A 12 anni rapina il compagno col coltello
Assurdo episodio ieri mattina all’entrata di una scuola media della città. Il «bottino» era un pacchetto di biscotti
ROVERETO. Se i protagonisti avessero cinque o sei anni in più, si parlerebbe di rapina a mano armata e di un arresto.
E’ successo ieri mattina in una scuola media della città, all’ingresso dei ragazzi. Un alunno di seconda media (12 anni) ha avvicinato un compagno di prima. E mostrandogli un coltello (un multiuso tipo coltellino svizzero, ma pur sempre un coltello) gli ha sibilato con la faccia dura, «dammi la merenda». Il malcapitato non ci ha pensato su un secondo: dallo zaino ha preso il pacchetto di biscotti Ringo e l’ha consegnato al «rapinatore». Che se ne è entrato sereno nell’edificio.
Per fortuna però il derubato non ha tenuto l’accaduto per sé: ne ha parlato col primo insegnante incontrato entrando nell’istituto. E lo stesso insegnante si è mosso immediatamente: ha raggiunto in classe il «bullo» (lo definiscono così i ragazzi dell’intera scuola, che proprio per questo suo ruolo ne imparano nome cognome e indirizzo già al primo giorno dell’anno scolastico) ed ha raccolto le prove dell’accaduto: aveva con sè sia il coltello che la merendina rapinata.
A quel punto è scattato tutto il meccanismo «di protezione» che la scuola è in grado di mettere in atto. Dell’episodio hanno parlato nella classe del ragazzo minacciato sia l’insegnante cui si era rivolto, sia il dirigente. Il «bullo» sarà probabilmente punito con tre giorni di sospensione, o almeno questo è quanto hanno capito i ragazzi. Nessuno ha fatto parola di conseguenze più gravi (segnalazione al tribunale dei minorenni, attivazione dei servizi sociali) che pure in un caso del genere sarebbero possibili. Cercando di ricondurre il gesto ad una ragazzata, e magari dal punto di vista educativo è anche il modo migliore di trattare la cosa. Resta il fatto che il ragazzo malgrado la giovanissima età si sarebbe già fatto notare anche dalla scuola per altri due episodi «violenti» seguiti da altrettante sospensioni. In un caso arrivando, a 11 anni, a dare un ceffone ad un insegnante. E che soprattutto pare avere un comportamento vessatorio e provocatorio costante nei confronti di tutti gli altri. Alla fine, la differenza tra uno scherzo e una minaccia la fa molto spesso l’autore. Nel caso specifico, chi si è visto sventolare un coltello sotto il naso non ha avuto nemmeno per un momento il sospetto che il compagno stesse scherzando. Ha avuto paura e si è comportato di conseguenza. Consegnando la merenda senza nemmeno fiatare. «Con quello non si ragiona», avrebbe spiegato ai suoi compagni la resa. Così come il «rapinatore» non ha avuto la minima titubanza nell’intascare i biscotti: se a quel punto se ne fosse uscito con una risata ed una frase tipo «Sei proprio tonto, stavo scherzando!» la cosa avrebbe ovviamente assunto tutt’altri connotati.
Resta, unica consolazione, la reazione «sana» che ha avuto il ragazzino derubato. Che ha raccontato immediatamente quanto successo alle sue «autorità»: l’insegnante. Segno se non altro che la scuola, intesa sia come struttura che come corpo docente, è vista ancora con la giusta fiducia da parte dei suoi alunni. Sembra scontato, ma se si pensa a quanti furti, minacce, ingiurie e percosse tra adulti non vengono denunciati, si capisce subito che scontato non è. Ci saranno anche i «bulli» ma in un contesto che i ragazzi sentono ancora in grado di proteggerli da loro nel modo giusto. Forse il problema più grosso per gli educatori, sarà proteggere proprio i bulli da sè stessi. (l.m.)
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