La “mission impossible” della cattura delle anatre 

L’opinione degli animalisti. Lipu, Eppaa, Legambiente e Wwf non hanno dubbi in merito  al provvedimento del Comune: «Sono uccelli, volano e anche portandoli via poi ritornano al lago»


ROBERTO GEROLA


Pergine. Sembra rivelarsi una sorta di nuovo episodio di “mission impossible” la concretizzazione dell’ordinanza che il Comune ha emesso a proposito della “cattura degli anatiti domestici sulle spiagge del lago di Caldonazzo”, sponda perginese naturalmente. Lo sostengono (e lo motivano) con una serie di argomentazioni le associazioni che hanno sollevato la questione. E quindi si parla di Lipu, Eppaa, Legambiente e Wwf.

Operazione complicata

In particolare, si sostiene che «catturare, senza fare danni, un branco di oltre venti esemplari di uccelli non è affatto un'impresa semplice. Alle nostre anatre interessa poco l'essere selvatiche o meno: loro sanno volare e molto bene anche. Sicuramente quindi qualche esemplare potrà cadere in trappola, ma proseguire nell'opera diventerà complicatissimo, a meno che il Comune non metta in piedi un progetto grandioso e di lunga durata. Immaginiamo che le conseguenti ingentissime risorse economiche richieste che forse potrebbero essere meglio utilizzate su altri fronti. Va da sé che se anche un bambino capisce che se invece ci si limitasse alla cattura parziale, il problema si ripresenterebbe tale quale nel giro di pochissimo tempo».

Anatre non galline

Si passa poi alla richiesta di spiegare come gli incaricati (custodi forestali dipendenti del Comune di Pergine, con l’eventuale collaborazione del Corpo forestale provinciale e del personale operaio del Cantiere comunale, nonché con l’eventuale assistenza del Corpo intercomunale di Polizia locale, come recita l’ordinanza) procederanno alla cattura delle “anatre”. «Non stiamo parlando di galline, si afferma, da prendere e portare da qualche altra parte. Come già evidenziato le nostre anatre volano. Se non verranno confinate torneranno presto nei luoghi da cui sono state prelevate. Vogliamo forse costruire una mega voliera in cui metterle? L'unica alternativa è privarle della capacità di volare tagliando loro le penne delle ali. Anche a non voler considerare il rischio (ma forse bisognerebbe dire la quasi certezza) di denuncia per maltrattamento, bisognerà chiedersi se gli stessi cittadini che si sono lamentati per la presenza di questi animali resteranno indifferenti conoscendo le conseguenze a cui le oche andranno in corso».

Più prati che spiagge

Poi, la situazione “fisica” delle spiagge che risultano lordate dalle cacche delle anatre. «Di fatto non si tratta di spiagge nel senso classico del termine - si dice ancora - ma di prati che arrivano fino sul bordo dell'acqua ed è proprio per questo che le oche le frequentano e le trovano altrettanto gradevoli di noi umani. Loro lì mangiano e riposano durante il giorno. Se la fascia costiera fosse sabbiosa e il verde fosse alle spalle il problema sarebbe probabilmente risolto. Diciamo "probabilmente" perché chiunque frequenti quel lago sa che, nonostante i cartelli di divieto, gli uccelli acquatici presenti vengono costantemente alimentati in vario modo da genitori e bambini. Difficile pretendere che gli animali si presentino a mangiare quello che gli offriamo e poi se ne vadano per non disturbarci».

Infine, sull’aspetto “selvatico” o meno delle “anatre”. «Polarizzare l'attenzione su questo aspetto è forse importante da un punto di vista formale (per decidere cosa è permesso fare e chi autorizza), ma non risolve i problemi legati alla loro presenza».













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