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Tanta neve, i ghiacciai “respirano”: sull'Adamello accumuli fino ai 6 metri

Conclusi i rilievi glaciologici di Protezione civile, Sat e Muse. Il presidente Sat Ferrari: «Ma la situazione resta critica». Rilevati depositi di polvere rossa di origine desertica: renderà più veloce la fusione della neve



TRENTO. Le eccezionali precipitazioni di quest’anno fanno “respirare” i ghiacciai ma la situazione resta critica per il riscaldamento climatico.

Si sono conclusi nei giorni scorsi i rilievi glaciologici che vengono eseguiti annualmente per determinare il bilancio di massa dei principali ghiacciai del Trentino. I lavori sono stati coordinati dalla Protezione civile del Trentino in collaborazione con la Sat attraverso la sua Commissione glaciologica, il Muse, l'Università di Padova per i ghiacciai del Parco dello Stelvio, Careser e La Mare e il Servizio glaciologico lombardo per il ghiacciaio Adamello Mandrone.

I rilievi sul ghiacciaio dell'Adamello-Mandrone hanno mostrato accumuli fino ai 6 metri di neve invernale sotto la cima Adamello e poco meno di 4 verso la fronte. Per i ghiacciai nel Parco dello Stelvio si sono misurati invece per il ghiacciaio del Careser accumuli medi dai 4-5 metri ai 2.80 nella parte più bassa, mentre per il ghiacciaio de la Mare accumuli medi tra i 4 ed i 3.5 metri. Le densità rilevate - si legge in una nota - sono variabili dai 400 ai 600 Kg/metro cubo e mostrano una neve che nonostante le recenti nevicate primaverili si è già parzialmente trasformata.

Su tutti e tre i ghiacciai si sono rilevati inoltre negli strati più superficiali a circa 1-1.5 metri dalla superficie anche due evidenti depositi di polvere rossastra di origine desertica precipitati in concomitanza agli eventi verificati chiaramente anche in fondovalle. Questi strati rossastri contribuiranno alla maggior velocità di fusione della neve del momento in cui verranno esposti all'azione dell'irraggiamento solare come sta già succedendo a quote più basse. Nonostante gli accumuli siano formati da neve precipitata soprattutto nel periodo tardo-primaverile, gli accumuli rilevati sono paragonabili a quelli di buone annate, come quelli rilevati dopo l'inverno 2001.

"Quello che emerge è che salvo un'evoluzione calda dell'estate, ci sono buoni presupposti perché l'abbondante copertura nevosa rilevata permanga sui ghiacciai almeno alle quote più alte contribuendo alla formazione di nuovo ghiaccio. Le condizioni di nevicate eccezionali nell'inverno appena trascorso non ci mettono comunque al riparo dall'attenzione che dobbiamo avere per una situazione glaciologica che rimane critica nel suo complesso", ha commentato il presidente della Sat Cristian Ferrari. 













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