen Saunders, Jessica Dismorr e anche Dorothy Shakespear che sposa Pound e progetta le copertine di molti suoi libri; Ezra Weston Pound, debutta attraverso un amore prestigioso con Hilda Doolittle, nota come H.D. anche per essere stata fra i primi pazienti e illustri amici di Sigmund Freud e averne poi scritto; quest’ultima, cofondatrice insieme a Pound del movimento detto Imagismo, mentre protegge Eliot e Joyce, lavorando alle traduzioni da Confucio, si fa ritrarre dal “vort-fotografo” Alvin Langdon Coburn, da Brancusi, da Gaudier-Brzeska.

Un altro tempo. Tra Decadentismo e Modern Style
Mart, Rovereto, 22 settembre 2012 -13 gennaio 2013
di Lea Vergine. Curatrice per il Mart: Margherita de Pilati Libro-catalogo edito da Il Saggiatore, Milano













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