Sette anni fa l’attentato a un mezzo dell’esercito
ROVERETO. C’è un precedente inquietante, che risale alla fine di febbraio del 2011, quando un camion da cava del genio militare di Trento, lasciato per manutenzione nel parcheggio esterno delle...
ROVERETO. C’è un precedente inquietante, che risale alla fine di febbraio del 2011, quando un camion da cava del genio militare di Trento, lasciato per manutenzione nel parcheggio esterno delle Officine Maranelli, venne dato alle fiamme in maniera volontaria: un innesco con la Diavolina e qualche latta di benzina bastarono per distruggere non solo il camion dell’esercito, ma anche due mezzi che si trovavano a fianco. Quel gesto - si sospettò si trattasse un’azione degli anarchici, ma non si giunse ad alcuna certezza in merito - costò molto al titolare Sergio Maranelli: l’incendio venne qualificato come “atto terroristico” e quella fattispecie non era prevista dalla polizza assicurativa. Pertanto toccò al titolare sobbarcarsi la liquidazione del danno. Somme elevate, tra l’altro, perché i mezzi danneggiati erano costosi. Da quel giorno però Sergio Maranelli smise di occuparsi della manutenzione dei mezzi dell’esercito, con tutta probabilità per non incorrere in rappresaglie facendo da inconsapevole bersaglio a chi ha per obiettivo la contestazione radicale di ogni forma di militarismo. Se era infatti fuori di dubbio la matrice “politica” dell’incendio, non era stato possibile dare nomi e cognomi agli attentatori. Da qui il timore di incorrere in altri episodi di contestazione, in cui tra l’altro l’officina è parte lesa senza aver altra responsabilità che aver fatto il proprio lavoro di manutenzione.