Lupi, Dallapiccola: «Elimineremo soltanto i più pericolosi»
L’assessore provinciale è intervenuto a Pergine per incontrare allevatori, cacciatori e amministratori, ma anche ambientalisti e animalisti. Leggi anche: Procedura d'urgenza per il ddl sulla gestione - Il Wwf: il governo impugni le misure trentine - La svolta della Provincia: il governatore potrà decidere su cattura e abbattimento
PERGINE. All’indomani del provvedimento adottato in materia di lupi, l’assessore Michele Dallapiccola si è trovato la sala dell’auditorium praticamente piena. Molti valligiani, cacciatori, amministratori comunali e Asuc, escursionisti e allevatori, insieme ad animalisti e ambientalisti, tutte persone che in qualche modo frequentano la montagna o si occupano di montagna. Ha espresso l’azione politica condotta dalla Provincia insieme agli studi compiuti in proposito e quindi i dati statistici, i contatti con altre realtà, con lo studioso ed esperto Claudio Groff. E non è mancato il dibattito e anche qualche critica all’operato della Provincia.
La soluzione al problema non c’è stata (e non ci sarà) a quanto si è capito dalle parole di Dallapiccola. In pratica tutto non sarà più come prima e occorre dimenticare di lasciare liberi gli animali al pascolo sui monti della valle dei Mocheni almeno (finora) sul versante sinistra con la Panarotta, il Fravort, il Gronlait, la Valcava e dentro in direzione di Palù. Il lupo è stato notato al Compet, nei dintorni di Roveda, sopra Fierozzo. Dallapiccola ha elencato tutte le azioni intraprese a Roma (con le altre Regioni), a Bruxelles e appunto a Trento, fino al recente provvedimento.
Ha anche parlato delle differenti posizioni delle Regioni, del lavoro svolto con il ministro Galletti e finite in nulla e la decisione di riprendere il discorso con l’attuale governo. Le prime richieste al ministro risalgono a tre/quattro anni fa con una prima proposta, poi un a seconda e infine quella appunto decisa l’alto giorno e cioè una norma di attuazione per la gestione in autonomia della vicenda “lupo” in attesa del piano nazionale. E poi ancora tutti gli aiuti possibili: recinti massicci e leggeri, elettrificazioni, pastori e cani da guardia, indennizzi. La situazione a livello nazionale, le gestioni più o meno controllate negli altri Paesi d’Europa, la vita quotidiana del lupo, le sue caratteristiche e abitudini, ma anche l’habitat e l’alimentazione sono stati aspetti illustrati da Claudio Groff, con analisi e dati statistici.
Nel corso del dibattito, molte le preoccupazioni e i suggerimenti drastici, ma anche le considerazioni: tradizioni che scompaiono, libertà limitate e tramontate, valli recintate e non più popolate di animali, conseguenze per l’economia dei singoli allevatori, ma anche della selvaggina (specie degli ungulati), condizionamenti, e appunto tanti timori nonostante le assicurazioni (non certo totali, perché il rischio zero non esiste è stato detto se non a zero lupi).
Presente anche il consigliere Walter Kaswalder che non ha risparmiato critiche alla giunta provinciale, critiche per aver ignorato le mozioni e i documenti di qualche anno fa, bocciati dalla stessa maggioranza, e quindi sottovalutati. «Ma erano solo 15 i lupi», ha detto Dallapiccola parlando poi di facile strumentalizzazione del problema, di campagna elettorale, di «controllo ragionato individuando i predatori più pericolosi».
Ora, sembrano esserci cinque branchi e qualche “lupo solitario”. In sostanza Dallapiccola ha sottolineato che la Provincia non è né contro (tanto da sterminali) o a favore dei lupi. Solo che lo Stato ha scelto la protezione totale dei lupi e qualche area si salva solo per l’alto tasso di bracconaggio, come avviene in Paesi vicini.