emergenza freddo

Accoglienza dei migranti: è ancora caos

 Si cercano soluzioni tampone mentre altri disperati stanno sopravvivendo sotto i ponti della città capoluogo


ANDREA TOMASI


TRENTO. La premessa è che la soluzione perfetta non esiste. Il dato è che il “sistema accoglienza” in Trentino scricchiola e non da oggi. Il dettaglio è che, con il gelo di questi giorni, ci sono ancora persone che dormono all’aperto. L’elemento da evidenziare è il ping pong di responsabilità tra istituzioni pubbliche. E tutto questo succede nell’assoluta incertezza, perché il numero preciso di migranti rimasti al freddo non è noto.

Caos accoglienza

Gestione migranti nel caos, nonostante i tentativi pre-natalizi di dare delle risposte, di offrire delle soluzioni tampone. Punto di partenza di qualsiasi ragionamento sull’emergenza richiedenti asilo - che è “emergenza freddo” (dare un tetto, un luogo caldo e possibilmente del cibo a chi ne ha bisogno) - è il fatto che il flusso è continuo, inarrestabile: i disperati premono ai confini e sulla rotta balcanica ci sono decine di migliaia di persone, migranti in cerca di una vita migliore, disperati appunto. Chiedere alle autorità triestine per avere un’idea di cosa sta accadendo alla frontiera. La miseria bussa alle nostre porte e, per usare le parole di padre Alex Zanotelli - missionario di Livo che il 2 gennaio sarà a Rovereto per parlare di profughi - «i poveri trovano sempre il buco nella rete perché la disperazione ti porta a fare cose incredibile».

Sotto i ponti di Trento

Tuttora in città ci siano richiedenti asilo che sopravvivono notte e giorno alle temperature invernali. Tre si trovano per certo sotto il ponte vicino al quartiere delle Albere e al Muse. Altri 3 tra vicoli e anfratti. Poi ci sono alcuni senza fissa dimora tout court che rifiutano di entrare in strutture di accoglienza. Non è però il caso dei cinque pachistani (a cui si somma a un nepalese) che cercano un posto al caldo.

I numeri a fisarmonica

Difficile dare numeri precisi. Al Centro Astalli - che si occupa di una parte dell’accoglienza - si fa notare che è praticamente impossibile, perché ogni giorno ne possono arrivare: un andamento a fisarmonica, un flusso che sarà più forte con l’arrivo della bella stagione. E comunque i richiedenti asilo che hanno fatto domanda per un posto in qualche struttura sono circa 180. Questo non significa che ci siano 180 persone che dormono nelle piazze e sui marciapiedi della provincia. Stefano Canestrini, a capo di Astalli, spiega che i migranti in questione sono soprattutto pachistani che sul territorio hanno una rete di amicizie e contatti per cui, in un modo o nell’altro, riescono a trovare un tetto sotto cui dormire. In quali condizioni non è dato sapere.

Il Trentino piace a tutti

Il fatto è che ogni anno il Trentino, il suo capoluogo in particolare, viene raggiunto da centinaia di uomini (si tratta spesso di giovani o di giovanissimi) che si sommano ad altri “ultimi” che sono i “classici senza fissa dimora”. Che fra le mete più ambite ci sia Trento ce lo hanno confermato i pachistani che abbiamo incontrato nelle scorse settimane: «Non vogliamo andare nei campi di accoglienza che ci sono in Sardegna. Su internet abbiamo visto quali sono i posti migliori in Italia, quelli con i migliori servizi. E Trento è sempre in cima alle classifiche». Internet + disperazione = aumento dei migranti.

La Residenza Fersina

La competenza, per quanto riguarda i richiedenti asilo, è della Provincia autonoma che si deve coordinare con il Commissariato del Governo. Fino a quattro anni fa i posti a disposizione erano 1700. Attualmente, dopo l’ultimo ritocco, si è passati da 600 a 700 posti. Nella Residenza Fersina - gestita dalla cooperativa Kaleidoscopio - pochi giorni fa sono stati ricavati altri 60 letti. A questi, entro la fine di gennaio, se ne sommeranno una quarantina. Per fare questo si dovranno fare degli interventi di “edilizia leggera” nella struttura che una volta era una caserma militare (parliamo della Damiano Chiesa, che si trova in via al Desert). La Residenza Fersina - normativa sulla sicurezza alla mano - può arrivare ad accogliere 250 persone. Oggi gli ospiti sono 210.

Evitare le morti per gelo

La materia è delicatissima perché non sfugge a nessuno che a Bolzano ci è già “scappato il morto”: un ventenne egiziano che cercava di sopravvivere al gelo nella zona industriale è deceduto. In Trentino si vorrebbe evitare un dramma di questo tipo che peraltro, politicamente, causerebbe non pochi problemi con il prevedibile rimpallo di responsabilità. È vero che, ad oggi, le persone che stanno all'addiaccio formalmente sono “solo” sei, ma la cifra è fuori controllo e comunque in una realtà come quella locale - dove non mancano i soldi pubblici e gli spazi per dare un minimo di sollievo - si potrebbe facilmente arrivare a quota zero.

Cosa si sta facendo

Il Comune di Trento non ha competenza diretta. Nei giorni scorsi, anche grazie quanto denunciato su questo giornale, ha ricavato 24 posti letto in un'ala inutilizzata della scuola elementare Bellesini nel quartiere di Cristo Re. Interpellata sulla questione migranti, l’assessora comunale alle politiche sociali Chiara Maule, dice che si sta facendo il possibile: «Per quanto riguarda il numero di persone che attualmente si trovano ancora al freddo, per avere i dati precisi io ho scritto al Commissariato del Governo una settimana fa».

Intervento in strada

La domanda è: e a chi resta fuori, al freddo, chi ci pensa? L’unità di Strada è di competenza comunale. La gara per la gestione del servizio di assistenza emergenziale (identificare le persone in stato di bisogno e trovare soluzioni) ha durata biennale. Per il 2023-2024 il servizio è stato assegnato alla Cooperativa Arianna, guidata da Maurizio Camin. Fino al 31 dicembre di quest’anno il compito resta in capo alla Fondazione Comunità Solidale. «Mi verrebbe da dire - racconta il responsabile Fabio Chiari, che come Caritas ha il quadro completo della povertà , fatta anche di nuovi disperati, spesso italiani - che in qualche modo si dovrebbe trovare spazio per le poche persone che ancora si trovano al freddo», Un ragionamento simile a quello fatto dal Commissario del Governo Gianfranco Bernabei che invita i richiedenti asilo a rivolgersi a Comune o Provincia: «Un posto in un modo o nell’altro si può trovare. Premesso che in questa situazione non c’è un punto di arrivo perché continuano ad arrivare. Alcuni sono stati trasferiti in Sardegna e alcuni si sono resi irreperibili».

 













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